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Da Washington e da Madrid l'offensiva dell'estrema destra

La Dottrina Monroe continua a ispirare la politica di Washington: lo testimoniano due diplomatici Usa in America Latina. In un recente tweet Ken Salazar, ambasciatore a Città del Messico, riferisce di aver sostenuto, con il governo di López Obrador, "importanti riunioni" sul progetto di riforma energetica allo studio in Messico e di aver espresso "serie preoccupazioni da parte degli Stati Uniti. Ci siamo impegnati a continuare nei prossimi giorni il dialogo su questa critica questione" (gli investimenti di imprese Usa nel settore superano il miliardo di dollari).

Da parte sua Marc Stanley, designato dal governo Biden come nuovo ambasciatore in Argentina, davanti alla Commissione Esteri del Senato Usa ha tracciato le linee che Buenos Aires dovrebbe seguire. Innanzitutto ha affermato che farà di tutto perché il governo di Alberto Fernández si unisca "agli Stati Uniti e alle altre nazioni che esigono il rispetto dei diritti umani in paesi come il Venezuela, Cuba e il Nicaragua". Si è soffermato poi sulla recessione economica che dal 2018 colpisce l'Argentina, da lui descritta come un bell'autobus turistico con le ruote che non funzionano bene. Ha precisato che eserciterà pressioni sul tema della tecnologia 5G per evitare la crescita dell'influenza cinese e ha sottolineato la necessità che Buenos Aires paghi al Fondo Monetario Internazionale l'enorme debito (45 miliardi di dollari) contratto dalla presidenza Macri. "È responsabilità dei leader argentini sviluppare un piano macroeconomico per restituire il denaro e ancora non lo hanno fatto", ha sentenziato. Parole che si addicono più al governatore di una colonia che al rappresentante di uno Stato estero.

E a proposito del Fmi la situazione per l'Argentina, in cerca di un accordo sul debito, si è fatta più difficile dopo che la direttrice generale, Kristalina Georgieva, è stata messa "sotto osservazione" dai settori più conservatori in seguito alla denuncia di un suo trattamento di favore nei confronti della Cina quando era a capo della Banca Mondiale. Un'accusa che il premio Nobel per l'Economia, Joseph Stiglitz, ha definito "un tentativo di golpe", mettendolo in relazione con il carattere progressista della gestione di Georgieva. "Molti operatori del mercato finanziario pensano che il Fmi non stia attuando con la necessaria forza come creditore", ha affermato Stiglitz. Al termine dell'indagine, anche se il Fondo Monetario ha confermato piena fiducia nell'operato della sua titolare, all'interno dell'organismo si è rafforzata l'ala legata ai falchi statunitensi.

Mentre il colosso del Nord torna a dettar legge nel "cortile di casa", dall'Europa parte l'offensiva di Vox, il partito reazionario spagnolo che ha lanciato nel 2020 il Foro de Madrid. Una parte di quella che viene definita Iberosfera, si afferma nella Carta elaborata dalla Fundación Disenso (presieduta dal leader di Vox, Santiago Abascal), "è sequestrata da regimi totalitari di ispirazione comunista, appoggiati dal narcotraffico e da paesi terzi. Tutti questi sotto l'ombrello del regime cubano e di iniziative come il Foro de São Paulo e il Grupo de Puebla, che si infiltrano nei centri di potere per imporre la loro agenda ideologica".

Tra i firmatari della Carta de Madrid la peruviana Keiko Fujimori che in giugno, di fronte alla sconfitta elettorale, ha cercato di promuovere un intervento militare; il cileno José Antonio Kast, candidato alla presidenza che rivendica il regime di Pinochet; il brasiliano Eduardo Bolsonaro, figlio dell'attuale capo dello Stato; il boliviano Arturo Murillo, ex ministro del governo de facto di Jeanine Añez, nonché aspiranti golpisti provenienti da tutto il continente. Non mancano i politici europei: non solo spagnoli e portoghesi, ma francesi, greci, olandesi, svedesi. L'Italia è rappresentata da Giorgia Meloni, dall'europarlamentare Nicola Procaccini (anch'egli di FdI) e da Renato Cristin, docente di Ermeneutica Filosofica presso l'Università di Trieste.

"L'avanzata del comunismo - si legge nel documento - costituisce una seria minaccia per la prosperità e lo sviluppo delle nostre nazioni e per le libertà e i diritti dei nostri compatrioti". La difesa di queste libertà "è un compito che compete non solo all'ambito politico, ma anche alle istituzioni, alla società civile, ai mezzi di comunicazione, all'accademia". Una vera e propria chiamata alle armi per la nuova crociata contro il pericolo rosso. (9/11/2021)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato