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Brasile, elezioni amministrative. Una lieve brezza
Domenica 15 novembre 2020, dalle 7 alle 17 (ora locale), si
sono tenute in Brasile le elezioni amministrative. Elezioni
importanti perché si svolgono nel lungo flusso politico di
manipolazione istituzionale iniziato il 4 marzo 2016 e che
continua fino ad oggi con oltraggi quotidiani alla Costituzione del
1988. 147,6 milioni di votanti su una popolazione totale di 211,8
milioni nei 5.570 municipi dei 26 Stati. 537.656 candidati
dei quali 66,4% uomini, 33,6% donne; 48,07% bianchi, 39,51%
"pardos"/scuri, 10,53% neri, 0,4% indigeni distribuiti in 33
partiti, alcuni dei quali di piccole dimensioni e di recente
costituzione nel contesto confuso degli ultimi anni. 95 municipi
con oltre 200.000 abitanti potranno andare al secondo turno con
ballottaggio qualora nessun candidato a sindaco raggiunga la
maggioranza di 50%+1. Riflettendo l’attuale congiuntura politica,
6.760 sono i candidati che si qualificano come appartenenti alle
forze dell’ordine e alle forze armate, 8.700 utilizzano un titolo
religioso (pastore/a, vescovo, apostolo ecc.) con un forte
incremento rispetto al 2016. Incremento che riflette l’importanza
di questi gruppi (forze dell’ordine e militari, evangelicali)
nell’appoggio all’attuale esecutivo in cui essi sono molto
rappresentati.
È naturalmente troppo presto per fare un bilancio, ma vale la pena
di cogliere subito alcuni indizi.
Il tratto fondamentale di questa elezione è stato il riflusso delle
forze bolsonariste. La maggioranza dei candidati che si sono
presentati come santi pastori capitani ecc. non è stata eletta.
La sinistra in generale presenta un quadro di vitalità recuperando
in parte le sconfitte del 2018 ed eleggendo una quantità notevole
di consiglieri comunali (e anche di sindaci nelle città medie) con
rinnovamento di età e di genere. Ad esempio un caso indicativo è
la città di Maricá nello Stato di Rio de Janeiro, 150.000 abitanti: il
sindaco uscente è stato rieletto e 90% dei consiglieri sono PCdoB e
PT. Si sono riaffermati i partiti tradizionali di centro e di
centrodestra con un'esistenza di molti decenni. Decine di città
andranno al ballottaggio. I casi più importanti sono Recife,
1.600.000 ab., dove il ballottaggio sarà interno alla sinistra,
fra PSB/Partito socialista brasiliano e PT/Partito dei lavoratori. A San Paolo, 12 milioni di abitanti, il confronto aspro è fra
un candidato giovane dell’oligarchia socialdemocratica, Bruno
Covas, e un quadro ascendente nato nei
movimenti sociali in particolare dei senza tetto Guilherme Boulos
del PSOL/Partito socialismo e libertà (con già uno schema di
convergenza delle sinistre). Per quelli che si ricordano dei forum
mondiali ci sono due città simbolo: Belém do Pará, dove il delegato
Eguchi del piccolo partito bolsonarista Patriotas si confronta con
Edimilson Rodrigues del PSOL, che era presente nelle giornate di
Genova del 2000. Infine a Porto Alegre, dove è nato il forum
sociale, la comunista Manuela D’Avila, già combattiva candidata
alla vicepresidenza con Fernando Haddad nel 2018, disputa con
Sebastião Melo del MDB/Movimento democratico brasiliano. (Teresa
Isenburg, San Paolo, 16/11/2020) |
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cura di Nicoletta Manuzzato |