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Brasile, la tragedia degli indigeni yanomami

Teresa Isenburg

Sarebbe falso dire che non si sapeva della grave situazione della Terra Indigena Yanomami e dei suoi abitanti. Ma l’enormità della tragedia e del crimine che l’ha provocata è superiore a ogni possibile previsione. Il 21 gennaio il presidente Lula, con un gruppo di ministri, si è recato a Boa Vista capitale dello Stato di Roraima per visitare la Casa di Salute Indigena e ha tolto il velo che nascondeva l’orrore. Da anni la Terra Indigena è invasa da garimpeiros, cercatori di oro fluviale, illegali, primitivi e brutali, mentre buona parte dell’area amazzonica è stata consegnata nelle mani del crimine organizzato. Si calcola che al momento 20.000 garimpeiros si affianchino illegalmente a 30.000 yanomami, devastando la loro vita e rendendo inutilizzabile il loro ambiente. Il risultato è una crisi umanitaria gravissima che ha già falciato la vita di 570 bambini, mentre malaria, denutrizione e degrado colpiscono l’insieme della popolazione.

Il governo Bolsonaro, insieme al precedente governo anticostituzionale Temer, ha per sei anni abbandonato completamente la popolazione e incentivato e protetto gli invasori. Le immagini delle aree manomesse e contaminate e delle persone scheletriche e malate sono facilmente consultabili online e dicono più di molte parole. Il governo Lula ha dichiarato emergenza prioritaria l’intervento di soccorso alla popolazione e l’espulsione immediata di tutte le presenze illegali. Per il primo si agisce sul versante dell’assistenza sanitaria intensiva e dell’apporto alimentare irrimandabile, per la seconda si inizia con la messa fuori uso dell'infrastruttura logistica di accesso aereo e fluviale, con la chiusura dello spazio aereo e la distruzione delle piste di decollo e atterraggio; è autorizzato l’abbattimento di aerei non regolari. La Fab/Forza Aerea Brasiliana è il ramo delle forze armate più direttamente operativo. Sembra profilarsi in modo non discutibile il reato di genocidio da parte dell’ex presidente Bolsonaro e di alcuni suoi ministri, dal momento che si riscontra sia l’intenzionalità dell’azione di sterminio sia la scelta come bersaglio di un'etnia specifica che si intende cancellare.

Traduco un'intervista della presidente di recente nomina della Funai/Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni, Joêmia Wapichana. Prima indigena a praticare la professione di avvocato, a presiedere la Funai e anche prima deputata indigena nel 2018 ha lavorato per la demarcazione della Terra Indigena Raposa Serra do Sol sempre nello Stato di Roraima, luogo anch’esso di un lungo confronto fra il popolo Macuxi e agrari risicoltori. Durante il suo mandato parlamentare ha anche presentato richiesta presso il potere giudiziario di impeachment di Bolsonaro (per l’esattezza il 66° che è stato avanzato contro di lui).

Accludo parte di un articolo della giornalista Flavia Oliveira di pochi giorni fa. Invito inoltre a leggere l’ampio testo di Lucas Ferraz e Guilherme Henrique, Ouro illegal da Terra Indigena Kayapó termina em gigante italiana que fatura R$ 18 bilhoes in Reporter Brasil del 10 febbraio 2022: questo per non illudersi che lo sterminio dei popoli ancestrali sia qualcosa a cui non prendiamo parte. Si sa che per secoli istituzioni religiose varie hanno contribuito a destabilizzare i popoli originali imponendo conversioni; se la Chiesa Cattolica Romana ha interrotto tale pratica (lo stesso non vale per frange tradizionaliste della stessa), altri continuano nella pratica illegale e crudele: per l’area pentecostale e neopentecostale si vedano i documentati articoli della giornalista Tatiana Merlino, per i presbiteriani si consulti Vinicius Segella su Diario do centro do Mundo del 28 gennaio 2023, che informa che nell’ultimo giorno di mandato l’ex presidente ha fatto, dopo molti altri, un versamento istituzionale consistente alla ong Missão Caiuá, che non sembra abbia aiutato la saute indigena. Per chi volesse seguire la questione indigena è facile consultare il sito del quotidiano online Brasil de Fato, del Cimi/Consiglio Indigenista Missionario o dell’Apib/Articuação dos Povos Indigenas do Brasil.

