Brasile, al di là del bene e del male

All’assessore di papa Francesco per le Questioni di Giustizia e Pace, Juan Grabois, è stato impedito (l’11 giugno) dalla Soprintendenza della polizia federale di portare un messaggio del pontefice all’ex presidente Lula, incarcerato (senza prove) da 67 giorni, con l’argomento che egli non è un leader religioso. Ero venuto con molta speranza a portare un messaggio all’ex presidente Lula e, sfortunatamente, in un modo per me piuttosto inspiegabile, i funzionari della Soprintendenza, apparentemente per ordine superiore, hanno deciso di sospendere i diritti di Lula e i miei di avere un incontro, perché non si poteva caratterizzarlo come un incontro religioso. Grabois ha informato di essere venuto a portare un rosario di papa Francesco, le conclusioni degli incontri del papa con i movimenti sociali, oltre a discutere di questioni spirituali con l’ex presidente.

Grabois ha consegnato il rosario alla polizia federale e ha lasciato un messaggio scritto. Aspetta una risposta di Lula entro il 12 giugno. "Sono molto preoccupato per la situazione, in quanto siamo in presenza di un chiaro caso di persecuzione politica, in un contesto di deterioramento della democrazia in Brasile. E' inspiegabile la negazione di permesso di una visita che era programmata con anticipo ed è anche parte di un processo di degrado non solo in Brasile, ma nei paesi dell’America Latina. Mi sorprende che l’argomento delle autorità abbia finalità teologica. Per la dottrina cattolica tutti noi, battezzati, siamo discepoli e missionari e abbiamo una missione da compiere".

L’assessore del papa ha aggiunto di avere visitato detenuti in situazioni simili in diversi luoghi e di non essersi mai imbattuto in un divieto di questo tipo. E ha concluso che se ne va triste, ma con la certezza che "la giustizia verrà". Inutile aggiungere che i mezzi di comunicazione di massa monopolistici brasiliani hanno omesso questa notizia… (12/6/2018)