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Uruguay, cinquant'anni fa il golpe

Il 27 giugno del 1973 l'allora presidente Juan María Bordaberry decretò, con l'appoggio delle forze armate, la chiusura del Parlamento. Iniziava così una dittatura che sarebbe finita solo dodici anni dopo, con decine di migliaia di oppositori incarcerati o costretti all'esilio. Si contano ufficialmente 197 persone scomparse, in gran maggioranza nell'ambito del Plan Cóndor: di molti di loro non si è saputo più nulla. Le organizzazioni per i diritti umani comunque non si arrendono: recentemente sono stati recuperati nuovi resti di detenidos-desaparecidos sepolti in terreni militari, tra cui le ossa di una donna rinvenute nella sede del Batallón 14 dei paracadutisti.

A queste scoperte vanno aggiunti i cosiddetti Archivos del terror, 1.600 microfilm filtrati in Internet da una fonte anonima - probabilmente un militare. Si tratta di schede di detenuti politici, verbali di interrogatori e di intercettazioni telefoniche. Il testo che accompagna i documenti afferma che "questi archivi furono elaborati dalle forze di polizia e dai militari a partire dal decennio del 1960 e comprendono il periodo della dittatura civico-militare (1973-1985). Lo spionaggio continuò una volta recuperata la democrazia, contando sulla complicità politica dei governi, almeno fino al 2004".

Nel 2014 il 27 giugno è stato dichiarato Día de la Resistencia y Defensa de la Democracia. In occasione del cinquantenario diverse iniziative hanno reso omaggio a quanti ebbero il coraggio di opporsi al regime. La centrale sindacale Pit-Cnt ha promosso un'astensione parziale dal lavoro nella mattinata del 27, per ricordare lo sciopero generale con cui cinquant'anni fa, per quindici giorni, i lavoratori e il movimento studentesco tentarono di contrastare il golpe. Il dirigente sindacale Gabriel Molina, parlando nel corso della mobilitazione, ha sottolineato l'importanza di queste date, che la destra cerca di contestare. E in effetti Pablo Mieres, ministro del Lavoro del governo neoliberista di Lacalle Pou, ha avuto da ridire sulla proclamazione dello sciopero, sostenendo che "fa male al paese". (28/6/2023)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato