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La Colombia denuncia una minaccia di Invasione "Gli Stati Uniti stanno commettendo esecuzioni extragiudiziarie. Che il lanchero (o il pescatore) siano colpevoli o no, in entrambi i casi c'č un uso sproporzionato della forza che č condannato dal diritto internazionale umanitario". Lo ha detto Gustavo Petro nel corso di una conferenza stampa riferendosi alla distruzione, da parte dei mezzi militari statunitensi, di nove imbarcazioni accusate di trasportare droga, sette nel Mar dei Caraibi e due nel Pacifico Orientale (cui va aggiunto un decimo attacco avvenuto il 24 ottobre ancora in acque caraibiche). A queste operazioni, realizzate con il pretesto della lotta al traffico di droga, il presidente colombiano ha contrapposto il lavoro del suo governo, il pił efficace a livello mondiale nel sequestrare cocaina "senza uccidere nessuno", ma catturando i responsabili. In precedenza Trump aveva definito Petro "un leader del narcotraffico", aveva annunciato la sospensione degli aiuti economici a Bogotį e aveva intimato di interrompere immediatamente le coltivazioni illegali "altrimenti lo faranno gli Stati Uniti". Si tratta di una "minaccia di invasione", aveva denunciato il ministro dell'Interno Armando Benedetti. Lo stesso Benedetti č stato adesso raggiunto, come Petro, la moglie Verónica e il figlio maggiore Nicolįs, dalle sanzioni finanziarie Usa, un provvedimento di solito riservato a terroristi, capi mafia e dittatori. Gią in settembre Washington aveva ritirato la Colombia dalla lista dei paesi che cooperano nella lotta contro la droga. Immediata la reazione di Bogotį, che aveva deciso di non comprare pił dagli Stati Uniti armamento per il suo esercito. Sempre in settembre la Casa Bianca aveva revocato il visto di Petro dopo che questi aveva partecipato a una manifestazione in favore dei palestinesi a New York e aveva invitato i soldati statunitensi a disubbedire agli ordini e a "non puntare i loro fucili contro l'umanitą". La lotta contro i narcos viene dunque invocata ancora una volta dagli Usa per giustificare un'eventuale aggressione contro nazioni non allineate. E questo nonostante, come risulta dai rapporti dell'Onu, la Colombia di Petro abbia ottenuto grandi risultati nella riduzione delle piantagioni di coca. I gruppi armati che operano nel paese lucrando su questi traffici non appaiono perņ disposti ad arrendersi. In agosto, nel dipartimento di Antioquia, un elicottero della polizia impegnato nella lotta contro le coltivazioni illegali č stato abbattuto e tredici agenti sono morti; un attentato dinamitardo nei pressi di una base aerea nella cittą di Cali ha ucciso sette civili. Qualche giorno prima era deceduto il precandidato presidenziale Miguel Uribe Turbay, ferito gravemente in giugno da un attentatore: anche in questo caso l'assassinio sembra collegato al narcotraffico. REVOCATA LA CONDANNA AD ALVARO URIBE. Il Tribunal Superior di Bogotį ha revocato la condanna a dodici anni di arresti domiciliari comminata ad Alvaro Uribe, che a fine luglio era stato riconosciuto colpevole di frode processuale e corruzione di testimoni. Secondo i giudici le prove presentate, consistenti in intercettazioni alla linea telefonica dell'ex presidente in cui questi parlava di tangenti, erano state ottenute in maniera illegale e violavano il suo diritto all'intimitą. La decisione potrą essere appellata davanti alla Corte Suprema de Justicia, ma una risoluzione definitiva potrebbe comportare mesi o addirittura anni di attesa. Immediata la reazione di Gustavo Petro, secondo cui l'annullamento della condanna č una manovra che cerca di nascondere il collegamento di Uribe con il narcotraffico. (25/10/2025) Articolo precedente: L'ex presidente Uribe condannato a dodici anni
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cura di Nicoletta Manuzzato |