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Una giornata intensa quella del 7 agosto in Brasile. La giudice di prima istanza Carolina Lemos firmava l’ordine di trasferimento di Luiz Inácio Lula da Silva dall’edificio della polizia federale del centro di Curitiba, in cui è detenuto da 15 mesi, al carcere di Tremembé II nell’interno dello Stato di San Paolo in una cella comune. Accoglieva, la giudice, la richiesta della polizia federale, subordinata al ministro di Giustizia e sicurezza pubblica Sérgio Moro. Inutile dire che dal punto di vista procedurale tutta l’operazione è fuori dai codici e che l’azione era di fatto una vendetta per le infinite registrazioni che escono da The Intercept Brasil e che mettono a nudo la manipolazione senza limiti del processo a Lula e di buona parte della conduzione della Lava Jato. La volontà di umiliare un simbolo coraggioso e degno come Lula si univa all’oggettivo pericolo per l’incolumità fisica di Lula stesso. Un gesto meschino e irresponsabile, rigettato un po’ dovunque. In particolare oltre 70 parlamentari di 12 partiti, appoggiati dal presidente della Camera dei Deputati, hanno raggiunto il presidente del Supremo Tribunale Federale Dias Toffoli, impegnato in una riunione, sollecitando un'immediata decisione del Supremo contro la decisione fuori da ogni procedura della giudice. Con inusitata rapidità il STF respingeva la richiesta di trasferimento di Moro con dieci voti contro uno. La grave situazione di aggressione allo Stato di diritto che destabilizza il Brasile, dove vivono non pochi nostri concittadini, deve essere seguita con attenzione anche nel nostro paese. (T.I. 8/8/2019)

Brasile, agosto 2019

Non è facile capire e rendere comprensibile la situazione del Brasile devastato dall'illegalità e dal malgoverno anticostituzionale. Tre i punti sui quali vorrei richiamare l’attenzione.

1) Il primo punto riguarda l’assunzione da parte di Bolsonaro di un'opzione esplicitamente fascista con l’esaltazione della dittatura militare (1964-1984) e in particolare dei torturatori e degli assassini dell’apparato di Stato di quel periodo. Tale opzione si manifesta attraverso due tipi di azione: uno istituzionale, con nomine di esponenti di tale indirizzo a vari livelli esecutivi. Un secondo personale, con attacchi ingiuriosi e di una volgarità estrema tipica della cultura fascista contro la memoria di morti e scomparsi politici della dittatura militare e contro i familiari degli stessi. Tutto ciò è completamente al di fuori di qualunque legalità, dal momento che con la CNV/Commissione nazionale della Verità, conclusa nel 2014 e consultabile online, vi è stata l’assunzione di responsabilità da parte dello Stato di quanto accaduto durante la dittatura militare, seguendo il cammino della giustizia di transizione.

2) Il secondo punto concerne la divulgazione da parte del sito The Intercept Brasil, coordinato dai giornalisti Glenn Greenwald e Leandro Demori, dei colloqui fra il pool della Lava Jato e una costellazione di soggetti attraverso le registrazioni di Telegram, che spalancano una finestra raccapricciante sulla costruzione eversiva da parte di tale pool con i suoi alleati protetti dalla distrazione colpevole – e a volte dall'attiva promozione - delle alte istanze giudiziarie a cominciare dal Supremo Tribunale Federale (ma non solo).

3) Il terzo punto riguarda l’azione del governo che, proseguendo l’operare illegittimo dell’esecutivo anticostituzionale presieduto da Michel Temer (giugno 2016-dicembre 2018), esaspera lo smantellamento unilaterale (cioè senza confronto fra le parti coinvolte, come prevedono la Costituzione brasiliana del 1988 e tutti gli accordi internazionali sottoscritti anche dal Brasile) dell’impalcatura ancora in costruzione dello stato sociale: blocco della spesa pubblica che penalizza educazione, salute, abitazione; terziarizzazione estrema dei rapporti di lavoro e manomissione del sistema pensionistico e previdenziale.

Sullo sfondo si moltiplicano prevaricazioni e aggressioni di ogni tipo: l’incitamento all’odio razziale contro l’intero Nordeste, l’insulto ininterrotto contro ogni diversità comportamentale, la negazione della realtà (non c’è fame in Brasile, non ci sono state torture durante i governi militari, non aumenta la deforestazione in Amazzonia, questo mentre il presidente dell’INPE/Istituto nazionale di ricerche spaziali, che presentava numeri incontestabili, veniva dimesso), la nomina in posti importanti dell’esecutivo e della diplomazia di parenti, amici, compari. Continui sono gli sgomberi violenti da parte della polizia di manifestazioni e azioni sociali, con ingiustificati arresti e incarcerazioni. In Parlamento l’opposizione combatte duramente, sebbene in minoranza. I governatori del Nordeste hanno avviato un coordinamento difensivo contro l’attacco che viene da Brasilia. E il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, condannato in un processo la cui già evidente frode è ormai materializzata dalle prove di Intercept, rimane da 15 mesi in carcere. E nuove angherie vengono progettate contro di lui.

Mi permetto di ritenere che è meglio non fare finta di non vedere analogie sconcertanti fra i comportamenti, al di fuori dai dettati costituzionali, delle destre di vario genere che occupano al momento gli esecutivi di diversi paesi dell’Occidente: analogie che, io credo, richiedano un'attenzione vigile e un'azione coordinata. (T.I.)

1) Bolsonaro dimette la presidente della Commissione speciale su Morti e Scomparsi Politici

Luis Nassif

Nella Gazzetta Ufficiale del 1° agosto è stato pubblicato l’esonero della presidente della Commissione su Morti e Scomparsi Politici, la procuratrice federale Eugenia Gonzaga. L’esonero avviene il giorno successivo alla dichiarazione di Eugenia riguardo all’esternazione di Bolsonaro su Fernando Santa Cruz, scomparso politico. La Commissione è un organo dello Stato (non del governo) ed essendo Eugenia stata nominata per decreto, la Ministra della Donna, Famiglia e Diritti Umani (la pastora neopentecostalista Damares Alves) non era riuscita a esonerarla senza un decreto dello stesso Presidente della Repubblica. Quando la dottoressa Gonzaga aveva assunto la CEMDP, la Commissione era di fatto praticamente inattiva.

Eugenia aveva già una storia di difesa della causa degli scomparsi. Come procuratrice aveva aperto un'indagine contro Badan Palhares e altri medici legali, che non avevano trattato adeguatamente le esumazioni. Come presidente della CEMDP era riuscita a riattivare le perizie, a promuovere accordi con laboratori internazionali indicati dall’ONU… Lo scorso anno, in un incontro a Brasilia, aveva riunito per la prima volta i famliari degli scomparsi in una cerimonia emozionante. Là, a nome dello Stato brasiliano. aveva chiesto perdono alle famiglie.

Di fronte alla tempesta che avanzava, nell’ultimo mese ha lavorato intensamente, riuscendo a ottenere l’attestato di morte di Fernando Santa Cruz prima del volgare attacco di Bolsonaro. La dimissione chiude un lavoro proficuo che ha aiutato a riaffermare, per il paese, il lato dimenticato del Ministero Pubblico Federale, grande istituzione che avrebbe potuto essere di difesa dei diritti diffusi della cittadinanza, della bandiera dei diritti umani.

Che il suo esempio porti frutti.

Fonte: https://jornalggn.com.br/

Qualche parola di inquadramento contestuale. Lunedì 29 luglio Bolsonaro esprimeva critiche sul modo di operare dell’OAB/Ordine degli avvocati del Brasile sul caso Adélio Bispo, autore del nebbioso accoltellamento a Bolsonaro il 6 settembre 2018. Si dà il caso che presidente dell'OAB sia Felipe Santa Cruz, figlio dello scomparso politico Fernando. Il presidente Bolsonaro ha ritenuto di affermare: “Un giorno, se il presidente dell'OAB vorrà sapere come sua padre è scomparso nel periodo militare, glielo racconto”. Di fronte a tale dichiarazione la CEMDP ha chiesto ufficialmente un incontro con Bolsonaro o un suo portavoce per acquisire informazioni. Immediatamente Bolsonaro ha modificato la composizione della commissione, sostituendo quattro membri su sette: entrano noti difensori della dittatura militare. In precedenza era già stata modificata la composizione della Commissione di amnistia, che ha il compito di risarcire persone perseguitate e pregiudicate dalla dittatura. Istituita sotto il governo di Fernando Henrique Cardoso con decreto del 28 agosto 2001 tradotto nella legge 10.559 del 13 novembre 2002, incardinata nel Ministero della Giustizia, all’inizio del governo Bolsonaro (gennaio 2019) è stata trasferita al Ministero della Donna, Famiglia e Diritti Umani sotto la ministra pastora neopentecostalista Damares: durante i suoi sette mesi di incarico, essa ha respinto 1.300 domande. La Commissione speciale su Morti e Scomparsi Politici è invece stata costituita con legge del 4 dicembre 1995 n. 9140, sempre da FHC.

2) The Intercept Brasil

Il 9 giugno il noto giornalista statunitense Glenn Greenwald, che da tempo vive in Brasile con la sua famiglia, ha cominciato a rendere pubbliche registrazioni di messaggi su Telegram fra il gruppo di lavoro della Operazione Lava Jato. Da allora con cadenza regolare escono trascrizioni di parti delle registrazioni, per le quali sempre viene fatto un previo accurato lavoro di controllo e verifica. Quanto via via trascritto viene divulgato, oltre che sul sito di The Intercept, su grandi giornali coi quali Greenwald stabilisce collaborazioni: in Brasile inizialmente con la Folha e poi con altri, fra cui alcuni settimanali come Veja che tanto hanno fatto negli anni e nei mesi passati per disseminare odio contro Lula, il PT, qualunque politica di inclusione sociale e assunzione minima dell’infinito debito sociale che l'élite brasiliana ha con il suo popolo. Molto viene ripreso dai giornali statunitensi e britannici da tempo attentissimi al Brasile; infine da poco la collaborazione ha coinvolto El Pais e quindi sbarca in Europa. Naturalmente per quanto riguarda il Brasile ha importanza centrale il vasto e competente insieme di blog e siti nei quali giornalisti capaci e movimenti compiono un lavoro instancabile di informazione.

Il quadro che ne esce dà corpo alla già da tempo evidente situazione altamente eversiva che si serviva della Operazione Lava Jato per fini politici e per un progetto di potere al di fuori dei dettati costituzionali. Si possono identificare due campi principali: da un lato un costante coordinamento fra giudici giudicanti, in particolare Sérgio Moro, e procuratori, in specifico il coordinatore del gruppo Daltan Dallagnol e fra i procuratori fra di loro. Non va dimenticato che giudici e procuratori possono comunicare solo rispettando procedure ben precise, non in modo informale e liberamente scelto. Gli scambi comunicativi servivano per concordare modi e tempi differenziati a seconda degli indagati e di utilizzo delle informazioni acquisite, se e come proporre delazioni premiate e altre mille manovre per condurre i processi a un destino lontanissimo da quella che si chiama l’amministrazione della giustizia. Colpisce, quando si ascoltano o si leggono le registrazioni, il modo rozzo e impudico di ragionare, il linguaggio grezzo, la coscienza piena degli atti illeciti che si stavano compiendo. Il rapporto era piuttosto gerarchico, da Moro a Dallagnol, ma non mancavano suggerimenti e integrazioni maliziose del secondo o di altri servitori infedeli dello Stato.

Accanto a questo emergono indicazioni davvero sconcertanti di manovre per manipolare alti livelli della magistratura e qualcuno degli undici giudici del Supremo Tribunale Federale/STF. E i destini di alcuni di essi non sono tranquillizzanti. Sempre al altissimo livello ombre scendono anche sulle massime cariche della Procura Federale. Quello che certamente risulta evidente è che tutto il processo contro Lula è dal punto di vista giudiziario un unico falso. Eppure nel prossimo anniversario del secondo mese dal moltiplicarsi di tali informazioni, Dallagnol è nel suo ufficio, Moro è ministro della Giustizia, Lula in carcere. Ma Moro (sì, lui) ha emanato un decreto (n. 666 del 26 luglio) che prevede la deportazione sommaria di persona, evidentemente straniera, sospetta di atti non leciti, anche senza giudizio. Conosciamo la logica.

Ma dalle intercettazioni emerge anche un secondo aspetto ben marcato: una cupidigia senza freni per il denaro. Cupidigia che si vuole saziare piegando a proprio vantaggio personale la carica di servitore dello Stato che si occupa e che si dovrebbe onorare promuovendo il bene comune. Così alcuni procuratori, e soprattutto quelli con incarichi di maggiore responsabilità, si ingegnano a cercare e a moltiplicare conferenze, seminari e lezioni pagate con cifre assurde, magari riservati a banchieri curiosi. Ma le regole non permettono tutto ciò… Oppure ci sono girandole di studi legali che sembrano giocolieri nel maneggiare processi, difese, delazioni, accordi previi, tutti lautamente ricompensati, sempre in parallelo a determinati processi. Emerge, ma questo già si sapeva ed era anche abbastanza documentato, un groviglio di intrecci fra grandi famiglie di Paraná e di alcuni Stati del Sud che, anche attraverso sembra non casuali politiche matrimoniali, da generazioni occupano le cariche giudiziarie e controllano l’avvocatura. Alcune di tali famiglie, ad esempio quella numerosa di Dallagnol, si espandono nell’acquisizione di grandi latifondi verso l’Ovest, ottenuti durante la dittatura militare o con pratiche anche di anni recenti che non sembrano trasparenti. Un insieme sinistro che ha una responsabilità infinita nella devastazione imposta al Brasile e ai suoi cittadini. (T.I.)

https://theintercept.com/brasil/ (in varie lingue)

3) Previdenza e condizioni di lavoro

In Brasile come altrove è in corso lo smantellamento del sistema previdenziale, teoricamente in conseguenza del peso del debito pubblico. Sappiamo che per risolvere i problemi ci sono sempre diverse strade: per il debito pubblico ad esempio aumentare i posti di lavoro e sostenere l’economia (invece che scegliere l’austerità), promuovere una fiscalità attenta a elusione ed evasione, ridurre i tassi di remunerazione dei debiti che ingrassano il sistema finanziario, ecc. ecc. Invece si sceglie sempre e solo il costo del lavoro da comprimere e il sistema previdenziale da privatizzare. In Brasile il colpo di Stato dell’agosto 2016 aveva, insieme a un obiettivo ideologico molto forte, l’incarico da parte delle élites di agire su quei due campi. La scelta del colpo di Stato, cioè di agire in modo anticostituzionale, ha poi scatenato una serie di meccanismi che hanno portato al contesto fascista attuale. La questione del lavoro è stata risolta in modo unilaterale dall’esecutivo Temer immediatamente dopo il golpe con una liberalizzazione e una terziarizzazione del contratti di lavoro, che hanno scardinato le relazioni sociali producendo un'ondata di disoccupazione e pauperazione di massa. Lo sterminio previdenziale è in corso di attuazione. (T.I.)

Iter della legge sulla previdenza

Situazione a inizio 2019. Attualmente tutti i brasiliani hanno diritto di andare in pensione secondo criteri definiti dalla loro professione. Un lavoratore dell’industria o del commercio, per esempio, va in pensione a 65 anni d’età o 35 anni di contributi se uomo o a 60 anni e 30 di contributi se donna. Ma con il pretesto di riequilibrare la bilancia previdenziale il governo, all’inizio del 2019, ha proposto un'alterazione. Con la nuova legge verrebbe estinta la pensione per tempo di servizio lasciando solo quella per età. Le regole cambiano anche per gli agricoltori e i professori. Oggi i brasiliani in media vanno in pensione a 55 anni di età. Se la riforma sarà approvata questa media salirà ad almeno 65 anni. Ognuno di noi in media dovrà lavorare dieci anni in più. Cambia anche il calcolo dell'ammontare. Chi contribuisce per 20 anni avrà diritto a solo il 60 % della media di tutti i salari, per andare in pensione con il 100% saranno necessari 40 anni di lavoro.

Come i soldi saranno amministrati? Oggi il sistema di raccolta della previdenza si basa su tre fonti di finanziamento: datore di lavoro, lavoratore e Stato che contribuisce con l’INSS. Cioè i soldi raccolti dal governo servono per pagare le pensioni di chi è già andato in pensione con il sistema di ripartizione semplice. Nella nuova proposta il denaro versato dai lavoratori sarebbe consegnato al sistema finanziario in un sistema detto di capitalizzazione. Le banche amministrerebbero questi fondi applicandoli in altri mercati, e quando il lavoratore raggiungesse i requisiti minimi per la pensione la banca sarebbe responsabile per i pagamenti. Inoltre sui versamenti mensili sarebbe prelevata una tassa di ingresso e una volta all’anno per spese di amministrazione. Con questo sistema si stima che le banche avrebbero un incremento dei profitti annui di 388 miliardi di reais (quattro reais sono circa pari a un euro). Quindi la riforma della previdenza non è cattiva per tutti: le banche avranno profitti miliardari, le imprese debitrici non saranno colpite e non dovranno più contribuire all’INSS. Pagano il conto i lavoratori.

Situazione a giugno 2019. Con modifiche nella Commissione della Camera dei Deputati alcuni punti gravi sono stati esclusi, come cambiamenti nella pensione rurale e in quelle di invalidità. E' stato ritirato il modello di capitalizzazione in cui il lavoratore sarebbe passato ad essere l’unico responsabile per la propria pensione. Tuttavia questa rischia di essere una strategia dei difensori di una nuova previdenza. La proposta continua a colpire in pieno la pensione di lavoratori e lavoratrici. E la cosa più grave è che il testo mantiene la decostituzionalizzazione dei diritti previdenziali. Questo significa che, qualora approvato, sarà molto più semplice introdurre qualsiasi cambiamento in queste regole perché la previdenza sarà tolta dalla nostra Costituzione e i cambiamenti che sono appena stati esclusi dalla proposta, come il modello di capitalizzazione, potranno essere messi in pratica più facilmente con leggi complementari e originali. E questa legge pone fine alla pensione per tempo di servizio. Cioè, indipendentemente dal tempo in cui una persona avrà contribuito, sarà comunque necessaria un'età minima per andare in pensione. Questa misura non prende in considerazione che gran parte dei brasiliani comincia a lavorare molto presto e che perde le condizioni fisiche per continuare l’attività fino all’età minima o non riesce più ad avere un'occupazione regolare. Inizio dell’età lavorativa prima dei quindici anni: in città donne 34%, uomini 45%; in campagna donne 70%, uomini 78%.

Fonte: https://www.brasildefato.com.br/

Per analisi approfondite sul sistema pensionistico, che combinato con la flessibilizzazione dei contratti di lavoro disorganizza completamente il lavoro continuativo e regolare, si possono consultare gli articoli di Eduardo Fagnani facilmente reperibili online anche in inglese

Organizzazione e traduzioni di Teresa Isenburg

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato