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Giuristi internazionali a favore della candidatura di Lula

Al termine dell’interruzione estiva mi permetto di fare brevemente il punto sulla situazione politica del Brasile ormai proiettata sulla scena internazionale. Le elezioni generali si terranno il 7 ottobre: per il presidente della Repubblica, i governatori degli Stati, il Parlamento Federale e le Camere Statali. Come è noto, dopo la deposizione illegale ed illegittima della presidente costituzionale Dilma Rousseff, per impedire la candidatura dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva è stato compiuto un processo manipolato, culminato nella carcerazione il 7 aprile. Tuttavia il 15 agosto la candidatura di Lula è stata registrata, mentre gli alti livelli del potere giudiziario tergiversano nel prendere le decisioni di loro competenza. Intanto il 17 agosto il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Uniti ha ufficialmente riconosciuto il diritto di Lula di essere candidato in base all’adesione del Brasile al Patto internazionale sui diritti politici e sociali. Il 23 agosto la vicepresidente del Comitato, la statunitense Sarah Cleveland, in un'intervista a swissinfo.ch, ha ulteriormente confermato tale posizione. Moltissimi giuristi hanno riconosciuto senza esitazione l'obbligatorietà per il Brasile di rispettare l’ingiunzione delle Nazioni Unite; fra di essi undici nomi di prestigio internazionale hanno scritto al STF e ad altri tribunali superiori brasiliani, attraverso lo studio Bourdon et Associés, una lettera molto ferma. Diversi ministri del STF/Supremo tribunale federale in anni passati avevano affermato la prevalenza gerarchica del Patto, come di altri impegni internazionali, sulle disposizioni nazionali. Il 23 agosto il presidente del Senato e del Congresso nazionale Eunício de Oliveira (MDB/Movimento democratico brasiliano- Ceará) ha divulgato una nota ufficiale in cui afferma che "il Brasile è firmatario del Patto"… che è quindi "in pieno vigore".

Sul versante della protesta si evidenzia lo sciopero della fame per la giustizia nel STF iniziato il 31 luglio da un gruppo di sette esponenti di movimenti sociali a Brasilia, per chiedere che il STF metta in agenda la revisione della detenzione dopo il secondo grado (quando ci sono ancora gradi di giudizio percorribili). Innumerevoli gli appelli al STF in appoggio agli scioperanti, in particolare da esponenti religiosi di diverse denominazioni. Dopo 25 giorni gli scioperanti hanno deciso di sospendere lo sciopero, ritenendo di avere raggiunto lo scopo di rendere palese la non indipendenza e la parzialità del STF. Una vasta manifestazione di appoggio ha accompagnato il momento conclusivo. I mass media non consentono a Lula, candidato, di utilizzare lo spazio televisivo di cui ha diritto per legge. Come evidente si mantiene una situazione di illegalità. Forme molteplici di resistenza, protesta e lotta avvengono in tutto il paese, ma "il potere" e la sua élite rimangono silenziosi e immobili, cioè fuori dalla legge, dalla Costituzione, dagli obblighi internazionali. Si traducono alcuni documenti e si riporta il link al documento ufficiale del Comitato delle Nazioni Unite. (T.I. 25/8/2018)

Nota del presidente del Senato

In risposta alla sollecitazione della presidente del Partito dei lavoratori/PT, il presidente del Senato Federale informa che il Brasile è firmatario del Patto internazionale sui diritti civili e politici e dei suoi Protocolli facoltativi, firmati nell’Onu il 16 dicembre 1966. Il trattato internazionale è passato alla Camera e al Senato fra gennaio 2006 e giugno 2009, con l’approvazione delle due Camere, ed è stato promulgato con il decreto legislativo n. 311 del 2009, come pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione del 17 giugno 2009, essendo quindi in pieno vigore.

Fonte: sito del Senato Federale del Brasile

Lettera (senza risposta) della ACT Alliance alla presidente del STF Cármen Lúcia

"Faccio appello perché riceva le persone in sciopero della fame per ascoltarle". Le parole sono del segretario generale della ACT Alliance Rudelmar Bueno de Faria, in una lettera inviata alla presidente del STF Cármen Lúcia venerdì 24 agosto. La ACT Alliance è la maggiore alleanza mondiale che riunisce chiese protestanti e ortodosse che lavorano su questioni umanitarie, di sviluppo e di influenza politica in tutto il mondo… L’organismo mostra preoccupazione per il trattamento verso i militanti in sciopero della fame per la giustizia nel STF dal 31 luglio e menziona "il crescente clima di tensione nel paese"… I sette militanti si sono offerti volontariamente per partecipare allo sciopero della fame, usato come strumento politico per fare pressione sulla ministra Cármen Lúcia perché venga messa in calendario la votazione delle Azioni Dichiaratorie Costituzionali (ADCs). La richiesta è che il STF riveda (in rispetto della Costituzione) la posizione assunta nel 2016 che ha permesso la detenzione dopo la condanna in secondo grado. Il cambiamento di posizione comporterebbe la liberazione dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva e di migliaia di altri brasiliani che non hanno avuto ampio diritto di difesa nelle istanze superiori.

Fonte: Brasil 247

Manifesto alla militanza popolare e al popolo brasiliano dallo Sciopero della fame per la giustizia nel STF

Il giorno 31 luglio abbiamo iniziato lo Sciopero della fame per la giustizia nel STF con un manifesto alla società che è stato protocollato nel STF, in un atto politico che è stato represso in modo assurdo e insensato. Ma non sono riusciti a far tacere le nostre voci: abbiamo resistito e più forti ed indignati abbiamo lanciato il processo di sciopero della fame. Il nostro obiettivo con lo sciopero è contribuire alla lotta di opposizione al golpe che, nel contesto della profonda crisi del capitale, amplia i processi di sfruttamento  del lavoro e dei nostri beni naturali… Denunciamo con lo sciopero della fame la dittatura del giudiziario, principalmente del STF che in forma arbitraria ha occupato il posto del popolo, stracciando la Costituzione brasiliana e fragilizzando ancora di più la democrazia, costruita nella dura disputa della lotta di classe.

Dopo 26 giorni di sciopero della fame abbiamo deciso per la sospensione dello stesso, ritenendo che esso abbia raggiunto il senso di provocazione che ci eravamo proposti fin dall’inizio di questa azione politica. Ci sentiamo vittoriosi, perché così si sentono i popoli che lottano e abbiamo avuto importanti risultati per l’insieme della lotta popolare. Conosciamo meglio chi sono i cosiddetti operatori del diritto, ministri e accoliti del potere giudiziario. Abbiamo visto come si muovono in un teatro immaginario, guidati dai mezzi di comunicazione borghesi, con scarsa sensibilità per il popolo e senza alcun rispetto per la Costituzione… Conosciamo meglio come funziona la media borghesia, menzognera, che si schiera solo con gli interessi dei suoi padroni e per il mantenimento del potere per i privilegiati. Come agisce il potere legislativo, pezzo fondamentale del golpe, e la sua completa distanza dai problemi reali del popolo.

In questi 26 giorni abbiamo occupato il STF con i nostri atti politici e interreligiosi, con udienze di diversi ministri, indicando la necessità di votare le ADCs – Azioni dichiaratorie di costituzionalità – assicurando la presunzione di innocenza. Abbiamo denunciato il mancato rispetto da parte del Brasile della Risoluzione del Comitato per i diritti umani della Nazioni Unite, che determina il diritto di Lula di essere candidato alle elezioni del 2018.

Continuiamo fermi nella lotta… Avremo ancora molte battaglie collettive, ma abbiamo la certezza che "se taceremo, le pietre grideranno!"

Brasilia, 25 agosto 2018

Jaime Amorim, Zonália Santos, Rafaela Alves, Frei Sérgio Görgen, Luiz Gonzaga Silva-Gegê, Vilmar Pacífico e Leonardo Nunes Soares

Fonte: Brasil de Fato

Siamo entrati nel tempio dei faraoni

Il dirigente dei Lavoratori rurali senza terra/MST João Pedro Stédile ha fatto un bilancio delle lotte popolari degli ultimi mesi e ha definito la Marcia nazionale Lula libero come una significativa vittoria. "In quest’ultimo periodo i movimenti sociali hanno recuperato l’iniziativa politica". Secondo Stédile gli scioperanti hanno aperto le "porte del tempio dei faraoni. È il STF il tempio dei faraoni. Non è stato possibile aprire questa porta che libererebbe Lula e altri 200.000 se votassero le ADCs, una delle rivendicazioni degli scioperanti. Essi sono accerchiati dal capitale, il loro peccato originale è che il potere non viene dal popolo", ha aggiunto Stédile.

Qui il documento ufficiale del Comitato delle Nazioni Unite

Traduzioni e introduzione di Teresa Isenburg

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato