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Brasile: inizia la resistenza democratica

Le elezioni presidenziali in Brasile si sono dunque concluse con l'elezione di Jair Bolsonaro, espressione dell'estrema destra fascistizzante. I mezzi di comunicazione internazionali hanno dato le notizie essenziali. Dal punto di vista numerico, su 147 milioni di aventi diritto al voto, 31,3 milioni (21,3%) si sono astenuti; dei votanti, 8,6 milioni sono risultati voti nulli, 2,4 milioni bianchi; dei voti validi 58 milioni (55%) sono andati a Bolsonaro, 47 milioni (45%) ad Haddad. Molti degli elettori di Haddad sono andati al seggio con un libro in mano: di libri c'è bisogno, non di armi per i cittadini! Di seguito si traduce la lettera aperta di Gabrielli, già presidente della Petrobras e coordinatore della campagna di Haddad/Manuela, a Lula e il documento del PCdB: questi due partiti, assieme al PROS, costituitavano una coalizione, alla quale nessuno dei partiti tradizionali di centro (come PMDB e PSDB) ha voluto aderire. I partiti tradizionali nel primo turno sono scomparsi e questo ha prodotto una polarizzazione fra destra estrema e sinistra riformatrice per il secondo turno.

Una cosa deve essere ben chiara: le elezioni appena concluse sono state formalmente regolari e democratiche. Ma va tenuto presente che il Brasile dall'agosto 2016 vive in una situazione istituzionale di illegittimità a seguito del colpo di Stato parlamentare e che al candidato Luiz Inacio Lula da Silva è stato impedito di partecipare alla competizione dopo un processo manipolato e un'incarcerazione che non ha rispettato la Costituzione, con lesione dei suoi diritti umani come hanno dichiarato le Nazioni Unite. Inoltre nel corso della campagna elettorale si sono verificate irregolarità, in particolare con un uso non controllato di messaggi falsi e denigratori su Haddad e Manuela nelle reti sociali, attraverso indirizzi acquisiti in modo illecito e con il ricorso sproporzionato di robot. Il candidato dell'estrema destra, inoltre, si è sottratto a una campagna con confronto fra i candidati, rifiutando di partecipare ai normali dibattiti e momenti televisivi televisivi e non è mai apparso in luogo pubblico. Probabilmente è la prima campagna elettorale che ha aggirato la TV. In questo contesto si è eletto il rappresentante della destra estrema antidemocratica che adesso preoccupa la cosiddetta comunità internazionale. Noi dobbiamo anche preoccuparci perché Matteo Salvini, voce isolata in Europa, ha espresso immediatamente (e mi domando a che titolo) auguri al neoeletto. (T.I. 29/10/18)

Lettera aperta al Presidente Lula

San Paolo, 29 ottobre 2018

Scrivo presto al mattino del giorno successivo alle elezioni: Bolsonaro ha vinto e il suo primo discorso, che riprende la vecchia retorica della Guerra Fredda, promette di combattere il socialismo e il comunismo come principi fondanti della sua ideologia. Cito letteralmente: il Brasile non poteva continuare a flirtare "con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo di sinistra".

Con la Costituzione in mano, Bolsonaro promette di rispettarla. Come ha ricordato il presidente del STF/Supremo tribunale federale, ministro Toffoli, essa nel suo terzo articolo dice letteralmente: Art. 3° Costituiscono obiettivi fondamentali della Repubblica Federativa del Brasile I- costruire una società libera, giusta e solidale; II- garantire lo sviluppo nazionale; III- sradicare la povertà e la marginalizzazione e ridurre le diseguaglianza sociali e regionali; IV- promuovere il bene di tutti, senza preconcetti di origine, razza, sesso, colore, età e qualsiasi altra forma di discriminazione.

Sono due discorsi in uno. Quale prevarrà sarà risultato della resistenza democratica, della forza di quelli che si sono opposti al discorso della rabbia e dell’odio. Non può predominare il preconcetto, l’apologia della diseguaglianza, il disprezzo delle differenze, la mancanza di libertà, la persecuzione alle divergenze. Non può. È stato questo che ha motivato i milioni di brasiliani che hanno votato per Haddad e Manuela, a prescindere dall’aver perso le elezioni.

Confrontando i voti del primo e del secondo turno, Haddad/Manuela hanno avuto 15,7 milioni di voti in più rispetto al primo turno, mentre Bolsonaro è cresciuto di 8,5 milioni fra i due turni. I democratici, che si sono opposti ai rischi contro la democrazia, hanno votato per Haddad in numero più che doppio. Anche fra coloro che hanno votato per Bolsonaro, molti ritengono che egli non seguirà la prima parte del suo discorso e rispetterà i limiti imposti dalla Costituzione.

La resistenza democratica sarà la battaglia da portare avanti. Haddad coprirà uno dei principali ruoli in questo movimento. Con milioni di voti, consoliderà una leadership di nuovo tipo, collegando la sua espressione individuale con la forza del soggetto collettivo che è il partito.

Non avremo tempo per curare le ferite. Sebbene feriti, la lotta continua. Nel Senato avanzeranno dirigenti e Jacques Wagner emerge come un grande quadro. Con buoni contatti con i governatori del Nordeste, con influenza nazionale e approdato da poco al Senato con un'ampia vittoria nello Stato di Bahia, sarà un dirigente nazionale importante. Il popolo nordestino, sotto la guida dei suoi governatori, è stato un gigante. Gli Stati del Nordeste, bastione della democrazia, onorando la loro storia di molte lotte, hanno resistito e hanno dato una garnde vittoria ad Haddad/Manuela. Adesso subiranno assedii, pressioni, persecuzioni. Ma come già ha detto uno scrittore, il nordestino è prima di tutto un forte.

Ciro Gomes (del PDT/Partito democratico laburista), il neutro, ha perso spessore politico, ma continuerà ad essere un importante personaggio della politica brasiliana e dovrà essere parte del fronte democratico e di resistenza a Bolsonaro.

I movimenti sociali saranno uno dei bersagli dell'attacco del governo e, quindi, assumeranno una tattica difensiva, di sopravvivenza. Avranno un ruolo importante nell'organizzazione della società e nella costruzione di nuove alternative di pressione politica. Schemi di difesa e nuove forme di lotta, come l'intensa utilizzazione delle reti sociali per mobilitare e formare, dovranno essere più presenti. Viva il MST/Movimento dei lavoratori senza terra, la CMP/Centrale di movimenti popolari, il MTST/Movimento dei lavoratori senza tetto e tutti i movimenti popolari.

La questione della sovranità nazionale, come la lotta contro la consegna delle nostre ricchezze a interessi internazionali e la preservazione dei diritti sociali già conquistati, così come le politiche pubbliche che riducono la diseguaglianza saranno importanti palchi di battaglie. Un libro in una mano e il libretto di lavoro nell'altra dovranno essere incessanti obiettivi della lotta di resistenza. Il PT/Partito dei lavoratori in questo contesto risulta il maggior strumento di lotta del popolo brasiliano. Il più numeroso gruppo di deputati federali, con ampia votazione negli Stati del Nordeste, con forte presenza in altri Stati, ha conquistato l'appoggio di settori antipetisti, che si sono indignati davanti al rischio antidemocartico. Essi tuttavia mantengono critiche verso il partito. Saper combinare l'accettazione di queste critiche, le correzioni di indirizzo e l'incorporazione di posizioni nuove sarà un difficile esercizio di abilità politica di chi ha il compito di direzione nella lotta di resistenza. La resistenza solitaria non è la migliore. La resistenza collettiva è più potente.

La presidente (del PT) Gleisi Hoffmann, che esce dall'elezione come una grande leader, avrà il compito immane di mantenere la coesione del PT, di garantire ampio collegamento con gli altri partiti, di attrarre i personaggi della lotta di resistenza democratica e di percorrere il paese, organizzando la società nella lotta per la riduzione delle diseguaglianze, contro l'oppressione e la sottrazione di diritti.

Il PCdB/Partito comunista del Brasile, alleato che ha presentato la nuova dirigente che è Manuela d'Avila, è stato la chiave di volta nel tentativo di coalizione delle forze progressiste e continuerà a svolgere una funzione importante nel mantenimento dell'unità.

Importanti settori del PSB/Partito socialista brasiliano e del PDT e il PROS/Partito repubblicano di ordine sociale sono anche stati presenti in questo confronto elettorale, prendendo posizione a favore della democrazia e dei cambiamenti. Una delle principali sfide per il PT è di conservare questo appoggio. Essere più propositivo sulle questioni concrete e adottare un processo di organizzazione e convincimento ampio verso le sue posizioni sarà un cammino importante per ritrovare un'influenza significativa. Non è questo il momento di pensare ad una politica egemonica. È necessario consolidare l'azione congiunta con il PSOL/Partito socialismo e libertà, la cui posizione è stata irrevocabile nell'impegno nelle lotte popolari e in difesa della democrazia. Viva Guilherme Boulos e il PSOL.

Presidente Lula, la lotta per la tua liberazione da questa condanna ingiusta torna ad essere un punto di contenzioso importante. Loro ti attaccheranno ancora di più. La nostra ribellione contro le arbitrarietà e per la difesa dei tuoi diritti non può smettere di essere sotto permanente osservazione.

La campagna elettorale è stata un buon combattimento. Contro avversari potenti, politicamente isolati, abbiamo conquistato 47 milioni di voti, allargando nel secondo turno il nostro appoggio nella società, sebbene molti personaggi del centro politico abbiano vacillato. Tuttavia non sono mancati artisti, intellettuali, giuristi, dirigenti di vari settori della società, leader delle più diverse religioni che hanno capito i rischi che la democrazia viveva e che si sono espressi in nostro favore. Queste energie democratiche adesso non possono disperdersi.

Presidente Lula, so che accompagni da vicino tutto quello che accade qui fuori. Un abbraccio solidale.

José Sergio Gabrielli Azevedo

Resistenza e difesa della democrazia iniziano subito

Dopo la conferma dell'elezione alla presidenza della Repubblica del candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, il PCdB ha emesso una nota che chiama ad un'ampia unità in difesa della democrazia, del Brasile e dei diritti del popolo. Il partito considera che l'elezione di Bolsonaro sia un arretramento che minaccia conquiste storiche del Brasile e dei brasiliani. I comunisti intendono trasmettere al popolo brasiliano la certezza che "una maggioranza si ergerà per difendere la democrazia".

Per un’ampia unità in difesa della democrazia, del Brasile e dei diritto del popolo

L’elezione di Jair Bolsonaro nelle elezioni presidenziali instaura nel paese un nuovo periodo politico, caratterizzato dalle minacce alla democrazia, al patrimonio nazionale, alla sovranità della nazione e ai diritti del popolo. È stato eletto un presidente della Repubblica dichiaratamente determinato ad instaurare un governo a contenuto dittatoriale, per implementare un programma neoliberista e neocoloniale a ferro e a fuoco.

La lista Fernando Haddad presidente, Manuela d’Avila vicepresidente ha ottenuto oltre 47 milioni di voti e ha catalizzato una presa di posizione della coscienza democratica della nazione, lanciando le basi di un'opposizione vigorosa che comincia adesso.

C’è una svolta in direzione di un arretramento, verso la decostruzione e anche la distruzione delle realizzazioni e delle conquiste storiche sulle quali, a dispetto dei gravi problemi che permangono, si sono elevati e hanno fiorito il Brasile e il popolo brasiliano. Questo è risultato esplicito nella parte finale della campagna per il secondo turno, quando le stesse istituzioni della Repubblica come il Supremo tribunale federale/STF e il Tribunale superiore elettorale/TSE sono stati minacciati. Allo stesso modo sono state attaccate garanzie di base della Costituzione Federale (del 1988) come la libertà di stampa, di manifestazione e di organizzazione partitica. L'autonomia delle università è stata calpestata. Il presidente eletto, nel corso della campagna, è stato un propagandista della violenza, dell’intolleranza e dell’odio fra i brasiliani e ha giurato di incarcerare o bandire dal paese i cittadini e le cittadine “rossi” che non concordano con lui, e di criminalizzare movimenti ed entità del popolo.

Data l’importanza del Brasile – che ha un'economia che si colloca fra le dieci maggiori del mondo – questa rottura reazionaria avrà forte impatto regressivo in America Latina. Il grilletto di tutto ciò è stato il colpo di Stato dell'agosto 2016, che ora si consolida con l’ascesa dell'estrema destra al governo della Repubblica. C’è un taglio nella costruzione della democrazia, reiniziata nel 1985 dopo la fine della dittatura militare, attraverso un processo elettorale che si è realizzato con lo Stato democratico di diritto, soffocato (ora) dallo Stato d'eccezione. La predicazione di matrice fascista del candidato eletto è emersa in questo alveo, non senza che ad essa si contrapponessero le forze della democrazia, una tendenza che certamente si rafforzerà in questo nuovo scenario politico.

L’onestà dell’elezione è stata corrotta per favorire la candidatura dell’estrema destra, attraverso espedienti illegali come la cosiddetta guerra ibrida che stimola l’impiego di grandi quantità di notizie false, le ben note fake news, espediente finanziato criminosamente da grandi imprenditori, come ha denunciato la stampa. Con piena ragione è in corso nella giustizia elettorale un’indagine per la quale si attende un’istruttoria profonda e agile con decisioni conformi alla gravità dell’accaduto.

La resistenza delle forze democratiche, progressiste, popolari e patriottiche inizia sostenuta dalla significativa votazione ottenuta dalla lista Fernando Haddad-Manuela d’Avila e dalla presa di posizione di personalità e istituzioni che hanno espresso la propria voce per difendere la democrazia e la Costituzione.

La resistenza, l’opposizione vigorosa, devono organizzarsi nell’ambito di tutta la vita politica e sociale del paese, a cominciare dal Congresso Nazionale e dalle altre sedi legislative, estendendosi ai movimenti sociali, alle organizzazioni della classe lavoratrice, a segmenti imprenditoriali, all’universo accademico, a intellettuali, artisti, al mondo giuridico, a settori religiosi e anche a componenti di istituzioni della Repubblica. I governatori e i sindaci dell’area democratica avranno un ruolo importante in questa impresa.

In questa nuova realtà, che rappresenta una rottura con il ciclo di avanzamento della democrazia iniziato nella cosiddetta Nuova Repubblica, il Partito Comunista del Brasile/PCdB, come ha sempre fatto nella sua storia, si posiziona con fermezza nella trincea della difesa intransigente della nazione, della democrazia e del popolo.

Il Partito Comunista del Brasile, partito quasi centenario, fin dalla Repubblica Vecchia, insieme alle altre forze progressiste del paese ha lottato contro tutti i governi e i regimi autoritari e tirannici che hanno infestato la storia della Repubblica. Basandosi su questa esperienza, trasmette al popolo brasiliano la certezza e la fiducia che, nonostante le gravi minacce che fluttuano nel cielo del paese, non sarà facile a Bolsonaro realizzare l’ossessione di seppellire la democrazia brasiliana. Essa ha prodotto radici profonde nel suolo patrio, è costata alla nazione molte lotte e molte vite. Progressivamente, a partire dai milioni e milioni che hanno votato e appoggiato la lista Haddad presidente, Manuela vice, una maggioranza si ergerà per difendere la democrazia, che una volta ancora vincerà.

Pertanto il PCdB si rivolge al popolo e alle forze democratiche del paese affermando che a partire da oggi inizieremo la costruzione di un'ampia unità con l’obiettivo di aprire orizzonti verso un cammino civile, patriottico, democratico e popolare e verso l'edificazione di barriere contro il ritorno di un regime di Stato d'eccezione e in difesa della democrazia, del Brasile e dei diritti del popolo.

San Paolo, 28 ottobre 2018

Deputata federale Luciana Santos

Presidente del Partito Comunista del Brasile

Commissione esecutiva nazionale del Partito Comunista del Brasile/PCdB

Fonti: Brasil 247, Vermelho

Traduzioni e introduzioni di Teresa Isenburg

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato