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La destra torna al potere in Bolivia

Il ballottaggio presidenziale del 19 ottobre tra Jorge Tuto Quiroga, dell'alleanza di destra Libre, e Rodrigo Paz Pereira del Partido Demócrata Cristiano (centrodestra) si è concluso con la chiara vittoria di quest'ultimo. Il neoeletto presidente, che sarà affiancato dal suo vice, l'ex poliziotto Edmand Lara, è figlio dell'ex capo di Stato Jaime Paz Zamora e pronipote di un altro ex capo di Stato, Víctor Paz Estenssoro. Il paese che si appresta a governare è immerso in una grave crisi economica per la forte inflazione e la penuria di combustibile a causa del crollo delle riserve internazionali. Per farvi fronte Paz propone riduzione delle tasse, eliminazione della burocrazia, tagli alla spesa pubblica e riforme costituzionali miranti ad attrarre investimenti privati. Un programma non molto diverso da quello del suo avversario, anche se - a differenza di Quiroga - esclude un accordo con il Fondo Monetario Internazionale. Consapevole di non poter contare su una maggioranza parlamentare, ha fatto appello all'unità di tutte le forze politiche e in particolare a Quiroga perché lo accompagni nel processo di transizione. E naturalmente ha annunciato subito il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, rotte dal 2008.

La destra dunque torna al potere in Bolivia, dopo i quasi vent'anni di governo del Movimiento al Socialismo (interrotto solo dal golpe del 2019). A questa situazione si è arrivati per le divisioni della sinistra. Evo Morales, che in febbraio aveva rinunciato al Mas tentando di registrarsi alle consultazioni con altri raggruppamenti, dopo che la sua candidatura era stata definitivamente invalidata per aver già superato il limite dei due mandati, aveva fatto appello alla mobilitazione dei suoi sostenitori. E questo nonostante l'invito del presidente Luis Arce che in maggio, "per non essere un fattore di divisione", aveva deciso di rinunciare a ripresentarsi, ribadendo la necessità di costruire un blocco unitario delle forze progressiste intorno a un programma comune. Cortei, picchetti e blocchi stradali per chiedere l'inclusione di Morales nella competizione elettorale erano proseguiti fino a metà giugno, con scontri tra polizia e manifestanti che avevano provocato la morte di sei persone, di cui quattro agenti.

Al primo turno del 17 agosto si erano presentati due candidati di sinistra: Eduardo del Castillo del Mas e il presidente del Senato Andrónico Rodríguez, proclamato dalla Federación de Campesinos Tupac Katari. La sindaca della città di El Alto Eva Copa, del Movimiento de Renovación Nacional, si era invece ritirata a fine luglio denunciando una serie di intimidazioni. Quanto a Evo Morales, che in precedenza aveva accusato Del Castillo di essere un agente della Cia e aveva sconfessato anche Rodríguez, fino a poco tempo prima considerato il suo erede politico, aveva fatto campagna per il voto nullo. Il risultato, nonostante Evo si fosse detto "molto contento" che oltre il 19% degli elettori avesse annullato la scheda, lasciava non solo la strada aperta alla destra per l'elezione presidenziale, ma anche un'Asamblea Nacional dove la sinistra era ridotta ai minimi termini. Durissimo il commento di Rodríguez: "L'unica cosa che hanno ottenuto con la campagna del voto nullo è stata promuovere la vittoria della destra, oltre a confondere, scoraggiare, dividere e disperdere il voto del movimento popolare. Il voto nullo ha perso, ma alcuni dirigenti di sinistra hanno festeggiato che la destra avesse vinto. L'interesse personale ha prevalso su tutto, 'io o nessuno', con una enorme meschinità". (21/10/2025)

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato