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Brasile fra sole e tempeste

Teresa Isenburg

Provo a tracciare qualche riflessione sulla situazione politica del Brasile quasi al termine di cinque mesi di governo Lula.

1) Il governo, che ha una composizione ampia e con diversi ministri di centro vicini alla destra, si deve confrontare con un Parlamento molto spostato a destra e dove hanno trovato rifugio non pochi esponenti di spicco dell’eversione degli esecutivi Temer e Bolsonaro. I provvedimenti governativi incontrano quindi ostacoli continui ad avanzare nell’iter legislativo. Questo vale per lo schema fiscale che deve sostituire il famigerato tetto di spesa del 2016 o la normativa per arginare l’uso scatenato a fini destabilizzanti di disinformazione o fake news da parte di reti sociali. Al riguardo la pressione dei proprietari delle piattaforme su deputati e senatori è al massimo.

In parallelo le forze di opposizione cercano di utilizzare lo strumento delle commissioni parlamentari d’inchiesta/CPI sia a fini di propaganda che per deviare l’attenzione dai nodi, lasciati in erdità dai precedenti governi, economici e sociali, dalla fame all’indebolimento del SUS/Servizio Unico di Salute alla questione abitativa, a tacere della domanda irrimandabile di scuola pubblica di buona qualità. Così al momento sono in fase di organizzazione le CPI sugli accadimenti golpisti dell’8 gennaio (in cui l’opposizione vuole far passare il messaggio che il governo non ha agito adeguatamente per impedire il golpe), ad altra sul MST/Movimento dei Lavoratori Senza Terra volto a criminalizzarlo come violento e illegittimo.

Una forte tensione contrappone i Ministeri dell’area economica e la Banca Centrale/BC, che mantiene il tasso di interesse di base/Selic a 13,75%, il più alto del pianeta, a fronte di un'inflazione sotto il 6% e in diminuzione. Ovviamente questa forbice strozza l’economia. Il presidente della BC, Roberto Campos Neto, si nasconde dietro l’indipendenza della BC e il rigore tecnico necessario per controllare l’inflazione. Ma, come ha detto Lula, egli non è al servizio del paese, ma del precedente governo (e chissà del capitale finanziario globale). Acuta è anche la polemica attorno alla privatizzazione nebbiosa di grandi gruppi, dalla Petrobras alla Elettrobras.

2) Il secondo binario su cui sono in atto azioni incisive è nelle indagini giudiziarie relative all'eversione dell’8 gennaio. Il ministro della Giustizia Flavio Dino ha fatto arrestare circa 2000 persone, poi il Supremo Tribunale Federale /STF controlla per blocchi di 200 persone che, nella maggioranza, vengono avviati al carcere domiciliare e/o al braccialetto elettronico in attesa del processo. Su molti di loro pende l’obbligo di pagare i danni apportati a beni materiali dei palazzi aggrediti. Emerge il coinvolgimento ampio dell’apparato militare, dell’agrobusiness, dell’imprenditoria, delle milizie. Lentamente si risale verso i livelli superiori di responsabilità e da questo punto di vista sono simbolici gli arresti dell’ex ministro della Giustizia Anderson Torres e dell’aiutante di Bolsonaro tenente colonnello Mauro Cid, che per adesso non parlano. Il Gabinetto di Sicurezza Nazionale/GSI, responsabile della sicurezza dei palazzi dei tre poteri a Brasilia, è stato commisariato e quasi interamente sostituito dal segretario esecutivo del Ministero della Giustizia e della Sicurezza Pubblica.

Attraverso questo ampio lavoro investigativo emergono azioni totalmente illegali che riguardano in prima persona l’ex presidente: la più grave concerne il ritrovamento di un certificato di vaccinazione Covid-19 intitolato a Bolsonaro, inserito in modo fraudolento nel database del Sus/Servizio Unico di Salute. Infatti, come noto, egli ha sempre promosso e sostenuto posizioni negazioniste e mai si è vaccinato. Tuttavia la necessità di un certificato soprattutto per viaggiare ha portato a questa incredibile operazione. Naturalmente al momento la responsabilità viene fatta ricadere sui suoi collaboratori e in particolare sul fedele Cid. Interessante il fatto che, seguendo i passaggi della produzione del falso attestato, vengono alla luce i collegamenti fra collaboratori istituzionali di fiducia di Bolsonaro e le milizie, specialmente di Rio de Janeiro. Affiorano anche documenti vari di giri oscuri di soldi (tessere bancarie, riscontri cartacei, colloqui via internet) per spese personali dell’ex presidente, della ex prima dama e di altri familiari e famigli. Come evidente si tratta di atti gravissimi, che non possono essere considerati nel loro aspetto folkloristico come, mi sembra, non di rado faccia la grande stampa italiana. La dignità dello Stato e delle istituzioni è calpestata e la sfiducia verso di essi contagia la popolazione.

3) Molto dinamica è la politica estera che caratterizza questo governo. Di essa si occupa in prima persona il presidente Lula, affiancato dal consigliere speciale ed ex ministro in precedenti esecutivi di centrosinistra Celso Amorim. Molti viaggi all’estero, sia per riprendere contatti da sei anni abbandonati o sabotati, sia per trasmettere messaggi cogliendo la visibilità di tali momenti. Ovviamente di importanza massima è stato il viaggio in Cina e in Medio Oriente, ma da non sottovalutare neppure la scelta di presenziare all’incoronazione di Carlo III: la conferenza stampa tenuta in quell’occasione ha permesso a Lula di ribadire soprattutto in direzione dell’Europa la sua posizione sulla guerra, sulla transizione a un mondo multipolare, sul potere finanziario che strangola il pianeta con interessi fuori misura, sulle sanzioni che danneggiano gravemente paesi terzi e infine di denunciare con coraggio l’infamia perpetrata contro Julian Assange. Né ha tralasciato di ironizzare sul fatto che i paesi ricchi promettono grandi finanziamenti, ad esempio per l’Amazzonia, che però non arrivano mai. Anche nella partecipazione al G7 tenutosi a Hiroshima in maggio, Lula non si è adeguato alla fortissima pressione e ha mantenuto le distanze da Zelensky. Lula ha infatti deciso di spendersi nel coinvolgere altri paesi del sud del mondo e neutrali per costruire un percorso diplomatico per uscire dalla guerra Nato-Ucraina/Russia. Il ministro degli Esteri russo Lavrov è andato in Brasile, Amorim a Kiev. Anche di questo in Italia e in Europa poco si parla e si guarda con suffcienza o quasi disporezzo l’iniziativa di Lula.

4) Guardando con uno sguardo complessivo quanto accaduto in Brasile fra il 2016 e il 2022 si vedono chiaramente le devastazioni compiute: sanitarie (700.000 morti per Covid di cui forse 200.000 in conseguenza della pratica negazionista), economiche con un impoverimento di massa (ritorno della fame, aumento dei senza tetto, indebitamento generalizzato delle famiglie), disarticolazione di settori produttivi importanti (cantieristica, ingegneria civile), privatizzazione di grandi imprese con destinazione degli utili a remunerare gli azionisti a discapito degli investimenti, devastazione ambientale, aumento esponenziale della circolazione di armi in mano ai cittadini. Ma quale era (e probabilmente è) il progetto che sta alle spalle di questa vicenda e quali i gruppi sociali che l’hanno sostenuta e che ancora la appoggiano? Trovo molto difficile identificare una risposta a queste domande e mi sembra che ancora non ci sia un'analisi condivisa.

Certamente l'élite che ha mantenuto il potere per secoli, passando senza rotture dalla colonia all’impero e alla repubblica, ha appoggiato gli atti anticostituzionali dal 2016 in poi. Ma nell’esecutivo, a livello di ministri e alte cariche, hanno prevalso altri soggetti sociali, a cominciare da Bolsonaro espressione di un ceto medio rozzo e frustrato e perno di vari sistemi di alleanze. Grande spazio nel corso di questi anni hanno avuto esponenti dell’agrobusiness, o meglio di soggetti economici del settore primario agrozootenico e minerario, che hanno avuto mano libero nell’inglobare a costo zero i quadri ambientali nei loro processi produttivi: avanzata brutale della frontiera agricola eliminando la copertura vegetale esistente, introduzione di specie animali omogenee, coltivazione mineraria senza regole.

Altro gruppo alleato è stato quello militare, la famiglia militare come viene detto in linguaggio corrente, un blocco numeroso di medie e alte gerarchie con le loro famiglie consanguinee e famigli di servizi vari, che hanno occupato oltre 3000 posti nell’amministrazione federale e che godono di privilegi materiali enormi: la pensioni per vedove ed eredi di militari superano l’intera spesa destinata a soldati e sergenti. Ruolo importante hanno svolto le aggregazioni evangelicali anche qui con uno scambio di fedeltà e apporto di voti in cambio di benefici diretti e indiretti, sempre per i livelli gerarchici alti. Al momento, dopo la sconfitta di Bolsonaro, le megachiese sono silenziose, ma non inattive. Infine importante alleato sono le milizie, potenti soprattutto a Rio de Janeiro. Una ragnatela di collegamenti dunque con settori corporativi compatti che hanno cannibalizzato lo Stato e le sue risorse.

Il brodo di coltura in cui tale sistema si è sviluppato è certamente l’antipolitica, la criminalizzazione dei partiti, dei sindacati e dei movimenti sociali organizzati, l’uso eversivo dei social, l’istigazione all’odio. L’élite tradizionale e il sistema finanziario soprattutto internazionale hanno agito dietro le quinte, approfittando del clima di libero saccheggio. Ma quale il programma di questa composita compaggine? Relativamente chiari sono gli indirizzi ideologici che ruotano attorno a una concezione tardizionale della famiglia, si richiamano alla religione gerarchica e punitiva come fattore di coesione, coltivano la sicurezza di una superiorità razziale bianca. Difficile capire il programma concreto economico, culturale, tecnologico, completamente subordinato alla rapacità materiale che si manifesta in modi vari. Tutto questo mondo che è stato sbalzato dal potere, almeno in parte, mal sopporta il rapido agire dell’esecutivo per avviare un inadeguato, ma reale, trasferimento di reddito attraverso l’aumento continuativo del salario minimo, l’incremento di borse di studio a tutti i livelli, la riattivazione della borsa famiglia indirizzata in modo mirato e la ripresa in mano del SUS a iniziare dal rifornimento delle farmacie popolari. Insomma, l’esecutivo che opera dall’inizio 2023 si trova a gestire un'eredità non facile da rifondare.

Concludo con una nota interessante: il 17 maggio il Superiore Tribunale Elettorale ha cassato il mandato del deputato Dalton Dallagnol: l’ex onnipotente coordinatore del gruppo di lavoro della Lava Jato non è più protetto dall’immunità parlamentare in cui si era nascosto.

22/5/2023

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato