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Honduras, decine di migliaia in piazza contro le minacce di golpe "La pace e la sicurezza interna della Repubblica sono in pericolo per un nuovo colpo di Stato che il popolo deve fermare". Questo il drammatico messaggio lanciato la sera del 3 settembre dalla presidente Xiomara Castro in un discorso attraverso la radio e la tv nazionale. "Il piano per distruggere il mio governo socialista e democratico e il prossimo processo elettorale è già in marcia", ha aggiunto attribuendo il progetto di golpe "alle stesse forze oscure che agirono nel 2009" destituendo suo marito, l'allora capo di Stato Manuel Zelaya. Dietro i golpisti del 2009 - non è un mistero per nessuno - c'erano Cia e Pentagono. E ancora adesso gli Stati Uniti non nascondono la volontà di intervenire pesantemente negli affari interni della Repubblica centroamericana. Commentando la riunione del 19 agosto tra il ministro della Difesa, José Manuel Zelaya, accompagnato dal capo delle forze armate generale Hernández, e il suo omologo venezuelano Padrino López, l'ambasciatrice Usa Laura Dogu ha espresso "la preoccupazione" del suo paese per l'incontro di autorità honduregne con quello che ha definito un "narcotrafficante" (l'esponente del governo Maduro). La presidente Castro ha risposto denunciando l'intenzione di Washington "di dirigere la politica dell'Honduras attraverso la sua ambasciata" e disponendo la cancellazione del trattato di estradizione con gli Stati Uniti. Dal 2014, in virtù di questo trattato, l'Honduras ha estradato negli Usa una cinquantina di narcos, tra cui l'ex presidente Juan Orlando Hernández, condannato in giugno da un tribunale di New York a 45 anni di carcere. Fin dal suo insediamento Castro ha lottato per riscattare il paese dalla stretta della criminalità organizzata, penetrata massicciamente, dopo il 2009, nelle istituzioni. Senza rinnegare la sua battaglia contro corruzione e impunità, ha però affermato di non voler permettere "che si strumentalizzi in forma selettiva il trattato vigente con gli Stati Uniti per disarticolare le forze armate, abbattere il mio governo e distruggere le elezioni". Da parte dell'opposizione si sostiene invece che la revoca del trattato di estradizione sia volta a salvare i familiari della presidente, dopo la diffusione di un video del 2013 in cui appare il cognato Carlos Zelaya in un incontro con alcuni narcos. Per contrastare le accuse, Xiomara Castro ha ordinato alla Procura di procedere senza guardare in faccia a nessuno. Carlos Zelaya si è già dimesso da parlamentare (lo stesso ha fatto suo figlio José Manuel da ministro della Difesa) ponendosi a disposizione della giustizia. Davanti agli inquirenti ha ammesso la circostanza, sostenendo che gli interlocutori gli erano stati presentati come imprenditori desiderosi di contribuire finanziariamente alla campagna elettorale del partito Libre. Contro la cancellazione del trattato con gli Usa in centinaia sono scesi in piazza il 6 settembre nella capitale, dando vita alla cosiddetta Marcha de las Antorchas. Erano invece decine di migliaia le persone che il 14 settembre si sono mobilitate in difesa del governo e contro le minacce di golpe, al grido di "Xiomara non sei sola!". ASSASSINATO LEADER AMBIENTALISTA. Come Berta Cáceres. Juan López, 46 anni, che lottava contro lo sfruttamento minerario a cielo aperto in difesa del fiume Guapinol e della riserva forestale Botaderos, è stato ucciso il 14 settembre a colpi d'arma da fuoco a Tocoa (dipartimento di Colón), López, membro del partito Libre, dall'anno scorso godeva di misure di protezione ordinate dalla Comisión Interamericana de Derechos Humanos per le minacce che aveva ricevuto, ma questo non è bastato a salvarlo. Già nel 2021 si era detto consapevole che la sua battaglia in favore dei beni comuni lo aveva portato a scontrarsi con poderosi interessi. "Se uno esce di casa ha sempre in mente che non sa cosa gli può capitare e se potrà tornare a vedere la sua famiglia". L'Honduras è uno dei paesi più pericolosi per gli ecologisti: solo nel 2023 ne sono stati uccisi 18. (16/9/2024)
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cura di Nicoletta Manuzzato |