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Latinoamerica-online.it analisi e approfondimenti sull'America Latina |
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Brasile,
aprile 2016-aprile 2021
In questo periodo sulla stampa internazionale il riferimento al
Brasile è frequente e riguarda in particolare la grave
situazione sanitaria in rapporto alla pandemia, che colpisce
duramente la popolazione e allo stesso tempo è una minaccia per
l’insieme del pianeta. Il Brasile. per il suo livello economico
e per le caratteristiche del sistema pubblico di salute, sarebbe
in grado di affrontare il contenimento dell’epidemia. Viceversa
i dati sono negativi in primo luogo per l’elevato numero di
contagiati e anche per l’alta percentuale di morti rispetto al
quadro internazionale: con una
popolazione di 212 milioni, pari a circa il 3% del totale mondiale,
la Federazione totalizza quasi un terzo dei morti, mentre
vi sono 13,9 milioni di contagiati, 371.000 decessi. Inoltre vi
sono campi di grave crisi in alcuni punti del SUS/Sistema unico
di salute e della sanità privata, posti sotto forte pressione
(SUS che peraltro è l’ancora di salvezza nella situazione
catastrofica). (T.I.)
segue
Approfondimenti sul Brasile
a cura di Teresa Isenburg
a questo link |
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Ecuador, le ragioni della
sconfitta di Arauz
Contrariamente alle indicazioni dei sondaggi, l'11 aprile il banchiere Guillermo Lasso
ha vinto le presidenziali in Ecuador. Per colmare il divario che lo separava
dall'avversario Andrés Arauz, ottenendo oltre il 52% dei
consensi, ha potuto contare su parte dei suffragi che nel
primo turno erano andati al candidato del partito
Pachakutik, Yaku Pérez, e a
Xavier Hervas, di Izquierda
Democrática. Un risultato della feroce campagna anticorreista
portata avanti da tutti i principali media e della politica di
persecuzione e di lawfare con cui il governo di Lenín
Moreno ha cercato di cancellare ogni eredità del suo
predecessore. |
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"In atto
un piano per balcanizzare il Venezuela"
Dal 21 marzo, un forte conflitto sta impegnando le forze di
sicurezza venezuelane nello stato di Apure, uno dei 23 di cui si
compone la Repubblica bolivariana, alla frontiera con la
Colombia. Una frontiera di oltre 2.200 km dal passaggio
continuo, legale e illegale, e per questo fonte costante di
attacchi e strumentalizzazioni da parte del governo colombiano
di Ivan Duque. |
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Paraguay, le atrocità delle
forze speciali
Per tutto il mese di marzo sono continuate le manifestazioni ad Asunción,
specie nella Plaza de Armas di fronte al Congresso. La
destituzione
del presidente Mario Abdo Benítez è chiesto
a gran voce dal movimento sindacale, dalle femministe, dagli
studenti, che gli rimproverano i numerosi
casi di corruzione e
una politica economica iperliberista che ha impoverito
ancora di più la popolazione. A tutto questo si è aggiunta una
pessima gestione
della pandemia: negli ospedali mancano i medicinali, i letti, i dispositivi
di protezione contro il contagio, come hanno denunciato i
lavoratori della sanità e i familiari dei malati.
Ma una richiesta di impeachment
del capo dello Stato e del suo vice, Hugo Velázquez, è stata respinta mercoledì 17 dalla Camera con
42 voti contro 36 (due gli assenti).
Il processo politico, promosso dal Partido Liberal Radical
Auténtico (Plra) e da altre formazioni minori d'opposizione, non ha potuto contare
sull'appoggio di una frazione del Partido Colorado che, pur
critica con Abdo, alla fine non gli ha fatto mancare il suo sostegno. |
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El Salvador, Bukele conquista
la maggioranza in Parlamento
Le elezioni parlamentari del 28 febbraio hanno segnato un
rafforzamento del presidente Nayib Bukele: il suo partito
Nuevas Ideas ottiene ben 56 seggi e conta così sulla maggioranza
dei due terzi nell'Asamblea Legislativa di 84
deputati. In tal modo potrà nominare senza problemi un terzo dei
giudici della Corte Suprema, il procuratore generale e i membri
della Corte dei Conti e persino promuovere riforme della
Costituzione, che finora proibisce un secondo mandato
presidenziale. Sempre il 28 febbraio, nelle consultazioni
municipali, Nuevas Ideas ha conquistato il governo di
tredici (su 14) capoluoghi di dipartimento, compresa la capitale,
San Salvador.
C'è da attendersi dunque un consolidamento della gestione
autoritaria di Bukele, che è solito comunicare le sue decisioni
via Twitter e che in passato è stato al centro di
aspri conflitti istituzionali: nel febbraio dello scorso anno
fece irruzione nella sede del Parlamento, scortato da militari e
agenti di polizia, per "sollecitare" l'approvazione di
finanziamenti aggiuntivi per la lotta alla criminalità.
segue |
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Haiti, nuove manifestazioni contro Moïse
Il 7 febbraio avrebbe dovuto terminare il
mandato dell'attuale capo dello Stato, ma Jovenel Moïse sostiene
che la sua presidenza scadrà solo nel 2022, perché la sua prima
vittoria era stata annullata per brogli e l'insediamento era
avvenuto un anno dopo. La Costituzione però proibisce
espressamente un'estensione del periodo presidenziale anche
quando l'assunzione dei poteri sia avvenuta oltre la data
stabilita. Denunciando
un presunto tentativo di golpe, Moïse ha ordinato il
pensionamento di tre magistrati della Cassazione a lui ostili, tra cui Joseph
Mécène Jean-Louis, il membro più anziano della Corte, e Yvickel
Dabrésil. Quest'ultimo è stato arrestato, insieme a una ventina
di altri oppositori, e liberato qualche giorno dopo. Il
presidente, esponente del partito Tèt Kale (destra),
conta sul sostegno dell'esercito e sull'appoggio della comunità
internazionale, in particolare dell'amministrazione statunitense.
segue |
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La scomparsa di Osvaldo Chato Peredo Si è spento il 12 gennaio, a Santa Cruz, Osvaldo Chato Peredo Leigue, uno degli ultimi protagonisti della guerriglia guevarista in Bolivia. Era nato nel 1941 a Trinidad, nel dipartimento del Beni, ed era fratello di Coco e Inti, compagni di lotta di Guevara a Ñancahuazú (il primo morì in combattimento nel settembre del 1967; il secondo - sfuggito alla cattura dopo la sconfitta del gruppo guerrigliero - venne assassinato due anni dopo dalle forze repressive a La Paz). Dopo l'uccisione di Inti, Chato Peredo si assunse il compito di proseguire la battaglia dell'Ejército de Liberación Nacional, come raccontò lui stesso nel libro Volvimos a la montañas. Nel 2017 a Milano, in un'intervista presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, spiegava: "Nel 1970 raggiungemmo la selva con una colonna guerrigliera di 67 giovani sotto il mio comando: fu la cosiddetta Guerriglia di Teoponte, che nelle nostre intenzioni era la continuazione di quella del Che. Ci sconfissero militarmente, però già allora questa guerriglia aveva una caratteristica molto importante: la struttura di comando era fondamentalmente indigena e contadina. L’unico bianco ero io. Gli altri, Vilca, il comandante in seconda, Mamani, eccetera, tutti erano dirigenti indigeni e in gran parte campesinos. Furono gli antesignani del processo che stiamo vivendo oggi: un governo indigeno". segue |
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Venezuela,
dall’Essequibo il pericolo di un’altra guerra per il petrolio
Questa volta vogliamo parlarvi di una disputa di
confine, un contenzioso storico che potrebbe dare inizio a una
nuova e devastante guerra del petrolio. Parliamo delle acque
dell’Essequibo, contese tra Guyana e Venezuela. Un’area pari ai due
terzi della minuscola Guyana il più piccolo paese sudamericano di
lingua inglese: il terzo stato “sovrano” più piccolo dell’America
Meridionale dopo Uruguay e Suriname. Ha una popolazione di 780.000 abitanti e si estende per 215.000 chilometri
quadrati. Ex colonia olandese e poi britannica, è l’unico paese del
Sudamerica a essere di lingua inglese. Come sempre, per capire, bisogna
ricorrere alla storia che, per i popoli del sud, è storia di oppressione
coloniale oltreché di lotta di classe, per cui la dicitura di stato
“sovrano” va messa tra virgolette: non a caso, quella di una seconda
indipendenza è una bandiera ancora fortemente attuale in America Latina (e
non solo). (G.C.)
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Cuba, avviata l'unificazione monetaria Dal primo gennaio il peso convertible (Cuc, pari a un dollaro) ha smesso di circolare lasciando posto unicamente al peso cubano (Cup), al cambio ufficiale di 24 pesos per un dollaro. L'unificazione monetaria era una delle misure previste all'interno delle riforme economiche promosse da Raúl Castro ed era stata annunciata già sette anni fa. Questo cambiamento "metterà il paese in migliori condizioni per portare a termine le trasformazioni richieste dall'attuazione del nostro modello economico e sociale, garantendo a tutti i cubani la maggiore uguaglianza di opportunità, diritti e giustizia sociale", ha affermato il presidente Díaz-Canel. Il nuovo ordinamento monetario è accompagnato da una revisione di salari e pensioni e dall'eliminazione di sussidi ritenuti eccessivi, mentre vengono mantenuti i prezzi centralizzati per alcuni prodotti e servizi di base quali combustibili, elettricità e latte per l'alimentazione infantile. L'abolizione della doppia moneta "non costituisce la soluzione magica a tutti i problemi presenti nella nostra economia. Tuttavia favorirà la creazione delle condizioni necessarie per avanzare in maniera più solida", ha avvertito Díaz-Canel. La riforma "non è priva di rischi, uno dei principali è che si produca un'inflazione superiore a quella pronosticata, acutizzata dall'attuale deficit dell'offerta", ha aggiunto, assicurando comunque che non saranno consentite speculazioni sui prezzi e che i trasgressori andranno incontro a severe sanzioni. segue |
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Argentina, approvata la legalizzazione dell'aborto Giornata storica in Argentina: dopo anni di battaglie e di mobilitazione dei movimenti femministi, il Congresso ha approvato la legalizzazione dell'aborto. L'interruzione volontaria della gravidanza esce finalmente dalla clandestinità: sarà consentita fino alla quattordicesima settimana di gestazione e ne sarà garantita la copertura integrale e gratuita nel sistema sanitario. Potranno ricorrervi, senza chiedere alcuna autorizzazione, anche le ragazze a partire dai sedici anni, mentre sotto quella età sarà necessaria l'assistenza di almeno uno dei genitori o del rappresentante legale. E' prevista l'obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, ma gli ospedali dove non vi siano medici disposti all'intervento dovranno trovare altre strutture in grado di garantirlo. Il sì del Senato (la Camera aveva già votato a favore l'11 dicembre) è venuto all'alba del 30 dicembre dopo ore di dibattito ed è stato accolto con emozione dalle tantissime donne che a lungo avevano atteso di fronte al Parlamento e nelle vie adiacenti. Un solo grido si è propagato tra la folla che sventolava i fazzoletti verdi, il colore della campagna: ¡Lo logramos! Delusione si leggeva invece sui volti degli oppositori, anch'essi presenti in piazza con bandiere celesti, croci, rosari, foto di ecografie e un grande feto di cartone. segue |
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Venezuela, netta vittoria del Gran Polo Patriótico "Ancora una volta hanno vinto la Costituzione e la pace". Con queste parole il presidente Maduro ha salutato la netta vittoria del Gran Polo Patriótico (la coalizione formata dal Psuv e da altri movimenti progressisti) nelle legislative del 6 dicembre. Il Gpp ha superato il 69% di voti, conquistando 253 seggi su 277: riprende così il controllo dell'Asamblea Nacional ribaltando il risultato del 2015. L'alleanza dei vecchi partiti tradizionali Acción Democrática e Copei, con l'aggiunta di Cambiemos, Avanzada Progresista, El Cambio, ha ottenuto meno del 19%, mentre l'altro raggruppamento d'opposizione, composto da Venezuela Unida, Primero Venezuela e Voluntad Popular Activistas (frazione di Voluntad Popular), poco più del 4%. Il Partido Comunista de Venezuela ha raggiunto il 2,7%. Percentuali minori per tutte le altre liste (erano iscritte ben 107 organizzazioni politiche, in gran parte antichaviste). Sostanzialmente bassa l'affluenza alle urne (31%): questo dato sarà sicuramente sfruttato dalla propaganda dell'autoproclamato presidente Juan Guaidó, sostenuto da Stati Uniti, Unione Europea e Grupo de Lima. Guaidó aveva invitato a disertare le urne definendo il voto "una frode". Tra quanti si erano schierati per il boicottaggio anche l'ex candidato presidenziale Capriles Radonski, che in un primo tempo si era detto pronto a partecipare alle elezioni. A fargli cambiare opinione la decisione di Bruxelles, che adducendo motivi pretestuosi aveva respinto l'invito a inviare una delegazione di osservatori. segue |
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Guatemala, migliaia in piazza contro il pacto de corruptos Nel 2015 vaste mobilitazioni contro la corrotta classe politica al potere portarono alle dimissioni, e poi all'arresto, del presidente Pérez Molina. Cinque anni dopo la protesta popolare è tornata protagonista con le "giornate di novembre", scatenate dall'approvazione da parte del Congresso del bilancio preventivo per il 2021. Un bilancio che, pur aumentando l'indebitamento pubblico, era volto in gran parte a beneficiare il settore privato. Non venivano incrementati invece gli esigui finanziamenti alla sanità, all'istruzione, ai programmi sociali in un paese in cui circa il 60% della popolazione vive in condizioni di povertà. E addirittura venivano ridotti i fondi destinati alla Procura per i Diritti Umani e alla lotta contro la denutrizione (di cui soffre quasi la metà dei bambini sotto i cinque anni). Quest'anno, ad aggravare la situazione, è sopraggiunta la drammatica crisi sanitaria dovuta al Covid. Con oltre 4.000 morti e quasi 120.000 contagiati, il Guatemala è tra i paesi della regione più colpiti dalla pandemia. I suoi ospedali sono al collasso, medici e infermieri denunciano la carenza di farmaci e di dispositivi di protezione. Dei 3.800 milioni di dollari di aiuti stanziati per i settori più colpiti, i destinatari hanno ricevuto solo il 15%: il resto si è perso nei meandri della corruzione. segue |
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Perú, rivolta popolare in difesa della democrazia E' durata meno di una settimana l'avventura golpista di Manuel Merino, il presidente del Congresso chiamato a sostituire il capo dello Stato Martín Vizcarra. Quest'ultimo il 9 novembre era stato destituito dall'incarico per "incapacità morale permanente" con l'accusa di aver ricevuto tangenti da due imprese costruttrici tra il 2011 e il 2014, quando era governatore del dipartimento di Moquegua. La destituzione di Vizcarra è stata decisa attraverso un voto parlamentare contro i dettami della Costituzione, che contempla la possibilità di aprire un processo politico al presidente solo se questi si rende colpevole di alto tradimento, impedisce lo svolgimento delle elezioni, scioglie il Congresso al di fuori dei casi espressamente previsti oppure ostacola il funzionamento degli organismi elettorali. In settembre un primo tentativo di deporre Vizcarra, per la presunta contrattazione irregolare di un collaboratore del suo governo, non aveva raggiunto gli 87 voti necessari. Questa volta il risultato è stato diverso: 105 parlamentari si sono pronunciati a favore della destituzione, soltanto 19 hanno votato contro e quattro si sono astenuti. Personaggi tra i più corrotti del paese si sono atteggiati a moralizzatori per silurare il presidente: i membri del partito di Keiko Fujimori, dell'Unión por el Perú di Antauro Humala e di Podemos Perú (il cui leader, José Luna Gálvez, diventato miliardario grazie al business delle università di bassa qualità, era stato arrestato giorni prima). Nonostante Vizcarra non si fosse mai discostato da una politica economica neoliberista e dall'allineamento a Washington, il suo tentativo di promuovere riforme anticorruzione aveva acceso il segnale d'allarme nello schieramento di destra, già screditato da innumerevoli scandali. segue |
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Il volto nascosto della guerra in Colombia Essere nascosta dalla cronaca pare essere il destino della Colombia da sempre. Un paese che viene semplificato citando da un lato Gabo, e tutta la narrazione latinoamericana che ruota attorno ai cento anni di solitudine a cui questa terra irrigata dal sangue pare essere destinata, e dall’altra la cocaina, Escobar e l’altrettanta narrazione, direi tossica per un usare un termine adeguato. La Colombia è ovviamente molto di più, ma non è il mio paese di origine e la sua complessità meriterebbe un’attenta disamina. Così ho pensato fosse più utile provare a cercare di capire perché la Colombia è fuori dal radar della comunicazione, anche giornalistica, nonostante tutto ciò che sta accadendo, nonostante la quantità di video che circolano, di denunce, di note, di urla di dolore. E cosa potremmo fare. E vorrei provare a farlo guardando gli interessi dell’Unione Europea rispetto a questo paese che rappresenta una quota di mercato enorme nel continente latinoamericano. Un paese caratterizzato da una economia che viaggia su due binari paralleli, con una divaricazione enorme tra la tecnologia di alto livello a cui riesce ad accedere, e le zone rurali in cui pare che nulla sia cambiato dai tempi di Macondo e delle multinazionali delle banane. (A.C.) segue |
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Cile, archiviata la Costituzione di Pinochet Migliaia di persone hanno riempito Plaza Dignidad a Santiago alla diffusione dei primi risultati dello storico referendum per una nuova Costituzione. Una festa spontanea di massa, la consacrazione della fine della Carta Magna imposta nel 1980 dalla dittatura. L'opzione Apruebo ha raggiunto il 78,2% e praticamente la stessa percentuale (78,9) la scelta di una Convención Constitucional costituita al cento per cento da costituenti neoeletti, contro l'ipotesi di una Convención Mixta formata per il 50% dagli attuali parlamentari. Particolare non da poco, metà dei seggi della Costituente sarà occupata da donne. Dopo questo primo passo, l'11 aprile 2021 verranno eletti i membri della Costituente, infine i cileni saranno chiamati nuovamente alle urne nel 2022 per ratificare i nuovi articoli costituzionali. Una trasformazione profonda dello scenario politico cileno, che segna la crisi dei partiti tradizionali. Compresi quelli della Concertación che, pur governando dal 1990 al 2010 e ancora dal 2014 al 2018, non riuscirono a liquidare la pesante eredità di Pinochet. segue |
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Bolivia, "Abbiamo recuperato la democrazia" Una vittoria schiacciante, che blocca sul nascere ogni tentativo di brogli da parte della destra per impedire il ritorno del Mas al governo. L'ex ministro dell'Economia Luis Arce Catacora ha trionfato nelle presidenziali di domenica 18 ottobre con il 55,1% dei voti, contro il 28,8% dell'ex presidente Carlos Mesa (Comunidad Ciudadana) e il 14% del leader dell'estrema destra di Santa Cruz, Fernando Camacho (Creemos). Il Movimiento al Socialismo mantiene inoltre la maggioranza nei due rami dell'Asamblea Legislativa. L'affluenza è stata altissima: oltre l'88%. La data del 18 ottobre era stata fissata dopo tanti rinvii, grazie alla forte mobilitazione dei movimenti sociali e della Cob, che nei mesi scorsi avevano realizzato massicce proteste e lunghi blocchi stradali. "Abbiamo recuperato la democrazia e soprattutto abbiamo recuperato la speranza": queste le prime dichiarazioni di Arce. Lo attende un compito non indifferente, quello di arginare la recessione provocata dai provvedimenti del regime golpista e dalle conseguenze della pandemia (l'economia, secondo alcune stime, ha subito un calo dell'11%). Una sfida che potrà essere vinta solo ripristinando il modello economico che aveva portato, nel periodo Morales, a una crescita elogiata perfino da The Wall Street Journal, a una drastica riduzione della povertà e al tasso di disoccupazione più basso dell'intera regione. Successi ottenuti in base a un semplice schema, che Arce riassumeva così: "Abbiamo posto l'economia al servizio del popolo. Ascoltare, capire ed eseguire quello che il popolo chiede e di cui ha bisogno". segue Sul golpe in Bolivia v. il recente libro di Stella Calloni: Washington ordenó, OEA ejecutó |
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