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Brasile, la denuncia dei popoli indigeni

Mercoledì 21 settembre, nei giorni dell’apertura dell’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite, rappresentanti dei popoli indigeni del Brasile nel corso di un dibattito hanno denunciato il governo di Michel Temer presso il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, chiedendo “misure urgenti” da parte dell’organismo internazionale per frenare le morti e le violazioni di diritti umani e accusando le autorità nazionali di “atrocità”.

“Vogliamo che questo Consiglio prenda misure urgenti sulla grave crisi umanitaria in cui si trova il mio popolo” ha detto il rappresentante del Consiglio della Grande Assemblea Aty Guasu Guarany e Kaiowá Voninho Benites. Riferendosi a morti e violazioni dei diritti umani, Benites ha denunciato che un censimento ha registrato negli ultimi mesi 470 assassinii di indigeni e 750 suicidi di membri delle etnie Guarani e Kaiowá. “Non accettiamo questa realtà e continueremo a resistere e a delimitare le nostre terre con il nostro stesso sangue”, ha continuato. “Siamo il secondo popolo indigeno per numero del Brasile e sopravviviamo nella peggiore situazione di delimitazione di terre”, ha affermato.

Secondo Benites il governo brasiliano commette “atrocità nel negare i diritti sulle terre tradizionali”. “Le riserve create dal governo da quasi 100 anni diventano luogo di reclusione per il nostro popolo, condannandoci alla fame e alla estrema dipendenza dalla volontà dello Stato, dal momento che il nostro popolo vive di ceste alimentari perché non abbiamo terra da piantare”. L’attivista Luis Doniste Gruponi, dell’Istituto di Ricerca e Formazione Indigena, ha denunciato il taglio dei fondi destinati alle questioni indigene e ha affermato che “le delimitazioni sono state rimandate e il bilancio delle agenzie sarà dieci volte inferiore rispetto a quello di cinque anni fa”. (21/9/2017)

Fonte: Portal Vermelho, con informazioni di Brasil 247 e del Diário de Pernambuco

Traduzione di Teresa Isenburg

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato