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La scomparsa di Osvaldo Chato Peredo

Si è spento il 12 gennaio, a Santa Cruz, Osvaldo Chato Peredo Leigue, uno degli ultimi protagonisti della guerriglia guevarista in Bolivia. Era nato nel 1941 a Trinidad, nel dipartimento del Beni, ed era fratello di Coco e Inti, compagni di lotta di Guevara a Ñancahuazú (il primo morì in combattimento nel settembre del 1967; il secondo - sfuggito alla cattura dopo la sconfitta del gruppo guerrigliero - venne assassinato due anni dopo dalle forze repressive a La Paz). Dopo l'uccisione di Inti, Chato Peredo si assunse il compito di proseguire la battaglia dell'Ejército de Liberación Nacional, come raccontò lui stesso nel libro Volvimos a la montañas. Nel 2017 a Milano, in un'intervista presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, spiegava: "Nel 1970 raggiungemmo la selva con una colonna guerrigliera di 67 giovani sotto il mio comando: fu la cosiddetta Guerriglia di Teoponte, che nelle nostre intenzioni era la continuazione di quella del Che. Ci sconfissero militarmente, però già allora questa guerriglia aveva una caratteristica molto importante: la struttura di comando era fondamentalmente indigena e contadina. L’unico bianco ero io. Gli altri, Vilca, il comandante in seconda, Mamani, eccetera, tutti erano dirigenti indigeni e in gran parte campesinos. Furono gli antesignani del processo che stiamo vivendo oggi: un governo indigeno".

L'esperienza terminò quando il Chato cadde prigioniero. Per sua fortuna aveva assunto il potere il generale Juan José Torres, nazionalista di sinistra, che ordinò la cessazione delle condanne a morte. Costretto all'esilio, Peredo si recò nel Cile di Allende e visse in seguito in clandestinità gli anni delle dittature, entrando e uscendo segretamente da Cile, Bolivia e Argentina. Con il ripristino della democrazia nella regione poté tornare in patria, dove esercitò la sua professione di medico. In questo ambito approfondì i processi di regressione, sviluppando una tecnica per recuperare dal subcosciente le cause all'origine della malattia e divulgando tali studi nei libri El camino a casa e Deshipnosis.

Non abbandonò però la politica: entrato nel Movimiento al Socialismo, nel 2006 fu eletto regidor del municipio di Santa Cruz, città roccaforte dell'estrema destra. Per questo suo impegno soffrì diversi attentati: tentativi di linciaggio e di sequestro, lanci di molotov e di granate contro la sua casa. Per volontà della famiglia le sue ceneri saranno in parte portate a Cuba, in parte versate nel fiume Mamoré, nell'Amazzonia boliviana. (13/1/2021)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato