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Colombia, il difficile cammino della pace

Il presidente Gustavo Petro ha voluto lanciare un messaggio di pace nel corso della Conferenza di Monaco sulla Sicurezza (16-18 febbraio). "Noi possiamo aiutare l'Ucraina non con le armi, non attizzando una guerra tra fratelli - ha affermato parlando ai giornalisti - Possiamo aiutare in ciò che abbiamo appreso dalla pace, per esempio come sminare un territorio, per esempio propiziando i colloqui che permettano di uscire dalla guerra". Una risposta alle pressioni statunitensi sui paesi dell'America Latina per "arruolarli" nell'appoggio bellico a Kiev.

Fin dal suo insediamento Petro non ha risparmiato gli sforzi per giungere a una "pace totale" in Colombia. Un difficile cammino che, tra alti e bassi, sta portando ai risultati sperati. Il primo febbraio una dichiarazione congiunta del rappresentante del governo Otty Patiño e di Iván Márquez, comandante del gruppo dissidente delle Farc Segunda Marquetalia, ha annunciato l'inizio di "un processo di colloqui sociopolitici miranti alla firma di un accordo". Intanto, dopo momenti di sospensione provocati da scambi di accuse tra le parti, proseguono i colloqui con l'altro gruppo dissidente, Estado Mayor Central: un nuovo ciclo di incontri è previsto ai primi di marzo a San José del Guaviare.

Continua anche il dialogo con l'Ejército de Liberación Nacional. Recentemente vi erano state due brevi sospensioni volute dal gruppo guerrigliero: un paro armado nel dipartimento del Chocó, giustificato con la "presenza del paramilitarismo" e un congelamento delle trattative perché la controparte aveva realizzato "azioni in violazione a quanto pattuito". Finalmente il 26 febbraio un comunicato congiunto ha reso noto che gli incontri saranno ripresi: il settimo ciclo di colloqui si terrà in Venezuela dall'8 al 22 aprile. E come è stato confermato dalla responsabile del negoziato per il governo, Vera Grabe, l'Eln ha liberato tutte le persone che manteneva ancora sequestrate.

In questo quadro va inserito anche il trasferimento a fine febbraio in un carcere colombiano, dopo oltre quindici anni nelle prigioni Usa per narcotraffico, di Salvatore Mancuso, ex capo delle Autodefensas Unidas de Colombia (gli squadroni della morte responsabili di innumerevoli massacri delle comunità contadine accusate di appoggiare la guerriglia). Mancuso torna nell'insolito ruolo di gestore di pace proprio per volontà del presidente Petro. In un comunicato ha dichiarato: "Mi metto a disposizione tanto del governo nazionale come delle organizzazioni armate che cercano con questo un dialogo, come le Autodefensas Gaitanistas de Colombia e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra, per accompagnare le conversazioni di pace che siano necessarie". Il suo ritorno ha provocato un forte nervosismo negli ambienti di destra, che temono le sue rivelazioni sulle complicità di quegli anni.

LA SCOMPARSA DI PIEDAD CORDOBA. Stroncata da un infarto, è morta a Medellín il 20 gennaio la senatrice Piedad Córdoba, grande lottatrice per la pace, la giustizia sociale, i diritti delle donne e degli afro-colombiani. Per queste battaglie attentarono due volte alla sua vita e nel 1999 fu anche sequestrata dai paramilitari delle Auc e tenuta prigioniera diverse settimane. Laureata in Legge, come parlamentare del Partito Liberal ebbe un importante ruolo di mediazione, insieme al presidente venezuelano Hugo Chávez, per la liberazione di alcune persone in mano alle Farc.

Proprio con il pretesto dei suoi rapporti con il gruppo guerrigliero, nel 2010 l'allora procuratore generale Alejandro Ordóñez la espulse dal Senato inabilitandola per diciotto anni dal ricoprire cariche pubbliche. Solo nel 2016 le vennero restituiti i diritti politici. Intanto era diventata un'importante esponente del movimento di sinistra Marcha Patriótica. Nel novembre 2021 aderì al Pacto Histórico, la coalizione che porterà alla presidenza Gustavo Petro, e nelle legislative del 2022 conquistò nuovamente un seggio al Senato. Ma la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti non era finita: l'anno scorso una nuova indagine era stata aperta dalla Corte Suprema con accuse pretestuose. Di lei ha detto Petro: "Riuniva una serie di attributi che per la società retrograda non erano ammissibili; era una donna e nera e liberale di sinistra e amante della pace e parlava con guerriglieri e militari e proponeva la pace e non la guerra e non voleva una società paramilitare né un governo di assassini". (28/2/2024)

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a cura di Nicoletta Manuzzato