L'America Latina può aprire la strada a un nuovo modello di
sanità pubblica
(1/2/2023) La pandemia ha dimostrato che l'attuale sistema sanitario
pubblico globale sta fallendo nel Sud del mondo. Ne abbiamo bisogno
di uno nuovo. L'esperienza della pandemia di Covid-19 ha
dimostrato che i paesi del Sud del mondo non possono fare
affidamento sul sistema internazionale o sui paesi ricchi del Nord
del mondo per aiutarli a superare le crisi sanitarie. Quando la Bolivia ha raggiunto un accordo con il produttore canadese
Biolyse Pharma per la fornitura di vaccini Covid-19 per la sua
popolazione, il governo canadese non ha adottato le misure
necessarie per dare il via libera all'esportazione.
Quando l'Uganda stava cercando di acquistare le dosi del vaccino
AstraZeneca, veniva addebitato il triplo per dose pagata dai paesi
europei più ricchi.
Quando l'India e il Sud Africa hanno
guidato un'alleanza della maggior parte dei paesi della Terra,
presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio, per cambiare le sue
regole e consentire la produzione di vaccini Covid-19 ovunque
potessero essere, un piccolo gruppo di paesi ricchi, guidati da
Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito, li hanno bloccati.
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Brasile, la tragedia degli indigeni yanomami
(3/2/2023)
Sarebbe falso dire che non si sapeva della grave situazione
della Terra Indigena Yanomami e dei suoi abitanti. Ma l’enormità
della tragedia e del crimine che l’ha provocata è superiore a ogni
possibile previsione. Il 21 gennaio il presidente Lula, con un
gruppo di ministri, si è recato a Boa Vista capitale dello Stato di
Roraima per visitare la Casa di Salute Indigena e ha tolto il velo
che nascondeva l’orrore. Da anni la Terra Indigena è invasa da
garimpeiros, cercatori di oro fluviale, illegali, primitivi e
brutali, mentre buona parte dell’area amazzonica è stata consegnata
nelle mani del crimine organizzato. Si calcola che al momento
20.000 garimpeiros si affianchino illegalmente a 30.000 yanomami,
devastando la loro vita e rendendo inutilizzabile il loro ambiente.
Il risultato è una crisi umanitaria gravissima che ha già falciato
la vita di 570 bambini, mentre malaria, denutrizione e degrado
colpiscono l’insieme della popolazione. (T.I.)
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Tutti gli approfondimenti sul Brasile
a cura di Teresa Isenburg
a questo link
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Perù, la scia di sangue del governo Boluarte
(29/1/2023)
Continua la sanguinosa repressione del governo di
Dina Boluarte. Sono già quasi una sessantina i morti tra i
manifestanti, da più di un mese in piazza contro
quello che a tutti gli effetti è stato un colpo di
Stato. Dal 7 dicembre il paese è retto da un
esecutivo sostenuto dalla destra e dall'estrema
destra, che non sembra voler cedere minimamente alle
richieste dei dimostranti: chiusura del Congresso,
elezioni entro quest'anno, rinuncia di Boluarte, Assemblea
Costituente e liberazione di Pedro Castillo.
Quest'ultimo punto è sentito soprattutto dalle
popolazioni andine, non tanto per gli scarsi
risultati politici della presidenza del maestro
rurale, quanto per l'identificazione che il Perù
indigeno prova nei confronti di un politico non
appartenente all'élite tradizionale.
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Brasile, l'8 gennaio e le sue conseguenze
(22/1/2023)
Le immagini di migliaia di persone che nel pomeriggio di domenica 8 gennaio
invadevano, senza che nessuno sbarrasse loro la strada, il
Congresso, il Palácio do Planalto (sede della Presidenza) e il Supremo Tribunal
Federal hanno fatto temere per qualche ora il crollo della
democrazia brasiliana. L'orda bolsonarista, confluita nella
capitale a bordo di decine di autobus, ha scatenato la sua furia contro
suppellettili e opere
d'arte, mostrando il suo disprezzo per ogni forma di cultura.
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Venezuela, finisce l'era della
"presidenza" Guaidó
(8/1/2023)
Con 72 voti a favore, 29 contrari e otto astensioni l'opposizione
ha scritto la parola fine all'autoproclamata presidenza ad
interim di Juan
Guaidó. Lo hanno deciso il 30 dicembre i membri del vecchio
Parlamento del 2015 (gli antichavisti non riconoscono il risultato
delle consultazioni del 2020, dove hanno perso la
maggioranza). La decadenza di Guaidó dal suo effimero ruolo è diventata effettiva
il 5 gennaio: una conclusione ingloriosa, dopo quattro anni in cui
non è riuscito a scalzare le autorità legittime e si è solo
contraddistinto per una serie di scandali e di ruberie.
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Haiti, un paese senza istituzioni
(9/1/2023) Al grido di “Libertà o morte!”, i neri di Haiti sconfissero le truppe di
Napoleone Bonaparte, dando forma, dopo una lunga lotta, alla prima
Repubblica di schiavi liberi del mondo, il 1° gennaio del 1804. La prima
Repubblica veramente libera delle Americhe. Gli Stati uniti, che avevano
dichiarato l’indipendenza dall’Inghilterra nel 1776, infatti, mantenevano
in schiavitù mezzo milione di persone, costrette a lavorare nelle
piantagioni di cotone e di tabacco: considerate inferiori per il colore
della pelle anche da chi, come Thomas Jefferson - principale autore della
dichiarazione d’indipendenza, influenzato dai principi illuministi, ma
anche proprietario di schiavi – sosteneva l’uguaglianza formale, ma diceva
che i neri erano stati, erano, e sarebbero stati sempre inferiori. (G.C.)
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Colombia, tregua bilaterale senza l'Eln
(6/1/2023)
Aveva suscitato grandi speranze l'annuncio, fatto dal presidente
Gustavo Petro pochi minuti prima della fine del 2022, dell'accordo
per una tregua di sei mesi
raggiunto con l'Ejército de Liberación Nacional, due
dissidenze delle Farc e due gruppi paramilitari. "Abbiamo accordato una cessazione bilaterale con l'Eln,
la Segunda Marquetalia, l'Estado Mayor Central,
le Autodefensas Gaitanistas de Colombia e le
Autodefensas de la Sierra Nevada dal primo gennaio al 30
giugno 2023, prorogabile in base ai progressi dei negoziati", aveva
detto il capo dello Stato in un significativo passo avanti nel suo
obiettivo politico di "pace totale".
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Bolivia, arrestato il golpista Camacho
(31/12/2022)
Il governatore del dipartimento di Santa Cruz, Luis Fernando
Camacho, è stato arrestato il 28 dicembre e dovrà rimanere per
quattro mesi in detenzione preventiva nel carcere di massima
sicurezza di Chonchocoro. È indagato per la sua partecipazione
negli episodi di violenza del 2019, che costrinsero alle dimissioni
il presidente Evo Morales e portarono al potere Jeanine Añez
(condannata in giugno a dieci anni di prigione).
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Argentina, nuova condanna per Milagro Sala
(16/12/2022) Dopo la sentenza contro Cristina
Fernández, il lawfare torna a colpire per
l'ennesima volta la leader dell'organizzazione sociale Túpac
Amaru, Milagro Sala. La Corte Suprema ha avallato una condanna
a tredici anni di prigione per associazione illecita e truffa ai
danni dello Stato. Il caso era stato trattato dal procuratore
ad interim Eduardo Casal, chiamato da Mauricio Macri a
sostituire Alejandra Gils Carbó. Quest'ultima era stata forzata a
rinunciare per una serie di accuse costruite contro di lei, nonostante più
di ottanta magistrati le avessero espresso il loro sostegno.
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Argentina, il "partito dei giudici" condanna Cristina Fernández
(7/12/2022)
Pochi giorni dopo il fallito attentato contro Cristina
Fernández, il quotidiano Clarín, portavoce della destra
macrista, titolava: "La pallottola non è uscita, ma la sentenza
uscirà". Quasi un'ammissione di colpevolezza, la confessione che il
tentato omicidio e l'accanimento giudiziario fanno parte di un
unico disegno, quello di "togliere di mezzo" la figura politica più
importante dell'Argentina odierna. Il processo per il Caso
Vialidad, la presunta assegnazione irregolare di opere
stradali nella provincia di Santa Cruz, ha riaperto una causa che
era stata già chiusa a suo tempo per assoluta mancanza di prove. Un
esempio classico di lawfare, sulla falsariga di quello che
in Brasile portò Lula in prigione per spianare la strada
all'elezione di Bolsonaro.
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Ecuador, Jorge Glas esce infine dal carcere
(30/11/2022) L'ex vicepresidente Jorge Glas, in prigione
da cinque anni per atti di corruzione mai provati, è uscito in libertà
condizionata grazie a un ordine di scarcerazione emesso dal giudice
Emerson Curipallo, dopo l'annullamento di una delle sentenze contro
di lui. In aprile aveva beneficiato di un primo provvedimento a suo favore,
che però era stato ben presto revocato costringendolo a tornare dietro le sbarre:
la sua libertà era durata solo
quaranta giorni.
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Messico, oltre un milione in piazza per Amlo
(28/11/2022) Un milione e duecentomila persone. Tanti,
secondo alcune valutazioni, i partecipanti alla marcia di domenica 27
novembre a Città del Messico, indetta dal presidente Andrés Manuel López Obrador
al termine del suo quarto anno di governo. Il gigantesco corteo, cui il
capo dello Stato ha partecipato confondendosi tra la folla, è
partito dall'Angel de la Independencia per confluire nello Zócalo
della capitale. Qui Amlo ha tenuto un lungo discorso, ribadendo la sua decisione di non
ricandidarsi nel 2024, alla scadenza del mandato: "No alla rielezione,
siamo maderistas" ha esclamato richiamando la consegna di
Francisco Madero contro la dittatura di Porfirio Díaz.
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Nella foto: Amlo tra la folla durante
la manifestazione del 27
novembre
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Si è spenta la voce di Pablo Milanés
(23/11/2022)
Yo pisaré las calles nuevamente de lo que fue Santiago
ensangrentada y en una hermosa plaza liberada me detendré a llorar
por los ausentes... I versi di questa canzone non potevano non
commuovere chi aveva conosciuto il Cile di Allende, pieno di
speranza e di fiducia nel futuro, ed era costretto a pensare a un
paese schiacciato dalla feroce dittatura di Pinochet. Pablo Milanés
la scrisse in pochi minuti nel 1974, colpito dalla notizia
dell'uccisione di Miguel Henríquez.
Il grande cantautore si è spento il 22 novembre a Madrid, all'età
di 79 anni. Come ha ricordato il Ministero della Cultura dell'isola, "le
sue canzoni e le sue magistrali interpretazioni integrano di diritto la
colonna sonora della Rivoluzione Cubana. La sua morte avviene quando
celebriamo il cinquantesimo anniversario di quello straordinario fatto
culturale che fu la fondazione del Movimiento de la Nueva Trova,
di cui è uno dei pilastri fondamentali".
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Argentina, è morta Hebe de Bonafini
(21/11/2022)
"È una tragedia che noi Madri abbiamo trasformato in amore
e in lotta". Così Hebe María Pastor de Bonafini sintetizzava il
significato della battaglia che aveva combattuto, insieme ad altre donne coraggiose, per la
verità e la giustizia. La presidente dell'Asociación
Madres de Plaza de Mayo è morta il 20 novembre a La Plata. La
sua vicenda personale si innesta nel periodo più drammatico della
storia argentina, gli anni della dittatura che fece scomparire
30.000 persone, per lo più giovani, colpevoli di sognare un mondo
migliore.
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Nella foto: Hebe de Bonafini tra Hugo Chávez e Fidel Castro |
Ancora una volta l'Onu vota contro il bloqueo
a Cuba
(4/11/2022)
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il 3 novembre
una nuova risoluzione che chiede la fine del blocco statunitense
contro Cuba. 185 i voti a favore, due i contrari (Stati Uniti e
Israele) e due le astensioni (Brasile e Ucraina). Nonostante la
condanna trentennale dell'Onu Washington non ha mai allentato il
bloqueo, che secondo i calcoli è costato all'isola oltre
sei miliardi di dollari solo nei primi 14 mesi dell'amministrazione Biden.
Si tratta di "un atto deliberato di guerra economica con il proposito di
impedire le entrate finanziarie del paese, di distruggere la capacità
dell'esecutivo di attendere alle necessità della popolazione, di far
collassare l'economia e di creare una situazione di ingovernabilità", ha
denunciato il ministro degli Esteri dell'Avana, Bruno Rodríguez.
"L'attuale governo statunitense non ha una sua politica verso Cuba. Attua
per inerzia e dà continuità alla politica inumana di massima pressione
instaurata durante la presidenza di Donald Trump", ha aggiunto Rodríguez
ribadendo che il suo paese "è disposto ad avanzare verso una migliore
intesa con gli Stati Uniti e a sviluppare rapporti civili e di
cooperazione sulla base del mutuo rispetto e senza pregiudizio per la
nostra sovranità". |
Prima visita a Caracas di Gustavo Petro
(2/11/2022)
Storico incontro il primo novembre a Caracas tra Nicolás
Maduro e Gustavo Petro, che sancisce il riavvicinamento tra le due nazioni
dopo la parziale riapertura delle frontiere in settembre. "Siamo due paesi
segnati dalla storia per essere fratelli e per intenderci", ha dichiarato
Maduro alla stampa. "Il cammino è quello del buon vicinato e questo
significa articolare politiche comuni", ha affermato dal canto suo Petro.
Tra i temi trattati il consolidamento dei rapporti bilaterali, la lotta
contro il narcotraffico, l'elaborazione di una posizione regionale sulla
salvaguardia della foresta amazzonica, il
rafforzamento degli organismi internazionali come la Celac e il ritorno
del Venezuela in seno alla Comunidad Andina de Naciones da cui
era uscito nel 2006. È stata "una giornata fruttuosa, intensa ed estesa",
ha commentato Maduro al termine dei colloqui. L'ultimo vertice tra i capi di Stato
dei due paesi era avvenuto nel 2016, quando Maduro aveva ricevuto a Puerto
Ordaz il suo omologo Juan Manuel Santos. Le relazioni erano state poi interrotte a causa del riconoscimento, da parte
del colombiano Iván Duque, dell'autoproclamato Juan Guaidó come
"presidente incaricato" del Venezuela. |
Paraguay, ucciso il leader dell'Epp Osvaldo Villalba
(25/10/2022)
Il leader dell'Epp (Ejército del Pueblo Paraguayo) Osvaldo
Villalba è stato ucciso il 23 ottobre a Cerro Guasú in uno scontro
con la Fuerza de Tarea Conjunta, le forze speciali che
operano nei dipartimenti di San Pedro, Amambay e Concepción. La
notizia è stata data dal presidente Mario Abdo Benítez nel corso di
una conferenza stampa. Insieme a Villalba sono morti un altro
dirigente del movimento, Luciano Argüello, e un terzo guerrigliero,
di cui non è stata resa nota l'identità.
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Un'assemblea dell'Oea non troppo favorevole a Washington
(8/10/2022) "Uniti contro la disuguaglianza e la discriminazione": questo il
tema dell'Assemblea Generale dell'Organización de los Estados
Americanos, che si è svolta dal 5 al 7 ottobre a Lima.
All'incontro ha partecipato anche il segretario di Stato Usa,
Antony Blinken, che ha insistito sui punti che premono a Washington, in particolare sulla necessità di serrare le file
contro quelli che considera suoi nemici.
Non tutto però è andato come nei calcoli statunitensi. Blinken si è
congratulato con l'Oea per l'espulsione, mesi fa, della Russia come
paese osservatore permanente, una decisione assunta su iniziativa del
Guatemala e di Antigua and Barbuda. Ma il messaggio
trasmesso da Zelensky nella sessione inaugurale, in cui ha citato
le figure di Bolívar, San Martín e Hidalgo sostenendo che, se
fossero in vita, sosterrebbero la causa dell'Ucraina, non ha
prodotto l'entusiasmo sperato. E la mozione
presentata dal Guatemala in favore di un "continuo appoggio per
la fine dell'aggressione russa" non ha incontrato l'unanimità
dell'assemblea: Messico, El Salvador, Honduras, Argentina, Bolivia
e Brasile non l'hanno sottoscritta.
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Il Cile dice no al progetto di nuova Costituzione
(9/9/2022)
La vittoria del Rechazo era prevista dai sondaggi, ma non
in questa misura: il 4 settembre quasi il 62% dei cileni ha
detto no alla proposta di nuovo ordinamento dello Stato elaborata dalla
Convención Constitucional. L'elettorato, che due anni fa si era nettamente pronunciato per la cancellazione dell'eredità
di
Pinochet, ha respinto un progetto estremamente
avanzato: la prima Costituzione del mondo redatta in modo paritario
da uomini e donne, un testo apertamente antineoliberista, che riconosce il diritto
all'interruzione volontaria della gravidanza, all'educazione gratuita, all'acqua pubblica, all'aria
pulita e definisce il Cile "uno Stato sociale e
democratico di diritto (...) plurinazionale, interculturale,
regionale ed ecologico".
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La spada di Bolívar nella Colombia di Petro e Márquez
(8/8/2022)
Con la statura politica che lo caratterizza e che ha dimostrato in quasi
un decennio alla guida del paese, il presidente venezuelano, Nicolás
Maduro, si è congratulato con il suo omologo Gustavo Petro, che il 7
agosto ha prestato giuramento come nuovo capo di Stato della Colombia,
insieme alla sua vice Francia Márquez, per il periodo 2022-2026.
"Dobbiamo approfittare di questa seconda opportunità per il bene, la pace
e la stabilità di Colombia e Venezuela", ha detto Maduro riprendendo il
discorso di Petro, iniziato e concluso con il riferimento alla frase di
Garcia Márquez, nel romanzo Cent’anni di solitudine: "Tutto quello che vi
era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi
condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità
sulla terra". Invece, ha promesso Petro, "questa seconda opportunità si
apre oggi. È il momento del cambio. Il nostro futuro non sta scritto.
Possiamo scriverlo insieme in pace e nell’unità". Quindi ha detto che
nessun paese dev’essere aggredito, e si è espresso a favore di una vera
integrazione latinoamericana, basata sulla solidarietà e su pari
condizioni. (G.C.)
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La giustizia italiana contro i torturatori del Plan Cóndor
(27/7/2022)
È iniziato il 14 luglio, presso la III Sezione della Corte
d'Assise di Roma, il secondo processo contro Jorge Troccoli,
l'italo-uruguayano membro dei servizi segreti della
marina militare di Montevideo, già condannato all'ergastolo un anno
fa per la scomparsa, nell'ambito del cosiddetto Plan Cóndor,
di una ventina di oppositori alla dittatura. Questa volta Troccoli, che per
sfuggire alla giustizia del suo paese si era rifugiato in Italia, è
accusato dell'omicidio dell'uruguayana Elena Quinteros,
dell'italiana Raffaella Filippazzi e del marito José Agustín
Potenza, cittadino argentino.
Sequestrati a Montevideo nel 1977 e portati in Paraguay, Filippazzi
e Potenza vennero assassinati: i loro resti furono identificati nel
2016. Rimane desaparecida Elena Quinteros,
militante del sindacato dei lavoratori dell'istruzione. Arrestata
nel 1976, di lei si sa solo - dai racconti di altri prigionieri -
che venne selvaggiamente torturata in un centro di detenzione
clandestino dell'esercito uruguayano.
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