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Brasile. Promemoria: 1° aprile, o dia da mentira

Fra il 31 marzo e il 1° aprile, giorno della menzogna, del 1964 si consumava in Brasile il violento colpo di Stato militare che per vent’anni ha condannato i cittadini e le cittadine a una brutale dittatura, avvelenando la vita del paese. Ieri il ministro della Difesa e il vicepresidente hanno sentito la necessità di ricordare con parole di giustificazione e apprezzamento quella data. Nelle reti sociali un’onda di repulsa ha respinto le parole ingiustificabili che provenivano da alcuni componenti dell’esecutivo. I democratici e molte organizzazioni già da giorni, pur nelle limitazioni comunicative che la quarantena impone, come tutti gli anni ricordano e documentano quei lustri oscuri, gli scomparsi e i perseguitati politici, la messa fuori legge di partiti e organizzazioni sindacali, la repressione e le politiche economiche di depredazione degli operai, la violenza senza nome verso i contadini e i braccianti delle campagne. Ed esigono che vengano rispettati gli impegni di memoria e riparazione che la CNV/Commissione nazionale della verità ha fatto legge nel 2014. Oggi i ministri che hanno il compito istituzionale di applicare quelle decisioni non rispettano i propri obblighi.

Alle 20,30 del 31 marzo 2020 il signor Bolsonaro, scegliendo una data davvero infelice, ha sentito l’esigenza di parlare di nuovo a reti unificate al paese. A differenza dal 24 marzo in cui urlava per chiedere di interrompere la quarantena sanitaria e fare carovane per le strade, ha parlato senza urlare, con finto controllo. Peraltro senza dire nulla. Comunque sembra che molti non avessero nessuna voglia di sentire le sue parole e un fragoroso, davvero fragoroso, "panelaço" è esploso dalle finestre di molte case. Tale forma di protesta si reitera in crescendo da 15 giorni. (T.I. 1/4/2020)

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a cura di Nicoletta Manuzzato