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Argentina, una nuova condanna per Milagro Sala

Dopo la sentenza contro Cristina Fernández, il lawfare torna a colpire per l'ennesima volta la leader dell'organizzazione sociale Túpac Amaru, Milagro Sala. La Corte Suprema ha avallato una condanna a tredici anni di prigione per associazione illecita e truffa ai danni dello Stato. Il caso era stato trattato dal procuratore ad interim Eduardo Casal, chiamato da Mauricio Macri a sostituire Alejandra Gils Carbó. Quest'ultima era stata forzata a rinunciare per una serie di accuse costruite contro di lei, nonostante più di ottanta magistrati le avessero espresso il loro sostegno.

La decisione della Corte Suprema non fa altro che ribadire la persecuzione giudiziaria contro Milagro. "Non mi perdonano il fatto che abbiamo fatto fronte a quelli che ci hanno sempre messo i piedi in testa": con queste parole Milagro Sala si riferisce soprattutto al governatore della provincia di Jujuy, Gerardo Morales, e ai suoi accoliti. Grazie a una giustizia ai suoi ordini Morales è riuscito a mantenere dietro le sbarre o agli arresti domiciliari fin dal 2016 la dirigente di Túpac Amaru, colpevole di aver realizzato importanti opere comunitarie a favore di tante famiglie che vivevano nell'indigenza.

Anche l'ultimo processo è stato contrassegnato da innumerevoli irregolarità. Il segretario dei Diritti Umani, Horacio Pietragalla Corti, ha criticato con forza la ratifica della sentenza, che conferma "una condanna illegittima" e convalida "le violazioni delle garanzie" dell'imputata da parte delle autorità giudiziarie di Jujuy. (16/12/2022)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato