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M. Consolo: America Latina, un cammino “progressista” in salita    A. Vigilante: Il difficile percorso del governo Lula

Ecuador, Lasso sfugge alle accuse sciogliendo il Parlamento

(24/5/2023) Si terranno il 20 agosto le elezioni anticipate in Ecuador, dopo la decisione del presidente Guillermo Lasso di sciogliere l'Asamblea Nacional per sfuggire a un processo politico per peculato dal quale sarebbe uscito quasi sicuramente perdente. Il 17 maggio, facendo uso della sua facoltà costituzionale, il capo dello Stato ha optato dunque per la muerte cruzada, la convocazione a nuove consultazioni sia per i parlamentari che per presidente e vicepresidente. Lo ha fatto adducendo "grave crisi politica e agitazione interna", una motivazione che l'opposizione ha subito contestato visto che il paese era assolutamente tranquillo e l'unica crisi esistente riguardava il rischio concreto di Lasso di essere destituito. segue


Brasile fra sole e tempeste

(22/5/2023) Provo a tracciare qualche riflessione sulla situazione politica del Brasile quasi al termine di cinque mesi di governo Lula. 1) Il governo, che ha una composizione ampia e con diversi ministri di centro vicini alla destra, si deve confrontare con un Parlamento molto spostato a destra e dove hanno trovato rifugio non pochi esponenti di spicco dell’eversione degli esecutivi Temer e Bolsonaro. I provvedimenti governativi incontrano quindi ostacoli continui ad avanzare nell’iter legislativo. Questo vale per lo schema fiscale che deve sostituire il famigerato tetto di spesa del 2016 o la normativa per arginare l’uso scatenato a fini destabilizzanti di disinformazione o fake news da parte di reti sociali. Al riguardo la pressione dei proprietari delle piattaforme su deputati e senatori è al massimo. (Teresa Isenburg) segue

Tutti gli approfondimenti sul Brasile a questo link


Cile, la nuova Costituzione sarà scritta dall'estrema destra

(9/5/2023) Il Partido Republicano, la formazione di estrema destra che si opponeva al cambiamento della Costituzione ereditata da Pinochet, dovrà ora guidare l'assemblea incaricata di elaborare la nuova legge fondamentale del Cile. È questo il sorprendente risultato scaturito dalle urne il 7 maggio: il Pr ha conquistato 23 (su 51) seggi del Consejo Constitucional e con gli undici della destra tradizionale (l'alleanza Chile Seguro, formata da Renovación Nacional, Udi ed Evópoli) si aggiudica una comoda maggioranza. La coalizione Unidad para Chile (Frente Amplio, Partido Comunista e Partido Socialista) ottiene solo 16 seggi. Nel Consejo siederà anche un rappresentante dei popoli originari. segue


Paraguay, i colorados ancora al potere

(7/5/2023) Il Partido Colorado, la formazione conservatrice che dai tempi di Stroessner governa quasi senza interruzione il paese (unica eccezione la presidenza di Fernando Lugo), ha confermato il 30 aprile la sua egemonia politica. Le presidenziali sono state vinte, con il 42,74% dei voti, dall'economista Santiago Peña. Un risultato peraltro prevedibile vista la frammentazione dell'opposizione, divisa tra il candidato della Concertación Nacional Efraín Alegre (27,49%) e quello di Cruzada Nacional Paraguayo Payo Cubas (22,92%). Quest'ultimo, che è già stato definito il Bolsonaro del Paraguay, si è piazzato a sorpresa al terzo posto con un violento discorso antisistema e slogan a favore della pena di morte. I colorados si sono assicurati inoltre la maggioranza dei seggi in entrambi i rami del Congresso, oltre a 15 governatori su 17 in gioco. Abbastanza alta l'affluenza al voto, che ha superato il 63%. segue


Cuba, Díaz-Canel rieletto presidente

(20/4/2023) Il presidente Miguel Díaz-Canel è stato rieletto il 19 aprile, per un secondo (e ultimo) mandato di cinque anni, dai deputati dell'Asamblea Nacional del Poder Popular. Hanno votato a suo favore 459 dei 462 parlamentari presenti. Confermato anche il vicepresidente Salvador Valdés Mesa. Su proposta dello stesso Díaz-Canel, Manuel Marrero Cruz è stato riconfermato primo ministro. Ai vertici dell'Asamblea rimangono Esteban Lazo come presidente e Ana María Mari Machado come vice. segue


Nasce in Messico l'Internazionale Femminista

(3/4/2023) Come era stato annunciato l'8 marzo, si è tenuto il primo aprile nella capitale messicana l'Encuentro Fundacional de la Internacional Feminista con la partecipazione di delegate provenienti da 25 paesi. Tra le 58 firmatarie dell'iniziativa la presidente dell'Honduras Xiomara Castro, la jefa de gobierno di Città del Messico Claudia Sheinbaum, la segretaria generale di Morena (il partito di López Obrador) Citlalli Hernández, la sindaca di Santiago del Chile Irací Hassler, la ministra spagnola per l'Uguaglianza Irene Montero, l'ex parlamentare peruviana Verónika Mendoza, la titolare del Centro Nacional de Educación Sexual di Cuba Mariela Castro, l'ecuadoriana Paola Pabón prefecta di Pichincha, la ministra dell'Uguaglianza Razziale del Brasile Anielle Franco, la deputata del Guatemala Sonia Gutiérrez Raguay, la parlamentare del Costa Rica Priscilla Vindas, l'indiana Varsha Grandikota-Nellutla (coordinatrice delle politiche dell'Internazionale Progressista), la deputata Elisabetta Piccolotti di Sinistra Italiana e Margherita Cantelli del Coordinamento Nazionale di Potere al Popolo. segue


Il rilancio dell'integrazione latinoamericana

(8/4/2023) Il governo di Buenos Aires in marzo e quello di Brasilia in aprile hanno annunciato il loro rientro nell'Unión de Naciones Suramericanas (Unasur), cancellando la rottura decisa nel 2019 dai presidenti Mauricio Macri e Jair Bolsonaro. L'Unasur, costituita nel maggio 2008 con l'obiettivo di rafforzare l'integrazione regionale e di "costruire un'identità e una cittadinanza sudamericane", ebbe un ruolo importante sotto la guida di Néstor Kirchner, il suo primo segretario generale: frenò i tentativi secessonisti in Bolivia (2008), condannò il golpe in Honduras (2009), mediò nel conflitto tra la Colombia di Uribe e il Venezuela Bolivariano, accusato di ospitare sul suo territorio la guerriglia delle Farc, e appoggiò il presidente ecuadoriano Correa contro un tentativo di colpo di Stato (2010). segue


Dilma Rousseff presidente della Banca dei Brics

(25/3/2023) L'ex presidente brasiliana Dilma Rousseff, deposta nel 2016 da un golpe parlamentare, è stata eletta a capo della New Development Bank (Ndb), l'istituzione finanziaria dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa). La candidatura di Rousseff, economista e specialista in temi energetici, era stata proposta da Lula. La sua nomina è stata approvata all'unanimità il 24 marzo nel corso dell'Assemblea dei Gobernatori della banca e il mandato durerà fino al luglio 2025. La nuova titolare prende il posto del bolsonarista Marcos Prado Troyjo, spinto alle dimissioni dopo il cambio di governo a Brasilia. La Banca dei Brics, creata nel 2014 e che ha sede a Shanghai, ha lo scopo di finanziare progetti di infrastrutture nei paesi membri e in altre nazioni emergenti come il Bangladesh, l'Egitto e l'Uruguay, ammessi come soci nel 2021. segue


L'Honduras allaccia relazioni diplomatiche con la Cina

(15/3/2023) "Ho dato istruzioni al ministro degli Esteri Eduardo Reina perché gestisca l'apertura di relazioni ufficiali con la Repubblica Popolare Cinese, come dimostrazione della mia determinazione di attuare il Piano di Governo e di ampliare liberamente le frontiere nel concerto delle nazioni del mondo". Così la presidente Xiomara Castro, nonostante le forti pressioni statunitensi, ha annunciato su Twitter l'intenzione di seguire le orme degli altri paesi centroamericani, dal Salvador a Panama al Nicaragua, che hanno rotto con Taiwan allacciando rapporti diplomatici con Pechino. segue


Messico, litio e Cuba i "crimini" di Amlo

(2/3/2023) Fin dai primi mesi del suo mandato il presidente López Obrador è stato oggetto di attacchi da parte di esponenti della destra sia interna che internazionale, che hanno tentato in tutti i modi di squalificarne l'operato. Tra i primi si era distinto Mario Vargas Llosa, che lo aveva dipinto come un caudillo convinto di essere "al disopra delle leggi e delle regole democratiche". Il motivo? La decisione di Amlo di differenziarsi dal Grupo de Lima, rifiutandosi di riconoscere l'autoproclamato Guaidó come capo dello Stato venezuelano. segue


Colombia, riprendono i negoziati con l'Eln

(22/2/2023) Il governo di Bogotá e la guerriglia dell'Ejército de Liberación Nacional, hanno ripreso il 13 febbraio a Città del Messico le trattative per gettare le basi di un'eventuale tregua. "Siamo qui con l'impulso dato dal presidente colombiano Gustavo Petro alla pace come politica di Stato", ha dichiarato Otty Patiño, capo della delegazione governativa. E Pablo Beltrán, rappresentante dell'Eln, ha affermato che in questo secondo round di negoziati si cercherà di concordare le condizioni per un "cessate il fuoco bilaterale, temporaneo e nazionale". L'obiettivo è quello di "una pace integrale e duratura". segue


America Latina territorio di pace

(11/2/2023) Nell'incontro tenuto il 10 febbraio a Washington con il suo omologo statunitense Joe Biden, il presidente brasiliano Lula ha proposto la creazione di un Gruppo di Pace in grado di mediare nel conflitto in corso in Ucraina. "Ho parlato a Biden della necessità di creare un gruppo di paesi che non siano coinvolti direttamente o indirettamente nella guerra della Russia contro l'Ucraina" per arrivare alla fine delle ostilità, ha spiegato lo stesso Lula ai giornalisti dopo la riunione. Del resto aveva in precedenza respinto la richiesta tedesca di fornire munizioni per i carri armati che Berlino intendeva inviare a Kiev, ritenendo che non valesse la pena di "provocare i russi". segue


 

Perù, due mesi di proteste e di repressione

(8/2/2023) Continuano le proteste in Perù e continua la sanguinosa repressione del governo di Dina Boluarte. Secondo cifre ufficiali sono già 48 i morti (ma potrebbero essere molti di più) e oltre 1.200 i feriti tra i manifestanti, da due mesi in lotta contro quello che a tutti gli effetti è stato un colpo di Stato. Dal 7 dicembre il paese è retto da un esecutivo sostenuto dalla destra e dall'estrema destra, che non sembra voler cedere minimamente alle richieste dei dimostranti: chiusura del Congresso, elezioni entro quest'anno, rinuncia di Boluarte, Assemblea Costituente e liberazione di Pedro Castillo. Quest'ultimo punto è sentito soprattutto dalle popolazioni andine, non tanto per gli scarsi risultati politici della presidenza del maestro rurale, quanto per l'identificazione che il Perù indigeno prova nei confronti di un politico non appartenente all'élite tradizionale. segue


Il Brasile torna nella Celac

(25/1/2023) Il VII vertice della Celac, la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, che si è tenuto a Buenos Aires il 24 gennaio ha segnato il ritorno nel blocco del Brasile governato da Lula. Viene così annullata la decisione di Bolsonaro che nel gennaio 2020, per dimostrare il suo sostegno agli interessi statunitensi, aveva sospeso la partecipazione del suo paese alla Comunidad. All'incontro nella capitale argentina erano presenti dunque delegazioni di tutte le 33 nazioni della regione, con l'assenza però di alcuni capi di Stato: il messicano López Obrador, il guatemalteco Alejandro Giammattei, il panamense Laurentino Cortizo, il nicaraguense Daniel Ortega. segue


Brasile, l'8 gennaio e le sue conseguenze

(22/1/2023) Le immagini di migliaia di persone che nel pomeriggio di domenica 8 gennaio invadevano, senza che nessuno sbarrasse loro la strada, il Congresso, il Palácio do Planalto (sede della Presidenza) e il Supremo Tribunal Federal hanno fatto temere per qualche ora il crollo della democrazia brasiliana. L'orda bolsonarista, confluita nella capitale a bordo di decine di autobus, ha scatenato la sua furia contro suppellettili e opere d'arte, mostrando il suo disprezzo per ogni forma di cultura. segue


Colombia, sventato un attentato contro Francia Márquez

(11/1/2023) Un ordigno con oltre sette chili di esplosivo è stato rinvenuto il 10 gennaio sulla strada che conduce alla residenza familiare di Francia Márquez, nel dipartimento del Cauca. Lo ha denunciato la stessa vicepresidente sui suoi social, precisando che la bomba è stata fatta brillare dagli artificieri. L'attentato, ha affermato, "mirava a minare gli sforzi di pace e di giustizia sociale" del governo di cui fa parte. segue


Venezuela, finisce l'era della "presidenza" Guaidó

(8/1/2023) Con 72 voti a favore, 29 contrari e otto astensioni l'opposizione ha scritto la parola fine all'autoproclamata presidenza ad interim di Juan Guaidó. Lo hanno deciso il 30 dicembre i membri del vecchio Parlamento del 2015 (gli antichavisti non riconoscono il risultato delle consultazioni del 2020, dove hanno perso la maggioranza). La decadenza di Guaidó dal suo effimero ruolo è diventata effettiva il 5 gennaio: una conclusione ingloriosa, dopo quattro anni in cui non è riuscito a scalzare le autorità legittime e si è solo contraddistinto per una serie di scandali e di ruberie. segue

 

 

 

Latinoamerica-online.it anno XXIII

a cura di Nicoletta Manuzzato

Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 259 del 13/4/04