Intervista a Joênia Wapichana - Brasil de Fato, 28/1/2023

Brasil de Fato: Lei è stata a Roraima una settimana fa per seguire la situazione degli yanomami ricoverati con malaria, denutrizione e contaminazione da mercurio. Quale situazione ha trovato?

Joênia Wapichana: Si è constatato tutto ciò che abbiamo sempre denunciato e che avevamo portato a conoscenza dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Soprattutto alla conoscenza della Funai e anche della Segreteria Speciale di Salute Indigena/Sesai e di altri organi che avrebbero dovuto intervenire immediatamente e che non lo hanno fatto, sono stati negligenti. Non hanno avuto neppure la sensibilità di commuoversi con la situazione dei popoli indigeni.

In questo primo momento abbiamo visto un quadro grave della situazione di salute. Un quadro elevato di denutrizione di bambini, soprattutto da 0 a 7 anni. E anche di adulti e anziani. Tutto ciò in un contesto di avanzata del garimpo (coltivazione mineraria artigianale) illegale. Abbiamo trovato una tragedia umanitaria. Persone che muoiono di fame mentre dovrebbero essere assistite dallo Stato brasiliano.

È una situazione molto deplorevole, perché ci sono bambini morti di malaria. Un problema che avrebbe potuto essere risolto se ci fosse stata un'assistenza corretta e adeguata della salute indigena. Avrebbero potuto essere salvati. È stato tragico vedere la noncuranza verso i popoli indigeni, già accumulata da molti anni e che è risultata in questa tragedia umanitaria. Quando siamo arrivati a Boa Vista è stato necessario un intervento d'urgenza da parte de governo Lula. Lula in prima persona è andato a Roraima e ha dichiarato che questa è una priorità del governo, che deve rispondere in modo immediato. E lavoreremo così. Il presidente Lula si è emozionato nella Casai/Casa di Salute Indigena, legata al SUS/Sistema Unico di Salute, vedendo la situazione dei bambini. In quel primo momento ha subito deciso che i Ministeri dessero una risposta.

BF: Il quadro è migliorato dopo le misure di emergenza adottate?

JW: Sono tornata alla Casai ieri e ho potuto constatare un quadro diverso. Soprattutto ci sono più medici e più strutture. I militari sono presenti e hanno montato un'attrezzatura per far fronte alle necessità di chi arriva, per rafforzare l’assistenza medica. Ho visto nella pratica il personale sanitario fare riunioni e ho visto che l’assistenza è migliorata, ma c’è ancora domanda. Il numero di visite è aumentato in modo considerevole.

Sono stata anche nella sede della Funai a Roraima. Arrivano donazioni di ceste di base. Molte persone e organizzazioni non governative di altri Stati danno appoggio. Sono in corso campagne promosse da associazioni indigene e dalla società civile organizzata. Mandano alimenti. Abbiamo ricevuto donazioni di amache. Molte persone non lo capiscono, ma gli indigeni in maggioranza dormono in amache. Le persone che coordinano il Sesai mi hanno detto che hanno bisogno di amache perché (i pazienti) stavano sospendendo le lenzuola per dormire. La Funai consegnerà le amache che ha ricevuto come donazioni.

La Funai sta anche andando nella Terra Indigena Yanomami per consegnare le ceste di base. Ma c’è ancora molto da sistemare, da adattare, perché non serve la donazione di qualunque alimento. Quindi noi ringraziamo molto questa mobilitazione della società, ma dobbiamo anche seguire l’orientamento dei nutrizionisti, tanto più che si tratta di bambini.

Il nuovo governo è venuto con la volontà politica di risolvere questo problema, ha aperto il dialogo con altri Ministeri. Quindi non è solo un Ministero, ma tutto un lavoro interministeriale convocato dalla ministra della Salute, con la partecipazione del segretariato della Sesai, che è stata qui, e della Funai.

BdF: Lei aveva avvisato membri del governo da poco terminato sulla tragedia in corso? Che risposte aveva ricevuto?

JW: Sì, faccio denunce fin dal mio primo anno di mandato (2019). Come parlamentare ho inoltrato diverse interrogazioni e ho anche promosso udienze pubbliche, convocando i ministri della Salute e della Giustizia e la Funai. Ciò in cui più ci siamo impegnati in diversi momenti è stato di convocare il governo e chiedere conto di quello che veniva fatto. Le risposte sono state molto vaghe. Sempre cercando di scrollarsi di dosso le responsabilità. Molta disattenzione, molta negligenza. Per questo più volte abbiamo inoltrato richieste di impeachment del presidente Bolsonaro. Insieme alle associazioni indigene abbiamo attivato il Supremo Tribunale Federale/STF, ciò che ha prodotto una serie di decisioni anche per allontanare i garimpeiros e per curare la salute.

Nel 2020 sono stata relatrice del progetto di legge che prevedeva un piano d'emergenza per combattere il Covid-19 nelle terre indigene. Vi era un'estrema rilassatezza nel consentire l’ingresso di invasori nelle terre indigene, ciò che ha aumentato in modo considerevole la contaminazione. Nella Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Covid abbiamo presentato un rilevamento sulla mancanza di medicinali, l’aumento della malaria e della contaminazione delle acque con mercurio. Vi era già allora un contesto che indicava che la situazione era molto grave.

Nel 2022 ho coordinato la Commissione Esterna per appurare la situazione del popolo yanomami nella regione di Waikás, che in un primo momento era collegata alla questione delle denunce di abuso sessuale. A novembre abbiamo messo in votazione le raccomandazioni perché l’esecutivo ritirasse i garimpeiros. E già c’erano molte denunce per omissione. A quell’epoca c’erano già indizi di corruzione, di storno di fondi pubblici. Dopo qualche giorno è iniziata un'operazione della polizia federale che ha constatato la distrazione di medicine che avrebbero dovuto andare all’area yanomami. Tutta una crudeltà. Una tragedia annunciata e denunciata che è andata propagandosi e aumentando sempre più. Le organizzazioni indigene accusano il governo Bolsonaro di genocidio dei popoli indigeni.

BdF: Come avvocata e donna indigena di Roraima concorda con questa accusa?

JW: Non vi è prova più chiara di queste morti che stanno avvenendo negli ultimi giorni. Sono morti di nostri bambini, che nascono così piccoli che non riescono a difendersi. Che cos'è genocidio? Il genocidio si colloca in un contesto in cui vi è l’intenzione di porre fine a un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Quindi il genocidio ha una pratica intenzionale. Il governo Bolsonaro ha avuto questa intenzione? Io credo di sì, perché fin dalla campagna elettorale, quando venne a Roraima, disse: "Nel mio governo l'indio non avrà scampo. Apriremo le terre per il garimpo. Ridurremo la delimitazione delle terre indigene, neanche un millimetro in più verrà titolato".

Quindi Bolsonaro aveva già rivelato quello che sarebbe stato il suo governo per quattro anni. E infatti in questi quattro anni non si è titolato, non si è investito in organi come la Funai. Ci sono studi che mostrano una riduzione molto grande del bilancio della Funai in termini di risorse perché potesse realizzare le sue missioni istituzionali, cioè controllare ed espellere i garimperiros, combattere gli illeciti nelle terre indigene e proteggere la vita indigena. Quando si omette di promuovere condizioni perché l’organo compia il suo dovere costituzionale, si sta agendo con intenzione. Altro indizio è il fatto di rottamare sempre più, smantellare e non far funzionare l’organismo stesso.

BdF: Bolsonaro ha in pratica desiderato l’estinzione del popolo indigeno.

JW: Altro indizio sono le norme dettate durante il governo Bolsonaro, come diverse istruzioni normative per flessibilizzare l’ingresso di persone, di progetti, senza rispetto dei diritti indigeni. Quando si viene a Roraima, si va in un’area di garimpo e si fa un discorso incoraggiando l’entrata di garimpeiros, dicendo che ci sarà la regolamentazione del garimpo in Terra Indigena (come ha fatto Bolsonaro) si finisce per incoraggiare l’aumento di invasioni di garimpo e di conseguenza si espongono a vulnerabilità i popoli che non sono più in condizione di fare il loro raccolto perché c’è un clima di insicurezza e le acque per il consumo domestico sono inquinate (da mercurio). Quindi si crea tutto un clima di violenza nella Terra Indigena e ci sono varie conseguenze che portano gli indigeni a non avere alimenti. Già c’era un deficit prima del governo Bolsonaro, nel governo Temer (2016-2018), che è stato molto aggravato.

Se si studia e si analizza, Bolsonaro ha praticamente desiderato l’estinzione del popolo indigeno per le sue intenzioni e per le sue omissioni. Perché la responsabilità non è solo di agire, è anche di omettere. Perché si pone a rischio l'integrità fisica dei popoli yanomami, li si mette in una condizione di vulnerabilità. Li si mette a rischio della vita proprio per provocarne la distruzione. Perché dal momento in cui si espone la vita indigena alla violenza, sia fisica, sia per contaminazione delle risorse naturali di cui quel gruppo ha bisogno per continuare a vivere, si genera il rischio della sua estinzione.

Nel novembre scorso la polizia federale ha scoperto un supposto schema di diversione di medicinali degli yanomami. Secondo il Ministero Pubblico Federale/MPF sono mancate medicine contro i vermi per 10.000 bambini indigeni. Solo 3000 sono stati curati. L’imprenditore sospettato era compare di un senatore di Roraima molto vicino a Bolsonaro. È uno dei casi di lottizzazione politica dei Distretti Sanitari di Salute Indigena/DSEIs che dovrebbero seguire il controllo di base della salute. Si può risolvere ciò?

La corruzione deve in primo luogo essere trattata come un crimine. Bisogna dare una risposta all’altezza di questa pratica che pregiudica un'intera collettività ed è connivente e complice di genocidio. Allo stesso modo degli alti gradi, anche i coordinatori dei distretti sanitari hanno le loro responsabilità. Che sia indicazione politica o no, se c’è responsabilità per corruzione o omissione bisogna presentare denuncia all’autorità di polizia, che deve appurare i crimini commessi e inoltrare al Ministero Pubblico e alla Procura Generale della Repubblica e punire con i rigori che la legge stabilisce.

È necessario che il governo Lula controlli le pratiche di indicazioni. Anzi credo che, per la questione indigena, non dovrebbe esserci nessuna indicazione politica, né nella Funai né nel Sesai. I popoli indigeni devono essere protagonisti (nelle indicazioni) in quanto si tratta di un organo che tratta direttamente dei popoli indigeni. (Sarebbe meglio) che non ci fosse nessuna indicazione da parte di parlamentari o politici o altre persone interessate, perché si è visto che non va bene. In realtà le indicazioni devono essere tecniche. Questa è una delle questioni che stiamo discutendo alla Funai. Che non ci sia interferenza politica nelle indicazioni dei coordinamenti regionali. Che ci sia in primo luogo la conoscenza tecnica, l’esperienza tecnica e il consenso dei popoli indigeni.

La convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro/OIL, che tratta della consultazione dei popoli indigeni, prevede che le nomine a incarichi di persone che dovranno interagire direttamente con le comunità indigene devono al minimo avere rispetto e dialogo con i popoli indigeni, devono conoscere questa realtà. Credo che forse questo sia l’orientamento che la Casa Civile (organo legato direttamente al capo del potere esecutivo) ha trasmesso, compreso evitare persone radicali come si sono viste assumere incarichi negli ultimi quattro anni, con quell’idea di evangelizzare i popoli indigeni a qualunque costo. Abbiamo anche visto indicazioni di persone con idee bolsonariste, di attacco alla democrazia, di non riconoscimento dei poteri costituiti e con un'ideologia diciamo fascista.

BdF: Il garimpo raggiunge anche le Terre Indigene Kayapó, Munduruku e altre. In quei luoghi vivono almeno 13.000 indigeni soggetti a questi impatti. Da febbraio lei assume la presidenza della Funai. Ci saranno operazioni di espulsione dei garimpeiros?

JW: Certamente. È il minimo che ci si aspetta dalla Funai. Ma in questo primo momento stiamo ricostruendo il paese intero. Allo stesso modo stiamo ricostruendo gli organi pubblici che sono stati rottamati, smontati, che non hanno avuto risorse per un minimo di azione. Anche prima di assumere l’incarico, sto verificando che cosa c’è come risorsa e quali sono le domande più urgenti.

Nel gruppo di lavoro della commissione di transizione abbiamo diagnosticato le priorità dei popoli indigeni e abbiamo indicato le aree citate in Pará, aree in cui la vita dei popoli indigeni è in pericolo a causa dell'attività mineraria. Questo piano di lavoro ha bisogno dell’appoggio di atri ministri. È necessario realizzare un groppo di lavoro. È di prassi fare questo per avere lo sgombero. Questo nuovo governo ha trovato la casa in disordine, rottamata. Ci prepariamo per agire al momento opportuno, molti Ministeri e dipartimenti devono completare le nomine.

È importante coinvolgere altri Ministeri perché la questione non è solo l’espulsione dei garimpeiros. Ci vuole una protezione continuativa, bisogna assicurare le debite cure, promuovere uno sviluppo sostenibile, far sì che i popoli indigeni si rafforzino. Che la Funai, partendo dai suoi progetti di azioni e programmi di gestione territoriale, possa anche dare condizioni per cui i giovani indigeni non abbiano alcun motivo per andare al garimpo, né che leader indigeni possano voler negoziare l’affitto delle loro terre o difendere i taglialegna per estrarre alberi dalle foreste.

Dobbiamo assicurare lo sviluppo sostenibile e condizioni per gestire il territorio. E dall’altro lato fare in modo che il governo compia il controllo in modo più permanente. E non solo in modo episodico, andare là, espellere i garimpeiros e punto. È una questione trasversale da trattare con cura e responsabilità. Quando assumerò la presidenza della Funai so che sarà una sfida molto grande e che le risorse saranno insufficienti. Ma dobbiamo essere molto innovativi e creativi e cercare aiuto in altri Ministeri.

Sempre è stato genocidio. La tragedia degli yanomami di Roraima non si è mai interrotta - Flavia Oliveira, Globo, 27/1/2023

Il Brasile l’ultimo sabato (21 gennaio) si è addormentato investito da una brutalità ricorrente, ora trasmessa in rete nazionale. La tragedia degli yanomami di Roraima, parte di ciò che resta dei mille popoli indigeni che abitavano Pindorama fino all’arrivo degli invasori portoghesi, non è mai cessata. Nel 1500 gli studiosi valutano che il territorio ospitasse almeno 3 milioni di abitanti nativi; due terzi vivevano lungo il litorale. In un secolo e mezzo sono stati ridotti a non più di 700.000. Per omicidio o per acculturazione forzata sono stati decimati. Sempre è stato genocidio.

Nel 1970 quando pubblicò Gli indi e la civiltà, risultato di oltre un decennio di ricerche, Darcy Ribeiro, grande antropologo, intellettuale e politico brasiliano che avrebbe compiuto cent'anni nel 2022, già denunciava la rapida scomparsa di 88 delle 230 etnie. Nel 2010 il Brasile aveva 896.917 indigeni, dei quali 572.083 in area rurale. Il censimento del 2020, rimandato, è finalmente in corso.

Brasiliani e brasiliane possiamo, e dobbiamo, avere orrore della barbarie perpetrata contro i popoli originali in modo generale e contro gli yanomami in particolare. Ma non abbiamo diritto di sorprenderci. Il paese è crudele da sempre e la brutalità si è intensificata nei quattro anni di Jair Bolsonaro al Planalto. Egli non nascondeva la sua vocazione violenta neppure quando era deputato.

Le immagini di adulti e bambini - passato e futuro, dunque - affamati, malati, umiliati spezzano il cuore, mortificano la nazione. Gli indigeni sono stati abbandonati alla loro sorte per languire e morire per la privazione di alimenti, per la contaminazione dell’acqua, per mancanza di medicine, per l’induzione all’alcoolismo, per aggressioni fisiche, per violenza sessuale contro bambine alla soglia della pubertà. In quattro anni 570 yanomami con meno di cinque anni hanno perso la vita. Negli ultimi giorni mille indigeni sono stati presi in cura, una cinquantina di bambini è stata ricoverata per denutrizione e altre malattie curabili. La relazione di aprile 2022 dell’Istituto SocioAmbientale ha informazioni desolanti: in tre mesi Funai/Fondazione Nazionale dei Popoli Indigeni, esercito e autorità del governo Bolsonaro hanno ricevuto una dozzina di denunce e molte altre denunce sono state fatte in seguito senza che nessuna misura venisse presa. Anzi.

3/2/2023

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato