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Vorrei cercare di contestualizzare (cosa per niente facile) i recenti accadimenti in Brasile, di cui anche i giornali italiani riportano in parte notizie e dei quali gli ottimi articoli di Daniele Mastrogiacomo su Repubblica ci informano. Propongo i seguenti punti: 1) il riconoscimento del golpe del 2016 da parte degli attori dello stesso; 2) la dichiarazione ideologica di Jair Bolsonaro alle Nazioni Unite; 3) il Sinodo panamazzonico; 4) l’uso della censura in modo ormai continuativo; 5) il ricorso alla brutalità nei territori delle periferie da parte del governatore di Rio de Janeiro. La lunghezza dei testi è motivata dall'importanza non contingente di questi fatti che documentano la profonda forma autoritaria e anticostituzionale dell’attuale governo brasiliano. Deve preoccupare che, in un quadro che si va chiarendo in modo inequivocabile per la sua illegittimità, esponenti politici di primo piano e figure pubbliche non secondarie nel nostro paese esprimano consenso e apprezzamento a governanti che calpestano le Costituzioni (dei propri e degli altrui paesi). Sul versante delle notizie positive merita la massima attenzione l’imponente iniziativa del Vaticano di promuovere un rafforzamento della presenza della Chiesa Cattolica in America Latina. E naturalmente non si possono dimenticare le manovre politico-giudiziarie attorno al prigioniero politico presidente Luiz Inácio Lula da Silva, al quale non viene data giustizia nel solo modo possibile: l’immediata scarcerazione senza se e senza ma. E intanto l’Amazzonia brucia, soprattutto in prossimità della aree già destinate a coltivazioni dell’agrobusiness. (T.I. 24/9/2019) 1) Se lo dice lui (anzi lei, loro e altri)Confessioni confermano il golpe del 2016 - di Márcia Lia, deputata statale per il PT/SP, Partito dei Lavoratori dello Stato di São PauloNegli ultimi tre giorni (dal 16 settembre) tre confessioni di figure di peso hanno ammesso il golpe del 2016, che ha deposto Dilma Rousseff dalla presidenza della Repubblica senza che ella avesse commesso crimine. La sera di lunedì 16 settembre l’ex presidente Michel Temer ha detto testualmente, durante il programma Roda Viva (della TV Cultura) che "io mai ho appoggiato o mi sono impegnato per il golpe", aggiungendo che si era spinto a parlare con l’ex presidente Lula (come reso pubblico dal The Intercept Brasil la settimana precedente) sul riavvicinamento del MDB (partito del Movimento Democratico Brasiliano) al governo nel tentativo di impedire il golpe. Il seguito della vicenda è l’intercettazione e la divulgazione selettiva e illegale di parte della conversazione fra Dilma e Lula, utilizzate dall’ex giudice Sérgio Moro per incendiare la società contro i due presidenti. In altra confessione l’ex ambasciatore Ernesto Araújo (attuale ministro degli Esteri) – funzionario dell’Itamaraty/Ministero degli Esteri dal 1991 - in una conferenza negli USA ha affermato: "Posso dire che noi siamo riusciti a rimuovere Dilma dal governo". L’ultima confessione viene da una giurista, Janaína Paschoal, oggi deputata statale a São Paulo (per il PSL/Partito Social Liberale), una delle autrici della richiesta di impeachment (di Dilma), che chiede: "Qualcuno crede che Dilma sia caduta per un problema contabile?"* Le tre confessioni sono irrefutabili e fino ad ora sono le più importanti perché non ci sono mezze parole da interpretare. Il Brasile vive una tragedia nel dopo golpe che ha elevato al potere una famiglia (Bolsonaro) legata ai miliziani, il cui obiettivo è avere una buona vita, anche a costo di consegnare la vita del popolo brasiliano a fame, miseria e criminalità; anche se questo costi consegnare il paese e le sue risorse minerarie, i biomi, la ricchezza territoriale; anche se questo costi perseguitare, uccidere e discriminare. Le responsabilità adesso sono state confessate. Che ognuno paghi per il proprio crimine. Fonte: Jornal GGN – 18/9/2019 *Vale la pena riascoltare le registrazioni in Senato dell'autodifesa di Dilma Rousseff il 29 agosto 2016, un documento che rimarrà per la storia, e l'arringa di accusa contro Dilma dell’avvocata Janaína Paschoal del 30 agosto 2016, un documento che non rimarrà per la storia. Michel Temer a Roda Viva - 16/9/2019 Ho avuto molto piacere ad essere presidente della Repubblica. Non ho mai anelato a ciò. Ogni tanto (…) ci sono stati riferimenti al fatto che io avrei appoggiato l’idea del golpe (…) invece il fatto è che quando cominciò l’impedimento della signora ex presidente, io sono subito venuto a São Paulo per quattro settimane e sono tornato (a Brasilia) solo tre/ quattro giorni prima che la Camera dei deputati votasse la materia, perché se no sarebbe stato brutto per me. Mai ho appoggiato o mi sono impegnato per il golpe. Recentemente il giornale Folha ha reso pubblica una telefonata con l’ex presidente Lula (…) per portare il PMDB a impedire l’impeachment. Io ho tentato, ma a quel punto confesso che la mobilitazione popolare era così grande che i partiti avevano ormai vocazione per l’impeachment. Ma fino all’ultimo momento, e la telefonata dell’ex presidente Lula lo rivela esattamente, io non ero adepto del golpe. Solo ho assunto la presidenza della Repubblica per la via non solo costituzionale, ma anche elettorale. Quindi come prima cosa voglio rifiutare questa questione del golpe. Fonte: Il video è disponibile su YouTube E la lista continua L’ex ministro degli Esteri del governo Michel Temer, l’ex senatore Aloysio Nunes Ferreira (PSDB-SP), adesso afferma che vi è stata manipolazione politica dei procuratori della Lava Jato e dell’allora giudice Sérgio Moro per deporre l’allora presidente Dilma Rousseff nel golpe di impeachment del 2016. In intervista alla Folha de São Paulo pubblicata il 27 settembre afferma che le rivelazioni della Vaza Jato (The Intercept Brasil) mostrano che Moro e i procuratori adottarono "procedure di assoluta illegittimità". Oggi Aloysio ha detto di avere appoggiato l’impeachment, ma non con lo "stesso entusiasmo" del gruppo del PSDB della Camera. Tuttavia il giorno successivo alla votazione da parte dei deputati dell’ammissibilità del processo contro Dilma (17 aprile 2016), l’allora senatore, che presiedeva la commissione di relazioni internazionali del Senato, viaggiava a Washington per una "controffensiva diplomatica", per combattere le denunce che l’impeachment era di fatto un golpe. Fonte: Redazione RBA/Rede Brasil atual del 27/9/2019 2) Discorso di Jair Bolsonaro alla 74aAssemblea Generale delle Nazioni Unite, 24/9/2019* (…) Presento a lor signori il nuovo Brasile, che risorge dopo essersi trovato sull’orlo del socialismo. Un Brasile in ricostruzione a partire dalle aspirazioni e dagli ideali del suo popolo. Nel mio governo il Brasile lavora per riconquistare la fiducia del mondo, riducendo la disoccupazione, la violenza e il rischio per gli affari, attraverso la riduzione della burocrazia, la deregolamentazione e, soprattutto, attraverso l’esempio. (I disoccupati sono saliti a oltre 12,5 milioni) Il mio paese è stato molto vicino al socialismo, ciò che ci ha posto in una situazione di corruzione generalizzata, grave recessione economica, alti tassi di criminalità e ininterrotti attacchi ai valori familiari e religiosi che formano le nostre tradizioni. Nel 2013 un accordo fra il governo petista e la dittatura cubana ha portato in Brasile 10.000 medici senza alcun riconoscimento professionale. A loro è stato impedito di portare coniugi e figli, hanno avuto il 75% dei loro salari confiscati dal regime ed è stato loro impedito di usufruire di diritti fondamentali, come andare e venire. Un vero lavoro schiavo, mi si creda (…) Appoggiato da entità di diritti umani del Brasile e dell’ONU! (Il riferimento è al programma Mais Médicos. A questo punto la delegazione cubana si è ritirata dall’Assemblea). (…) La storia ci mostra che, già negli anni ’60, agenti cubani furono mandati in diversi paesi per collaborare al rafforzamento di dittature. Pochi decenni fa hanno cercato di cambiare il regime brasiliano e di altri paesi dell’America Latina. Sono stati sconfitti! Civili e militari brasiliani sono morti e altri hanno visto la loro reputazione distrutta, ma abbiamo vinto quella guerra e abbiamo salvato le nostra libertà. (Il riferimento di elogio è alla dittatura civile e militare 1964-1984 e ai torturatori denunciati dalla Commissione nazionale della verità/CNV maggio 2012-dicembre 2014. Segue l’attacco al Venezuela). (…) Il Foro di San Paolo, organizzazione criminale creata nel 1990 da Fidel Castro, Lula e Hugo Chávez per diffondere e rafforzare il socialismo in America Latina, continua vivo e deve essere combattuto. (…) Nella ricerca di prosperità stiamo adottando politiche che ci avvicinino ad altri paesi che si sono sviluppati e hanno consolidato le loro democrazie. Non può esserci libertà politica senza che vi sia anche libertà economica (…) l’economia sta reagendo (…) stiamo aprendo l’economia e integrandoci alle catene globali di valore. (…) Signorina Ysany Kalapalo (india invitata da Bolsonaro a far parte della delegazione brasiliana), adesso parliamo di Amazzonia. In primo luogo il mio governo ha un impegno solenne per la conservazione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile a favore del Brasile e del mondo. (…) In questo periodo dell’anno il clima secco e i venti favoriscono incendi spontanei e criminali. Va sottolineto che ci sono anche incendi praticati dagli indigeni e dalle popolazioni locali, come parte della rispettiva cultura e modo di sopravvivenza. Ogni paese ha problemi. Ma gli attacchi sensazionalistici che subiamo da parte dei mezzi di comunicazione internazionali per gli incendi in Amazzonia risvegliano il nostro sentimento patriottico. E' una falsità dire che l’Amazzonia è patrimonio dell’umanità e un equivoco, come attestano gli scienziati, affermare che la nostra foresta è il polmone del mondo (…) Hanno messo in discussione ciò che ci è più sacro: la nostra sovranità! (…) La visione di un leader indigeno non rappresenta quella di tutti gli indigeni brasiliani. Molte volte alcuni di questi leader, come il cacique Raoni, vengono usati come strumenti di manovra da governi stranieri nella loro guerra informativa per far avanzare i loro interessi in Amazzonia. Sfortunatamente alcune persone, dentro e fuori il Brasile, appoggiandosi a ong, si ostinano a trattare e mantenere i nostri indigeni come veri e propri uomini delle caverne. Il Brasile adesso ha un presidente che si preoccupa di quelli che erano là prima dell’arrivo dei portoghesi. L’indio non vuole essere latifondista povero su terre ricche. Specialmente sulle terre più ricche del mondo. E' il caso delle riserve Yanomâmi e Raposa Serra do Sol. Nelle nostre riserve vi è, tra l’altro, grande abbondanza di oro, diamante, uranio, niobio e terre rare. (Qui Bolsonaro ha letto una lettera firmata dal Gruppo di agricoltori indigeni del Brasile). (…) Poco tempo fa presidenti socialisti che mi hanno preceduto hanno stornato centinaia di miliardi di dollari per comprare parte dei mezzi di comunicazione e del Parlamento, tutto per un progetto di potere assoluto. Sono stati giudicati e puniti grazie al patriottismo, alla perseveranza e al coraggio di un giudice che è simbolo nel mio paese, il dr. Sérgio Moro, il nostro attuale ministro di Giustizia e sicurezza pubblica. Questi presidenti hanno anche trasferito buona parte di tali risorse in altri paesi. (Le denunce da parte dei cosiddetti presidenti socialisti per calunnia ecc. sono già state inoltrate. Il riferimento a Sérgio Moro dopo i documenti diffusi da The Intercept Brasil suona come un insulto alla magistratura internazionale. Segue una lunga parte sugli incontri internazionali di Bolsonaro). (…) (Inizia qui la parte finale del discorso di Bolsonaro, che assume i temi morali che riflettono le posizioni dei suoi alleati religiosi, in particolare il "vescovo" Edir Macedo che, in disprezzo del principio di laicità sancito dalla Costituzione, era accanto a Bolsonaro nella celebrazione della festa nazionale del 7 settembre 2019). Durante gli ultimi decenni, senza accorgercene, ci siamo lasciati sedurre da sistemi ideologici di pensiero che non cercavano la verità, ma il potere assoluto. L’ideologia è entrata nel terreno della cultura, dell’educazione e dei mass media, dominando mezzi di comunicazione, università e scuole. L’ideologia ha invaso le nostre case per attaccare la cellula madre di ogni società sana, la famiglia. Cercano anche di distruggere l’innocenza dei nostri bambini, pervertendo addirittura la loro più basica ed elementare identità, quella biologica. L’ideologia ha invaso la stessa anima umana per espellere da essa Dio e la dignità con cui Egli ci ha rivestito. E, con tali metodi, questa ideologia sempre ha lasciato uno strascico di morte e miseria laddove è passata. Sono una prova vivente di ciò. Sono stato vigliaccamente accoltellato da un militante di sinistra e sono sopravvissuto solo per un miracolo di Dio. Una volta di più ringrazio Dio per la mia vita. (Il riferimento è alla coltellata che Bolsonaro ha subito il 6 settembre 2018 nella città di Juiz de Fora. Inutile dire che le nebbie che avvolgono tale episodio e l’uso che di esso è stato fatto sono fittissime). (…) Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, è questo: contemplare la verità, seguendo Giovanni 8:32: "E conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". *Vorrei mettere in chiaro il motivo per cui dal 1947 vige la pratica che sia il delegato brasiliano a parlare per primo nell’Assemblea di inizio anno delle Nazioni Unite. Allora fu il ministro degli Esteri Oswaldo Aranha, probabilmente in conseguenza della partecipazione del Brasile, unico paese dell’America del Sud a prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale con l’invio di una divisione nella Campagna d'Italia fra luglio 1944 e maggio 1945. In seguito molto apprezzato fu il lavoro diplomatico del Brasile, tradizionalmente neutrale, per la risoluzione relativa ai due Stati nella Palestina britannica. 3) Il Sinodo panamazzonico E' impossibile riassumere l’Instrumentum laboris che costituisce il punto di arrivo di due anni di inchiesta sul terreno all’interno delle molte articolazioni della Chiesa Cattolica nella vasta area amazzonica, il momento dell’ascolto delle voci della comunità e il punto di partenza per il mese di ottobre del Sinodo, che riunirà in Vaticano 280 persone e da cui usciranno le linee di lavoro di nuovo sul terreno per i prossimi anni. E' un documento profondo, costruito con rigore e precisione metodologica, che unisce base teologica, analisi di una realtà regionale nella sua concretezza e capacità di presentare temi e proposte di carattere generale, ma strettamente calati in una territorialità specifica, materiale e identificabile. Per chi è interessato vale la pena di prendersi il tempo per leggere il documento nella sua interezza, perché è molto compatto e non si adatta ad essere spiluccato giornalisticamente. Tutto è disponibile su http://www.sinodoamazonico.va e su Vatican News. Introduzione - "Il Sinodo dei Vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: «Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama»" (EC, 6). 1. Il 15 ottobre 2017 Papa Francesco ha annunciato la convocazione di un Sinodo Speciale per l'Amazzonia, avviando un processo di ascolto sinodale che è iniziato nella stessa Regione Amazzonica con la sua visita a Puerto Maldonado (19/01/2018). L’Instrumentum Laboris è il frutto di questo lungo processo che comprende la stesura del Documento preparatorio per il Sinodo del giugno 2018 e un ampio sondaggio tra le comunità amazzoniche [1]. 2. La Chiesa ha di nuovo oggi l'opportunità di stare in ascolto in questa zona in cui tanto è in gioco. Ascoltare implica riconoscere l'irruzione dell'Amazzonia come nuovo soggetto. Questo nuovo soggetto, che non è stato sufficientemente considerato nel contesto nazionale o mondiale né nella vita della Chiesa, è ora un interlocutore privilegiato. 3. Ma ascoltare non è facile. Da un lato la sintesi delle risposte al questionario da parte delle Conferenze Episcopali e delle comunità risulterà sempre incompleta e insufficiente. Dall’altro, la tendenza a omologare i contenuti e le proposte richiede un processo di conversione ecologica e pastorale per lasciarsi interrogare seriamente dalle periferie geografiche ed esistenziali (cf. EG 20). Questo processo deve continuare durante e dopo il Sinodo come elemento centrale della vita futura della Chiesa. L'Amazzonia chiede a gran voce una risposta concreta e riconciliatrice. 4. L'Instrumentum laboris si compone di tre parti: la prima, il vedere-ascoltare, è intitolata La voce dell'Amazzonia e ha lo scopo di presentare la realtà del territorio e dei suoi popoli. Nella seconda parte, Ecologia integrale: il grido della terra e dei poveri, si raccoglie la problematica ecologica e pastorale e nella terza parte, Chiesa profetica in Amazzonia: sfide e speranze, la problematica ecclesiologica e pastorale. 5. In questo modo l'ascolto dei popoli e della terra da parte di una Chiesa chiamata ad essere sempre più sinodale inizia entrando in contatto con la realtà contrastante di un'Amazzonia piena di vita e di saggezza. Continua con il grido provocato dalla deforestazione e dalla distruzione estrattivista che esige una conversione ecologica integrale. E si conclude con l’incontro con le culture che ispirano nuovi cammini, sfide e speranze di una Chiesa che vuole essere samaritana e profetica attraverso la conversione pastorale. Seguendo la proposta della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), il documento è strutturato sulla base delle tre conversioni a cui Papa Francesco ci invita: la conversione pastorale a cui ci chiama attraverso l'Esortazione Apostolica Evangelii gaudium (vedere-ascoltare); la conversione ecologica attraverso l'Enciclica Laudato si’ che orienta il cammino (giudicare-agire) e la conversione alla sinodalità ecclesiale attraverso la Costituzione Apostolica Episcopalis Communio che struttura il camminare insieme (giudicare-agire). Tutto questo in un processo dinamico di ascolto e discernimento dei nuovi cammini attraverso i quali la Chiesa in Amazzonia annuncerà il Vangelo di Gesù Cristo nei prossimi anni.
Conclusione 4. Censurare 6 settembre 2019: Biennale del libro a Rio de Janeiro - Nel corso della Biennale del libro a Rio de Janiero, 3-12 settembre, il sindaco della città Marcelo Crivella (del quale il "vescovo" Edir Macedo è zio) ha dato ordine di censurare una storia a fumetti, Vingadores: a cruzada das criancas (traduzione di Young Avengers vol 66° della Collezione ufficiale di Graphic Novels Marvel). La storia a fumetti comprendeva una coppia omosessuale e l’immagine di un bacio gay. Fonte: Jornal GGN - 6/9/2019
15 settembre 2019: Il film Marighella
in zona d’ombra fra tagli, Ancine e censura
(di Joana Oliveira, per El País) Fonte: Portal Vermelho - 15/9/2019
19 settembre 2019: Censura e intimidazione Va tenuto presente che nella terza Cupola della demografia dell’ONU a Budapest, nel settembre 2019, Damares si è unita al gruppo di paesi che difendono la famiglia tradizionale per garantire il profilo bianco della popolazione contro le minacce di gay, femministe, migrazioni, ecc. Si vedano gli articoli di Jamil Chade - Uol. Fonte: Jornal GGN del 22/9/2019 da Carta Capital 23-24 settembre 2019: Insulti all'attrice Fernanda Montenegro - Il direttore del Centro di arti sceniche della Funarte/Fondazione nazionale delle arti, Roberto Alvim, ha scritto sulla sua rete sociale. "La ‘intoccabile’ Fernanda Montenegro posa per una foto di copertina di una rivista sinistrorsa vestita da strega. Nell’intervista vilipende la religione della maggioranza del popolo, con discorsi carichi di preconcetto e ignoranza. Questa foto ha avuto eco in quasi tutta la corporazione artistica come ritratto del nostro tempo, in post che diffamano violentemente il nostro presidente". La grande attrice Fernanda Montenegro, prossima ai 90 anni, è stata fotografata dalla rivista Quatro Cinco Um vestita da strega in mezzo a un falò di libri. Alvim la definisce "sordida" e "bugiarda". E la lista continua a crescere. 5. Uccidere Il genocidio della popolazione nera delle periferie, in particolare di ragazzi e giovani uomini, è compiuto in gran parte direttamente dalle forze dell’ordine protette da impunità; è anche conseguenza della grande circolazione di armi. In particolare Rio de Janeiro è oggi travolta da una violenza che lascia un'impressionante scia di morti. Marielle Franco (uccisa il 14 marzo del 2018) è figura di riferimento di questo processo di imbarbarimento, molti altri nomi meno noti le si affiancano. Oggi un altro nome diventa un simbolo: la bimbetta di otto anni Agatha. La bambina Agatha Félix, di otto anni, non ha resistito alle ferite ed è morta all’alba di sabato (21 settembre), colpita alla schiena da un colpo d'arma da fuoco, la sera di venerdì 20, nella Fazendinha, nel Complesso dell’Alemão, zona nord di Rio. Era in una combi al momento in cui è stata ferita. La bambina è stata portata all’Ospedale statale Getúlio Vargas, nella Penha, sempre nella zona nord. Fonte: https://extra.globo.com/ Il laboratorio di dati Fogo Cruzado/Fuoco Incrociato ha pubblicato, sabato 21 settembre, un censimento dei bambini bersaglio di proiettili vaganti nella Grande Rio nel corso del 2019: si tratta di 16 vittime, cinque dei quali non hanno resistito alle ferite e sono morti. Con una media di 23 sparatorie e colpi di armi da fuoco al giorno, nel corso del 2019 nella Grande Rio già 1837 persone sono state colpite da proiettili: 955 sono morte, 882 sono state ferite. Fonte: jornal ggn - 23/9/2019 Come è possibile un tale livello di violenza in una grande metropoli moderna? - di Luis Nassif Non è sufficiente discutere la politica di sicurezza pubblica come se fosse una questione concettuale. Gli assassini sono responsabilità oggettiva di governanti che stimolano la violenza poliziesca. La polizia militare/PM è una organizzazione militarizzata e quindi sottoposta a disciplina e obbedienza alla gerarchia. Il capo in ultima istanza è il governatore dello Stato (…) Quando sono giunti al governo tre irresponsabili – il governatore di Rio Wilson Witzel, quello di São Paulo João Doria Jr e il ministro della Giustizia Sérgio Moro - hanno assunto il necropopulismo, il populismo legato a una scelta di morte, esimendo i poliziotti dalla responsabilità per morti durante il servizio. Come ovvia conseguenza, gli assassini commessi da poliziotti sono esplosi. Le parole ispirano e danno fiducia a continuare ad uccidere in quanto si può contare sull’impunità. A Rio de Janeiro la scia di sangue ha tre parti: 1) un governatore sociopatico che autorizza la guerra interna. Non solo ha difeso l’esclusione dell’illecito, ma ha cominciato a commemorare le morti compiute da poliziotti. 2) Una polizia militare inerte. A Rio, con una PM infiltrata dalle milizie, nonostante decine di testimonianze che indicavano la PM come responsabile per l’assassinio di una bimbetta di otto anni, la nota ufficiale della PM stessa affermava che non vi era evidenza della partecipazione di poliziotti nell’assassinio. 3) Una giustizia militare corporativa: il governo Temer, attribuendo alla giustizia militare la punizione di crimini compiuti da militari, anche contro civili, ha aiutato a legittimare la brutalità. Gli assassini sono di oggettiva responsabilità di governanti che incitano la violenza poliziesca. Fonte: jornal ggn - 22/9/2019 Organizzazione e traduzione di Teresa Isenburg
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cura di Nicoletta Manuzzato |