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Brasile, coronavirus e negazionismo

La situazione del contagio in Brasile segue lo sviluppo che si verifica ovunque: una crescita rapida con vari punti di diffusione. Inutile dare numeri che provengono da fonti e modalità di raccolta differenti e incerte. Il dato oggettivo è la gravità della situazione, resa più grave dal sottodimensionamento del SUS/Servizio unico di salute già per l’assistenza corrente. W il SUS e W il SSN/Servizio sanitario nazionale: i due sistemi pubblici di salute di Brasile e Italia che hanno somiglianze nell’impostazione sono comunque quelli – e gli unici- che ci tutelano.

In questo contesto, che il Brasile condivide con il resto del mondo, si inserisce un ulteriore elemento di destabilizzazione prodotto dal comportamento del signor Bolsonaro. Mentre il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta da diversi giorni organizza le misure di salvaguardia indicate dall’OMS/Organizzazione mondiale della sanità e i governatori di diversi Stati si attivano, la sera del 24 marzo il signor Bolsonaro a reti unificate ha ritenuto opportuno un pronunciamento negazionista ("è una piccola influenza") e aggressiva fonte di caos oltre che di rigetto e ripudio. L’appello a uscire per strada, a ritornare al lavoro, a manifestare contro l’isolamento sociale configura il reato di attentato alla salute pubblica. Il pronunciamento può essere letto online.

Qui mi limito a tradurre un testo di analisi della congiuntura politico-istituzionale frutto della penna del competente e documentato giornalista Luis Nassif e alcuni appelli di soggetti della società civile e del mondo della scienza non solo di ripudio del negazionismo bolsonarista, ma di sostegno alla popolazione affinché non ascolti le voci irresponsabili.

Un dramma nel dramma: le cittadine e i cittadini democratici sanno che questo sarebbe il momento di scendere in piazza in modo continuativo fino a ottenere il rispristino dello Stato di diritto devastato negli ultimi anni in Brasile. La catastrofe sanitaria che si è abbattuta sul pianeta impedisce questa scelta. Altre strade dovranno essere percorse e in esse la partecipazione internazionale è indispensabile. (T.I. 29/3/2020)

Già il giorno dopo il pronunciamento la SBPS divulgava un manifesto molto forte al quale aderivano subito 50 entità scientifiche del paese.

Manifesto della SBPC/Società brasiliana per il progresso della scienza

Tutti i settori della società brasiliana sono estremamente preoccupati per la situazione gravissima della pandemia COVID-19 nel nostro paese. Ieri orripilati abbiamo assistito al pronunciamento del Presidente della Repubblica (…) in un momento critico come questo, ci aspettavamo di ascoltare un pronunciamento del capo della nazione che portasse misure effettive per affrontare la pandemia, orientamenti debitamente fondati (…) e che chiamasse all’unione di tutti i settori della società (…) Invece il pronunciamento ha significato un disservizio alle azioni conseguenti nell’affrontare il coronavirus, che sono suggerite e incentivate dallo stesso Ministero della Salute (…) Sono particolarmente gravi le affermazioni che minimizzano le conseguenze di questa pandemia (…) questa incoerenza mostra anche la mancanza di direzione e di coordinamento nel governo nell'affrontare la crisi sanitaria del paese (…) In Brasile abbiamo il vantaggio di avere un sistema di salute pubblica ampio, il SUS, che può con risorse e condizioni adeguate far fronte a una sfida di queste proporzioni. Ma certamente ha bisogno di un grande rafforzamento.

Fonte: www.jornaldaciencia.org.br 27/3/2020

In difesa della vita

Le entità che sottoscrivono questa nota si sono riunite in modo virtuale oggi (27 marzo) per avvertire la popolazione di rimanere in casa rispettando le raccomandazioni della scienza, del personale della sanità e dell’esperienza internazionale.

Le strategie di isolamento sociale, fondamentali per contenere la crescita accelerata del numero di persone colpite da coronavirus, mirano a che l’organizzazione dei servizi di salute combatta con questa situazione che, sebbene grave, può essere ben affrontata da un sistema di salute organizzato e ben calibrato.

La campagna di disinformazione sviluppata dal Presidente della Repubblica, incitando la popolazione ad andare per strada, è una grave minaccia per la salute di tutti i brasiliani. È l’ora di affrontare questa pandemia con lucidità, responsabilità e solidarietà. Non lasciamo che ci rubino la speranza.

Dom Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile – CNBB

Felipe Santa Cruz, presidente dell’Ordine degli avvocati del Brasile – OAB

José Carlos Dias, presidente della Commissione di difesa dei diritti umani Dom Paulo Evaristo Arns – Comissão Arns

Luiz Davidovich, presidente dell'Accademia brasiliana delle scienze – ABC

Paulo Jeronimo de Sousa, Associazione brasiliana della stampa – ABI

Ildeu de Castro Moreira, presidente della Società brasiliana per il progresso delle scienze - SBPC

Fonte: www.jornaldaciencia.org.br 28/3/2020

Scacchiere del nuovo periodo in cui Bolsonaro non governa più

Luis Nassif

I segnali che Jair Bolsonaro non governa più sono evidenti. È un fatto che cambia totalmente il gioco politico.

Pedina 1 – il potere militare

Il giorno successivo al pronunciamento di Bolsonaro che esigeva la fine della quarantena, il comandante dell’Esercito, generale Edson Leal Pujol, ha parlato alla truppa raccomandando la quarantena e sottolineando che lui rispondeva al ministro della Difesa e alle autorità della salute.

Eco da Brasilia, attraverso alcuni giornalisti con fonti militari, ha indicato l’indignazione dentro al Palazzo, affermando che non prenderà parte a simile massacro (…) Fatto obiettivo è lo scontento dell’Alto Comando verso Bolsonaro.

Pedina 2 – il gruppo della salute

La reazione del ministro della Salute è stata chiara. Avantieri il grupo di tecnici che combatte la guerra contro il coronavirus ha divulgato un manifesto ribadendo l’ordine di mantenere la quarantena.

Attenzione: il presidente della Repubblica decreta la fine della quarantena e i tecnici della salute ribadiscono l’ordine di mantenerla. Non è stata una raccomandazione. È stato proprio un ordine. È stato il segnale più chiaro della fine del comando di Bolsonaro sul governo.

Ieri il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta ha fatto una lunga presentazione via Internet, in cui ha ribadito tutte le raccomandazioni iniziali di mantenere la quarantena per consentire il movimento delle persone che lavorano nelle attività essenziali. Ha rigettato le dichiarazioni su influenzine e poche migliaia di morti, mettendo in luce l’effetto sulla rete del SUS e le conseguenze posteriori. Ha condannato le carovane volte a interrompere la quarantena. Insomma ha contraddetto punto per punto le stupidate del presidente della Repubblica.

Vi sono informazioni degne di fede che qualunque movimento di Bolsonaro volto a intralciare i lavori di prevenzione avrà come risposta la rinuncia collettiva di tutto il gruppo della salute.

Pedina 3 – il gruppo dell’economia

L’economia non è mai stato il campo di Bolsonaro e ora meno che mai. È curioso che Paulo Guedes, senza dimensione pubblica, senza nozione delle strategie necessarie di lotta alla depressione, ha controbilanciato la mancanza di coraggio con discorsi di solidarietà e di appoggio ai più deboli. È un puro mezzo retorico, per compensare l’assenza di misure di sostanza. Ma è curioso che sia utilizzato dal tecnocrate.

Nell’ambiente imprenditoriale è finita qualunque velleità di relazione con Bolsonaro. Si sa che, rimanendo o andandosene, non avrà più influenza sulle riforme, né interlocuzione con il Congresso, né alcun rispetto da parte del Supremo tribunale federale/STF, a tacere da qualsivoglia influenza nell’area economica.

Pedina 4 – la destra virtuale

La scommessa di minimizzare il coronavirus ha minato, e molto, la sua influenza sui gruppi di destra. È qualche cosa di simile a quello che avviene negli USA, dove nell’ambito della grande stampa è finita l’epoca degli influenzatori negazionisti. Lo stesso processo si avrà nei media tradizionali brasiliani.

Sondaggi fatti dopo gli ultimi pronunciamenti di Bolsonaro mostrano un netto arretramento fra gli elettori di destra. Oggi il bolsonarismo è limitato a un gruppo minoritario di terrapiattisti, senza massa critica per grandi manifestazioni. Tanto che le carovane di questo fine settimana sono state un totale insuccesso.

Pedina 5 – il giudiziario

Fino ad ora in maggioranza il giudiziario e il ministero pubblico si erano allineati con il bolsonarismo. Apparentemente il fidanzamento è stato rotto. Vi sono state sentenze in diversi Stati che hanno vietato le carovane. E una sentenza della giustizia federale di Brasilia ha proibito la diffusione della campagna della Secom/servizio di comunicazione della presidenza, di incitazione all’interruzione della quarantena. A riprova dell’indebolimento di Bolsonaro, la Secom ha fatto marcia indietro al punto di negare di avere pianificato la campagna.

Pedina 6 – il braccio di ferro con i governatori

Altra sconfitta nel tentativo di rompere l’isolamento sul modo di affrontare il coronavirus è stata con i governatori. La maggioranza dei governatori importanti ha mantenuto la posizione di non interrompere l’isolamento. E le capitali mostrano che la maggironza della popolazione ha accolto l’ordine di non riunirsi in grandi aggregazioni. Il discorso di Mandetta di non cambiare strategia ha rafforzato la posizione dei governatori.

Il fronte dei governatori sul modo di affrontare il coronavirus non è unanime a causa di alcuni personaggi particolarmente mediocri come Romeu Zema di Minas.

Pedina 7 – il ruolo di Rodrigo Maia

In questo vuoto di potere il presidente della Camera, Rodrigo Maia, si rafforza definitivamente come il grande interlocutore del mondo politico, delle imprese e dei partiti politici in generale.

Pedina 8 – prossimi passi

Stricto sensu, Jair Bolsonaro ha i seguenti strumenti di esercizio del potere di presidente:

- l’accesso alla rete nazionale per pronunciamenti;

- la rete della fake news del gabinetto dell’odio;

- i brontolii del generale Alberto Heleno, probabilmento il più inetto militare passato nell’area pubblica.

Ci saranno altri due movimenti prevedibili. Da parte dei Bolsonaro (il presidente e i suoi tre figli) la non accettazione che porterebbe ad altri crimini virtuali. Da parte degli organismi di indagine, l’accelerazione delle indagini sui figli. Se fosse un gruppo minimamente razionale, i Bolsonaro raccoglierebbero le armi e cercherebbero di riorganizzarsi per un confronto successivo. Ma sono troppo rozzi. Incalzati, cercheranno di raddoppiare la posta.

Inevitabilmente ci sarà uno scontro finale, nel quale i Bolsonaro cercheranno di coinvolgere basi delle polizie militari, i camionisti a loro legati (che sono la maggioranza) e altri gruppi alleati. Quanto meno potere istituzionale, tanto più urli.

Quello che succederà da ora in poi ha una certezza e un'incognita. La certezza è la fine del suo potere come presidente. L’incognita è il modo in cui verrà rimosso dal potere. Uscendo, è questione di tempo perché lui e la famiglia siano giudicati dai tribunali nazionali e dalla corti internazionali e si faccia giustizia con alcuni decenni di ritardo: lui avrebbe dovuto essere arrestato quando venne espulso dall’esercito.

Fonte: jornalggn.com.br 29/3/2020

Traduzione e introduzione di Teresa Isenburg

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a cura di Nicoletta Manuzzato