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Perù: nuovo presidente, vecchia repressione José Jerí, succeduto a Dina Boluarte, ha iniziato la sua presidenza scegliendo la repressione. Un morto (un giovane rapper) e oltre un centinaio di feriti è il bilancio del violento attacco della polizia contro la massiccia manifestazione che il 15 ottobre ha attraversato il centro della capitale. I dimostranti protestavano contro la nomina di un capo dello Stato accusato di violenza sessuale e di corruzione, una nomina imposta dalla maggioranza parlamentare di destra che è ripudiata da più del 90% dei peruviani. Anche in altre città sono scese in piazza migliaia di persone, soprattutto giovani. Il neopresidente ha comunque dichiarato che non intende rinunciare e il voto delle destre nel Congresso lo ha salvato da una mozione dell'opposizione di sinistra che ne chiedeva la destituzione. A detta di molti commentatori Jerí è soltanto un burattino. A indicare con chiarezza chi dirige veramente il paese è stata la designazione come primo ministro di Ernesto Alvarez, un avvocato legato al fujimorismo per il quale chi protesta è un "sovversivo" e un "terrorista". Il potere dunque appare sempre più nelle mani del partito di Keiko Fujimori, che molti temono stia preparando i brogli elettorali per conquistare la presidenza nel 2026. (17/10/2025) Articolo precedente sul Perù: Il Congresso destituisce la presidente Boluarte
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cura di Nicoletta Manuzzato |