Latinoamerica-online.it

Perù, funerali di Stato per l'ex dittatore

Tre giorni di lutto nazionale e funerali di Stato per Alberto Fujimori, morto l'11 settembre a Lima. L'ex dittatore, condannato a 25 anni di carcere per violazione dei diritti umani, nel dicembre scorso aveva goduto di un indulto e si era poi visto cancellare la pena grazie a una legge approvata in agosto, che dichiarava prescritti i crimini di lesa umanità commessi prima del luglio 2002. Annullati dunque tutti i delitti di cui si sono resi responsabili governanti e forze repressive nella cosiddetta "guerra contro il terrorimo", giustizia negata agli oltre 69.000 morti e ai 21.000 desaparecidos di quegli anni. Per quanto riguarda Fujimori, era stato riconosciuto colpevole di essere il mandante di due massacri eseguiti dai paramilitari del Grupo Colina: Barrios Altos nel 1991 (14 persone, tra cui un bambino di otto anni, uccise perché ritenute erroneamente appartenenti a Sendero Luminoso) e l'Università La Cantuta nel 1992 (un professore e nove studenti sequestrati e fatti scomparire). L'ex dittatore aveva ricevuto ulteriori condanne per corruzione e per suo volere decine di migliaia di donne indigene erano state sottoposte a sterilizzazione forzata.

Eppure in suo onore negli uffici pubblici sono state issate le bandiere a mezz'asta e una scorta militare ha vegliato la salma nella camera ardente allestita in un salone del Ministero della Cultura. Nostalgici del suo regime, esponenti politici dell'estrema destra e imprenditori arricchiti grazie alla sua politica neoliberista sono accorsi a rendergli omaggio. Un trionfo dell'impunità che si spiega solo con la situazione politica del paese. La presidente illegittima Dina Boluarte è più debole che mai: in agosto è stata denunciata per la seconda volta davanti alla Corte Penale Internazionale per la morte di 49 persone durante la repressione seguita al suo insediamento in sostituzione di Pedro Castillo (la prima denuncia era stata nel giugno scorso). Dopo oltre un anno e mezzo praticamente nulla è stato fatto per rendere giustizia alle vittime: questa l'accusa dei sedici firmatari, tra cui figurano ex ministri ed ex parlamentari, diplomatici e attivisti per i diritti umani.

Il governo di Dina Boluarte, che agli inizi di settembre aveva effettuato un rimpasto lasciando però al loro posto i ministri più contestati, compreso il capo di gabinetto Gustavo Adrianzén, si regge solo grazie al sostegno della destra e dell'estrema destra, in particolare di Fuerza Popular, il partito presieduto da Keiko Fujimori. Quest'ultima, in un ribaltamento della verità, rivolgendo un ultimo saluto al padre ha affermato: "Finalmente sei libero dall'odio e dalla vendetta, sei libero da quelle persone che non ti hanno perdonato anche se le hai salvate dalla fame e dal terrore. Sei libero da quei sedici anni di ingiusta prigione, da una sentenza comminata senza prova alcuna". (14/9/2024)

Articolo precedente sul Perù: Approvata l'amnistia per i repressori

 

Latinoamerica-online.it

a cura di Nicoletta Manuzzato