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Costa Rica, la ricetta neoliberista del nuovo presidente L'economista di destra Rodrigo Chaves, del Partido Progreso Social Democrático, ha vinto il ballottaggio presidenziale del 3 aprile, imponendosi con quasi il 53% dei voti sul suo avversario José María Figueres. Le elezioni hanno visto un'astensione di oltre il 42%. Chaves è stato funzionario della Banca Mondiale, dove venne sanzionato per accuse di abuso sessuale, e in seguito ministro delle Finanze per pochi mesi durante il mandato dell'attuale presidente, Carlos Alvarado. La vittoria di Chaves segna un netto cambiamento nel panorama politico del paese. Escono sconfitte sia le due formazioni che per decenni si erano alternate al potere (il Partido Liberación Nacional, cui appartiene Figueres, e il Partido Unidad Social Cristiana), sia il Partido Acción Ciudadana, che nel 2014 aveva rotto il tradizionale bipartitismo governando per due legislature. Il 6 febbraio, data in cui si è svolto il primo turno delle presidenziali con ben 25 candidati, gli elettori hanno votato anche per il rinnovo dell'Asamblea Legislativa, nella quale il Pac non ha ottenuto alcun rappresentante, mentre la sinistra del Frente Amplio potrà contare su sei seggi (su un totale di 57). Il Costa Rica è immerso in una grave crisi economica: la povertà colpisce il 23% degli abitanti. L'occupazione ha registrato, tra il 2019 e il 2020, un calo del 14% e il debito pubblico supera il 70% del pil. Di fronte a questa situazione il presidente eletto propone la classica ricetta neoliberista: riduzione della presenza dello Stato nell'economia, diminuzione delle spese sociali e rimozione degli ostacoli agli investimenti. (5/4/2022)
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a cura di Nicoletta Manuzzato |