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Colombia, tregua bilaterale senza l'Eln Aveva suscitato grandi speranze l'annuncio, fatto dal presidente Gustavo Petro pochi minuti prima della fine del 2022, dell'accordo per una tregua di sei mesi raggiunto con l'Ejército de Liberación Nacional, due dissidenze delle Farc e due gruppi paramilitari. "Abbiamo accordato una cessazione bilaterale con l'Eln, la Segunda Marquetalia, l'Estado Mayor Central, le Autodefensas Gaitanistas de Colombia e le Autodefensas de la Sierra Nevada dal primo gennaio al 30 giugno 2023, prorogabile in base ai progressi dei negoziati", aveva detto il capo dello Stato in un significativo passo avanti nel suo obiettivo politico di "pace totale". Dopo l'annuncio il ministro della Difesa, Iván Velázquez, aveva assicurato l'appoggio delle forze armate e Rodrigo Londoño, leader di Comunes (il partito nato dalla smobilitazione delle Farc), aveva invitato i combattenti coinvolti ad agire con decisione: "La pace richiede coraggio, audacia ed eroismo. Ma soprattutto amore verso il popolo". È infatti la popolazione civile a soffrire le conseguenze più drammatiche del conflitto. A smorzare gli entusiasmi è sopraggiunto il 3 gennaio un comunicato dell'Ejército de Liberación Nacional, che nega l'esistenza di un accordo con il governo. "In diverse opportunità - sostiene il gruppo guerrigliero - abbiamo segnalato che l'Eln compie solo ciò che si discute e si concorda al tavolo del negoziato cui partecipiamo". E lì, insiste il comunicato, "non è stata discussa nessuna proposta di cessazione del fuoco bilaterale". Per ora dunque non ci sarà nessuna sospensione delle ostilità tra l'esercito di Bogotá e l'Eln. Quest'ultimo comunque non ha chiuso la porta al dialogo, anzi nel suo documento segnala di voler discutere un'eventuale tregua nel prossimo ciclo di conversazioni, il cui inizio è previsto per il 23 gennaio in Messico. I negoziati tra il governo Petro e i dirigenti dell'Eln erano iniziati ufficialmente a Caracas in novembre, alla presenza delle delegazioni di Cuba e Norvegia come paesi garanti. Questo primo round di colloqui era terminato il 12 dicembre con accordi parziali, tra cui un patto umanitario per consentire il ritorno alle loro case di centinaia di famiglie sfollate. (6/1/2023)
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cura di Nicoletta Manuzzato |