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Brasile, vaccini e dintorni

Mi sembra che forse possa essere di un certo interesse qualche notizia su pratiche ed esperienze di vaccinazione diverse da quelle europee. Traduco un'intervista alla seria rivista di divulgazione scientifica Ciência Hoje della SBPC/Società brasiliana per il progresso della scienza, del dottor Dimas Covas direttore dell’Istituto Butantan, importante centro sieroterapico di San Paolo con alle spalle un secolo di ricerca scientifica e produzione industriale nel settore dei vaccini (era stato fondato nel 1901 per far fronte a un'ondata di peste bubbonica nella città portuale di Santos).

In Brasile è in corso una contrapposizione inconciliabile fra la maggioranza assoluta di medici e ricercatori e il vertice del potere esecutivo federale dominato dal presidente e dai suoi seguaci negazionisti. Il paese sarebbe stato e continuerebbe ad essere in condizione di affrontare assai bene la pandemia, pur con i limiti imposti dal divario fra grandi numeri di popolazione e strutture igienico-sanitarie sottoposte a sollecitazioni intense. Ma il negazionismo del potere centrale, che sfiora il sabotaggio, pone continui intralci lungo il percorso. In particolare direttamente la presidenza della Repubblica e il Ministero della Salute ostacolano l’azione del Butantan per contrapposizione politica con João Doria, governatore dello Stato di San Paolo (da cui dipende l’istituto). Un negazionismo attivo che continua ad essere praticato nonostante la CPI/Commissione parlamentare di inchiesta del Senato Federale fra giugno e settembre 2021 abbia documentato le gravi responsabilità sanitarie e criminali dell’esecutivo federale.

Ma il sabotaggio sanitario attivo è assai più vasto. Proprio in questi giorni è in corso da parte del Ministero della Salute un'azione di rallentamento dell’applicazione della vaccinazione ai bambini, nonostante il parere favorevole e l’autorizzazione dell’Anvisa/Agenzia di vigilanza sanitaria per il vaccino Pfizer. Peraltro Butanatan ha messo a punto un immunizzante per bambini a virus inattivato che Anvisa esamina con molta lentezza, mentre nega l’utilizzo di CoronaVac del Butantan per la terza dose. Solo con l’intervento del STF/Supremo Tribunale Federale è stato imposto l’obbligo di certificato vaccinale e test negativo per chi entra nella Federazione provenendo dall’estero; una misura alla quale il presidente (non vaccinato) opponeva forte resistenza. Peraltro proprio in coincidenza di tale confronto un attacco informatico blocca da molti giorni l’accesso alle certificazioni e registrazioni vaccinali del sito ministeriale Conecte Sus, con conseguenza deleterie.

Oggi in Brasile la produzione e la fornitura di vaccini è affidata ai due principali centri sieroterapici pubblici, Butantan di San Paolo e Fiocruz di Rio. Entrambi producono immunizzanti in collaborazione con industrie internazionali, rispettivamente Sinovac e Astrazeneca. Ma avanza la fabbricazione autonoma di vaccini in grado di soddisfare le necessità interne ed eventualmente anche esportare. Le piattaforme scelte sono diverse, sia tradizionali che di ultima generazione. Al momento in base ai dati disponibili risulta che il 67% della popolazione brasiliana è vaccinata con due dosi. Le differenze territoriali sono significative: si va dal 95% dello Stato di San Paolo e percentuali attorno al 50% negli insediamenti più isolati.

Ciência Hoje: Qual è l’importanza di produrre un vaccino brasiliano, con materiali nazionali, nell’attuale scenario in cui ci sono già altri immunizzanti in uso nel paese?

Dimas Covas: Il Brasile ha uno dei maggiori programmi di vaccinazione pubblica del mondo, il PNI/Programma Nazionale di Immunizzazione, che è prevalentemente rifornito da Butantan e Fiocruz. Il Butantan è il maggiore fornitore di vaccini per il PNI. Ad esempio consegniamo 80 milioni di unità all’anno del nostro vaccino per influenza. Un'emergenza sanitaria come questa, che ha colto tutti di sorpresa e che rimarrà per qualche tempo, esige vaccini ed essi devono essere prodotti qui per dare indipendenza al Brasile in questo settore. L’anno scorso abbiamo avuto una grande sfida, che progressivamente si sta vincendo, e questo passo avanti si consoliderà nel momento in cui avremo la produzione nazionale. Il Butantan lavora in questa direzione dallo scorso anno e in questo momento ha un farmaco di ampio uso nel paese, CoronaVac; e un altro è in fase avanzata di sviluppo, Butanvac, che dà molta speranza per il prossimo anno.

CH: Quali sono le principali caratteristiche di Butanvac? Presenta una evoluzione rispetto alla prima generazione di vaccini?

DC: Butanvac già incorpora le molte conoscenze sul virus prodotte dalla prima generazione di medicamenti. Ha una costituzione antigenica perfezionata e che induce, come già dimostrano le sperimentazioni animali, una risposta immunogenica elevata. Senza dubbio in questo senso è un vaccino migliore. Il secondo punto importante è che è prodotto con una tecnologia molto diffusa nel mondo, la stessa piattaforma del vaccino dell’influenza. Ci sono fabbriche di vaccino dell’influenza sparse nel mondo intero, e l’obiettivo di Butanvac è proprio quello di essere accessibile alle popolazioni attraverso produzioni locali (inoltre ha un costo contenuto). È stato sviluppato da un consorzio internazionale e al momento sono tre i paesi che svolgono studi clinici: Brasile, Thailandia e Vietnam. Speriamo che a fine anno (2021) vi siano i risultati di tali studi per sollecitare almeno l’uso emergenziale per la commercializzazione il prossimo anno. Qui al Butantan abbiamo già fatto una produzione iniziale di dieci milioni di dosi. Stiamo aspettando i risultati degli studi clinici per avere la composizione finale. È una grande speranza. Butanvac può risolvere il problema del paese nel secondo semestre del 2022 e anche aiutare paesi più poveri, che hanno difficoltà con la vaccinazione.

CH: Come è stato sviluppato Butanvac? Quale la sfida  per testare in una situazione in cui già molte persone sono vaccinate (in Brasile)?

DC: Butantan ha la sua fabbrica di vaccino per l’influenza, la maggiore dell’emisfero sud, con capacità di 860 milioni di dosi (per diverse malattie) all’anno e ha tutta una linea di ricerca relativa all’influenza. Per utilizzare tale struttura, lo scorso anno abbiamo cominciato a tentare di fare la coltivazione del coronavirus sulla stessa base, inoculazione del virus in uovo, e ci siamo associati ad altre istituzioni che avevano lo stesso progetto. Tale consorzio è riuscito a sviluppare il vaccino in modo relativamente rapido, e oggi è in fase clinica su umani sia qui che in Thailandia e in Vietnam. Il processo di test è più avanzato in Thailandia che in Vietnam e devono esserci i risultati a breve. I risultati sono sempre condivisi e questo potrà rendere più rapida l’approvazione del vaccino.

CH: Possiamo chiamare Butanvac “un vaccino brasiliano”? Lei ritiene che il Brasile ha ritardato a sviluppare un vaccino che potesse essere fatto qui al 100%?

DC: Butanvac è completamente di competenza nazionale. Non credo che ci siano stati ritardi. La sfida per lo sviluppo di vaccini è enorme e in realtà vi è stata grande celerità nello sviluppo degli esemplari iniziali. Prima della pandemia era impensabile sviluppare un vaccino in meno di quattro/cinque anni. Ma all’inizio di quest’anno (2021) già c’erano vaccini. Siamo riusciti a fare ciò qui al Butantan perché avevamo molta esperienza nel settore. Al momento continuiamo ad essere responsabili della fase finale della produzione di CoronaVac nel paese, ma presto avremo il controllo del ciclo completo, con una nuova fabbrica che sarà operativa nel 2022. Inoltre Butantan ha tre vaccini in fase di sviluppo, su piattaforme diverse. Tra l’altro riteniamo di poter avere un vaccino combinato influenza/coronavirus nel prossimo anno. Abbiamo anche collaborazioni con Fiocruz.

CH: Può dirci qualche cosa di più su questo vaccino combinato influenza/coronavirus?

DC: Tutto indica che finché il virus circolerà nel mondo vi è la possibilità che diventi endemico come il virus dell’influenza, che si manifesta in modo importante nei mesi di autunno-inverno. Se tale scenario si conferma, sarà necessaria una campagna vaccinale contro Covid-19 una volta all’anno. Ci stiamo preparando per questa eventualità con un preparato combinato che usa un'uguale tecnologia. La ricerca è nella fase preclinica.

CH: Si hanno notizie sullo sviluppo di altri vaccini nel paese? Le istituzioni collaborano fra di loro?

DC: La grande differenza con altre iniziative è che Butantan dispone di un ciclo completo che va dalla ricerca fondamentale alla produzione. Questo fa la differenza. Stiamo sviluppando più di un vaccino con Fiocruz, uno con piattaforma di uovo embrionato e un altro con tecniche di proteine e peptidi ricombinanti. Sono iniziative ancora in fase preliminare, non sono in studi preclinici in animali, ma camminano.

CH: Perché alcuni paesi ancora non riconoscono CoronaVac? Come va questa procedura?

DC: Oggi, oltre alla questione di salute pubblica mondiale, esistono aspetti geopolitici. Vi è una gara fra blocchi di paesi, soprattutto fra quelli che hanno un'industria di produzione di vaccini, per sapere quale dominerà la scena, perché certamente serviranno ancora miliardi di dosi. La contrapposizione è grande fra le multinazionali dell’occidente e l’altro grande produttore, la Cina. Fra i paesi produttori la Cina è quella che ha più contribuito alle esportazioni, soprattutto verso i paesi di medio e basso reddito. Questa contrapposizione si riflette nel riconoscimento da parte dei paesi. I due grandi vaccini cinesi di Sinopharm e Sinovac sono riconosciuti dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità e dovrebbero essere riconosciuti da tutti i paesi firmatari dell'OMS. L’indicazione in questo senso è chiara. L’Unione Europea ha già invitato i paesi membri a riconoscere il vaccino: alcuni lo hanno fatto e il processo avverrà in modo progressivo.

CH: Che cosa può dire sulle critiche che subisce CoronaVac?

DC: È una guerra non scientifica, ma politica e ideologica, che è stata inaugurata lo scorso anno (2020) dal presidente della Repubblica, quando ha dichiarato che non avrebbe comprato il “vacCina”, il  vaccino della Cina. Questa battaglia contro il vaccino continua. Periodicamente la maggiore autorità del nostro paese parla male del vaccino, dice che non funziona, che ci sono dei problemi, ecc. È una guerra senza senso in un paese in cui la trasmissione del virus è ancora alta e dobbiamo avanzare molto rapidamente nella difesa immunitaria. La vaccinazione è stata il principale fattore di riduzione dei casi di ricovero e decesso. Se (come era possibile) fossimo stati più rapidi in questa vaccinazione, avremmo risparmiato migliaia e migliaia di vite. Questo riflette l'irresponsabilità delle autorità che dovrebbero tutelare la salute pubblica, ma invece seguono interessi politici a e non si occupano di iniettare il vaccino nel braccio dei brasiliani.

CH: Perché il vaccino CoronaVac non viene indicato dal Ministero della Salute per la terza dose? È meno efficace negli anziani, come indicano alcune ricerche?

DC: Tutti i vaccini, inclusi quelli di Moderna, Pfizer, Astrazeneca, sono meno efficaci negli anziani. Questo riflette il fenomeno dell'immunosenescenza. In questo scenario per tutti i vaccini in uso in questo momento è raccomandata la terza dose. Adesso (l’intervista è di settembre 2021) in Brasile è stata presa tale decisione per gli anziani al di sopra dei 60 anni e per persone con immunodeficienza. Senza dubbio la decisione è corretta, ma la discussione sta assumendo tratti di protagonismo e le persone dimenticano un fatto fondamentale: in Brasile ci sono 28 milioni di persone di oltre 60 anni che non hanno ancora ricevuto la seconda dose e non ho visto nessuna iniziativa forte in questo senso. Infine i dati scientifici disponibili mostrano che, per individui al di sopra dei 60 anni, la terza dose di CoronaVac aumenta fino a 3.000% il livello di anticorpi. È una risposta fantastica, quindi non c’è motivo per scartare il vaccino per la terza dose.

CH: Come valuta la distribuzione di vaccini nel PNI?

DC: Caotica! Il PNI è stato stravolto. Nel caso della vaccinazione contro il coronavirus il controllo è direttamente con la Segreteria di lotta al Covid, che è caotica. In primo luogo non sono stati definiti criteri chiari all’inizio; poi si è atteso a comprare vaccini e a decidere quali sarebbero state le migliori procedure. Non è facile recuperare questo caos iniziale. Quasi tutte le settimane si hanno notizie di mancanza di seconde dosi in diversi Stati. Il PNI dovrebbe coordinare tutti gli Stati (come avviene nelle campagne di vaccinazione ordinarie) e questo non è avvenuto. Così ogni Stato ha il suo programma di immunizzazione. La mancanza di coordinamento centrale e di un'azione chiara del Ministero della Salute si riflette nella situazione di fragilità che il paese ha affrontato fin dall’inizio della pandemia.

CH: Il brasiliano è più aperto alla vaccinazione che popolazioni di altri paesi, come gli USA? Cosa si sarebbe potuto fare per accelerare tale processo?

DC: Gli USA non hanno un programma di vaccinazione come il Brasile. Non fa parte della cultura americana la vaccinazione pubblica e gratuita, con oltre due decine di tipi di vaccini, che invece è prassi in Brasile. L’arrivo della pandemia ha portato la necessità che le persone percepissero il grande ruolo dei vaccini e questo ha spazzato via i movimenti novax che volevano nascere. Il discredito dell’importanza dei vaccini è praticamente scomparso in Brasile. L’adesione al vaccino è molto alta nella popolazione in generale. Questa è una conseguenza importante della catastrofe che viviamo. Il processo potrebbe essere ancora più accelerato se avessimo un Ministero della Salute minimamente efficiente, gestito da tecnici, medici epidemiologi e non da generali.

CH: La pandemia porta la popolazione a riconoscere maggiormente il lavoro di Butantan e Fiocruz?

DC: Certamente. Queste due istituzioni, che recentemente sono state dichiarate Patrimonio della Salute Pubblica Nazionale, per legge, sono i pilastri fondamentali delle azioni vaccinali in Brasile. Sono istituzioni che, fin dall’origine, si dedicano a promuovere la salute attraverso ciò che è fondamentale per la vita moderna, i vaccini. Butantan è diventata recentemente una star nazionale, abbiamo raggiunto il milione di followers in Instagram. Le persone non solo seguono le attività di Butantan, ma cominciano a capire l’universo del vaccino e dell’immunologia. È un risultato positivo di questa sventura che ci colpisce.

Valquíria Daher, giornalista, Instituto Ciência Hoje - sett. 2021

Traduzione e introduzione di Teresa Isenburg - 23/12/2021

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato