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BRICS* e dintorni

Teresa Isenburg

Avevo pensato di cercare di mettere insieme qualche informazione possibilmente ordinata. Dobbiamo cambiare il nostro comportamento riguardo al modello di sviluppo. Abbiamo bisogno di più finanziamenti e dobbiamo cambiare il modello di finanziamento. E dobbiamo anche costruire la pace nel mondo. Queste sono le cose più sacre che abbiamo deciso al vertice dei capi di Stato dei Brics riuniti a Rio de Janeiro il 6 e 7 luglio 2025, ma gli avvenimenti si sono accelerati e accavallati e adesso la matassa da dipanare è molto complessa e in divenire. Mi limito quindi a mettere in fila alcune notizie, senza pretesa di completezza né di ordine adeguati. Va premessa una considerazione: le profezie estemporanee avevano annunciato che l’incontro si annunciava un fallimento, che i BRICS si confermavano effimeri (? nati nel 2006, ripetevano incontri al vertice dal 2009 allargando il numero di partecipanti), che Putin non sarebbe andato (come ovvio) e neppure Xi Jinping (come conseguentemente altrettanto ovvio), svuotando l’incontro e così via vaticinando sventure. E invece l’incontro è andato così bene da produrre un terremoto, come si dirà al punto 5).

1) Consiglio Popolare dei Brics. 5 luglio 2025. Nei giorni 4 e 5 luglio nel Teatro Carlos Gomes di Rio de Janeiro il Consiglio Popolare dei BRICS ha riunito circa 200 persone: movimenti sociali, intellettuali, organizzazioni della società civile e funzionari governativi di diversi paesi BRICS. Questa iniziativa è stata creata di recente con lo scopo di promuovere un dibattito sui BRICS al di fuori dei meccanismi burocratici istituzionali.

Nell'ambito di uno sforzo collaborativo in occasione della presidenza brasiliana dei BRICS per il 2025, il Consiglio Popolare dei RICS ha presentato domenica 6 luglio un documento finale di raccomandazioni al vertice dei leader. Il documento è il riassunto del Forum Popolare del Consiglio, frutto di mesi di elaborazione che hanno riunito 120 organizzazioni della società civile dei paesi BRICS. Esso è stato presentato dalla delegazione consultiva di Brasile, Russia e Sudafrica, composta da João Pedro Stedile del Movimento dei Lavoratori Senza Terra (MST); Victoria Panova, vice-rettrice della Scuola Superiore di Economia dell'Università Nazionale di Ricerca di Mosca (HSE University) e presidente del consiglio di esperti BRICS russo; e Raymond Matlala, della BRICS Youth Association of South Africa (SABYA) di Pretoria; l'opuscolo delle raccomandazioni era accompagnato da un discorso del consulente brasiliano in qualità di portavoce del gruppo. (Miguel do Rosario, Conselho Popular dos Brics: entre deasfios, críticas e esperanças. Lideranças dos Brics na sociedade civil discutem o futuro da cooperação Sul-Sul no Rio de Janeiro, 5.07.2025, “Brasil 247” da “O Cafezinho”. Il documento integrale può essere consultato sul sito del MST nell’articolo di Fernanda Alcântara del 5.7.2025).

2) Sessione plenaria dei Brics. Il 6 luglio si è tenuta la sessione plenaria aperta dal presidente Luis Inácio Lula da Silva e con molti interventi importanti confluiti nella dichiarazione finale in 126 punti, che può essere consultata sul sito del governo gov.br come nota alla stampa 298 del Ministério das Relações Esteriores. Il documento riprende i temi noti: governance globale, sostegno a scambi in valute locali, tassazione delle grandi fortune, nodo finanziario della crisi climatica, urgenza di risolvere i contrasti con trattative ponendo fine ai conflitti militari, impellenza di affrontare fame, sete, educazione ecc. Già in quella domenicale giornata il presidente Trump insufflava nel suo Truth Social l’avvertimento che “qualunque paese che si allinei alle politiche antiamericane dei Brics subirà una tariffa addizionale del 10%”.

3) Seconda giornata dei Brics. Il giorno 7 ci sono state varie cose interessanti, in particolare una sessione plenaria “Ambiente, Cop 30 e salute globale” (personalmente ritengo che la giustizia sociale per la salute pubblica sia uno degli obiettivi più degni e irrinunciabili da perseguire organizzare per i prossimi lustri). Molti interventi hanno avanzato ipotesi concrete per modificare il quadro desolato in cui ci muoviamo: il ruolo già attivo del Nuovo Banco di Sviluppo/NDB presieduto da Dilma Rousseff e che ha finanziato progetti senza caricarli di interessi soffocanti e l’ipotesi strategica della ministra di Scienza e Tecnologia Luciana Santos che i Brics si dotino di un proprio cavo sottomarino.

4) Conferenza stampa di chiusura dei Brics. 7 luglio 2025. Se si ha la pazienza di soffermarsi sui lavori svolti (e in questo internet è straordinario e ci proibisce di fare finta di non sapere) mi è parso particolarmente ispirato il discorso introduttivo consultabile sul sito della Presidenza della Repubblica della conferenza stampa delle 13 del 7 luglio (qui di seguito parzialmente tradotto) in cui, parlando in modo non formale e attingendo al suo carisma comunicativo, Lula ha esplicitato in modo semplice (una comprensibilità che discende dalle idee chiare e dalla persuasione della loro fondatezza) cosa sono i Brics e perché sono necessari.

Abbiamo invitato nuove persone, persone importanti, per convincerle che i BRICS rappresentano un nuovo modo per la sopravvivenza del multilateralismo nel mondo. Nei BRICS siamo convinti di non voler più un mondo tutelato. Non vogliamo più una Guerra Fredda. Non vogliamo più la mancanza di rispetto della sovranità. Non vogliamo più guerra. Ed è per questo che stiamo discutendo approfonditamente della necessità di un cambiamento strutturale, anche nello Statuto delle Nazioni Unite, in modo da poter ricreare qualcosa basato sugli eventi geopolitici del 2021, non del 1945. Quel mondo è alle nostre spalle. Solo coloro che hanno nostalgia di quel mondo – nazismo, fascismo – sono altri che non fanno parte dei BRICS. Nei BRICS vogliamo rafforzare il processo democratico, il processo multilaterale. Vogliamo pace, sviluppo e partecipazione sociale. Qualcosa deve cambiare! Quello che non possiamo fare è continuare con le solite vecchie manfrine. Abbiamo già un secolo di esperienza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale abbiamo già 80 anni di esperienza. Alcune cose hanno funzionato, altre no. Il multilateralismo funzionava. Vogliono distruggerlo. Quindi dobbiamo essere consapevoli che il mondo deve cambiare.

Stiamo vivendo dalla Seconda Guerra Mondiale il peggiore periodo di conflitto tra paesi. È guerra diffusa ovunque. E la cosa più grave è che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che dovrebbe cercare di impedirle, è quello che le promuove:  dalla guerra in Iraq all'invasione della Libia, alla morte di Gheddafi, alla guerra con l'Ucraina. In altre parole nessuno chiede il permesso per fare la guerra; vanno, prendono la decisione e la fanno. E poi l'ONU perde credibilità e autorità per negoziare. Chi negozia? La guerra tra Russia e Ucraina, chi negozia? Non esiste un'istituzione in grado di mettere insieme i due in guerra, fare una valutazione e una proposta. E poi, siamo onesti, quello che sta succedendo a Gaza va oltre la comprensione di qualsiasi mortale sul pianeta Terra. Dire che questa è una guerra contro Hamas? E vengono uccise solo persone innocenti, donne e bambini? E dov'è l'istituzione multilaterale che vi può porre fine? Non esiste!

L'ONU dovrebbe coordinare, ma non può farlo perché è coinvolta in tutto questo. Quindi, compagni, quando dico ONU è perché il Consiglio di Sicurezza dell'ONU è composto da paesi coinvolti in questo, con la rarissima eccezione della Cina, che non lo è, ma tutti gli altri sono coinvolti, sia in Europa che negli Stati Uniti. Quindi si è senza un interlocutore. Non c'è dialogo per fare una proposta alternativa, né in Israele, né in Ucraina, né in Congo, né in Sudan. Non c'è. Non esiste! Ecco perché chiediamo un cambiamento nella governance globale, con la partecipazione dei paesi africani, mediorientali e latinoamericani...

I BRICS, che non sono creati contro nessuno, vogliono semplicemente essere un modello diverso, un modo diverso di fare politica, qualcosa di più solidale. La banca vuole essere molto più impegnata ad aiutare i paesi in via di sviluppo, i paesi più poveri. Sulle questioni ambientali dobbiamo essere consapevoli che la questione climatica è molto seria come dimostrato oggi nei BRICS. Quindi penso che i BRICS siano un nuovo modello, qualcosa di nuovo, qualcosa che viene gestito con molta più attenzione. Non è una cosa chiusa, non è un club di individui privilegiati. È un gruppo di paesi che vuole creare un modo diverso di organizzare il mondo dal punto di vista economico, dal punto di vista dello sviluppo, dal punto di vista delle relazioni umane. C'è qualcos'altro da fare, anche sulla questione dell'intelligenza artificiale. È di questo che stiamo discutendo qui, e credo che ne discuteremo d'ora in poi. È importante dire che ciò che è stato deciso qui è che non vogliamo continuare a vivere nel mondo così come avviene. Dobbiamo cambiare il nostro comportamento riguardo al trattamento della salute delle persone. Dobbiamo cambiare il nostro comportamento riguardo al modello di sviluppo. Dobbiamo cambiare il modello di finanziamento. E dobbiamo anche costruire la pace nel mondo. Queste sono le cose più sacre che abbiamo deciso.

5) Epistola di Trump. 7 luglio 2025. In realtà l’incontro dei Brics è andato molto bene, con molti accordi attivati, scambi e relazioni politiche rafforzate, ecc. tanto da scatenare la furia del presidente Donald Trump, che ha preso carta e penna per scrivere in data 7/7 direttamente a Lula una lettera sorprendente per contenuto e stile. Va letta con attenzione. Due giorni dopo, il 9/7, con stile simile la vendetta devastatrice dell’esecutivo statunitense colpiva di nuovo lo scenario internazionale versando su Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, sanzioni su sanzioni.

Sua Eccellenza Luis Inácio Lula da Silva

Presidente della Repubblica Federativa del Brasile

Brasilia

Egregio Signor Presidente:

ho conosciuto e trattato con l'ex presidente Jair Bolsonaro e lo rispettavo profondamente, così come la maggior parte degli altri leader del paese.Il modo in cui il Brasile ha trattato l'ex presidente Bolsonaro, un leader molto rispettato in tutto il mondo durante il suo mandato, compresi gli Stati Uniti, è una vergogna internazionale. Questo processo non dovrebbe aver luogo. È una caccia alle streghe che deve finire IMMEDIATAMENTE!

In parte a causa degli insidiosi attacchi del Brasile alle libere elezioni e della fondamentale violazione della libertà di espressione degli americani (come recentemente dimostrato dal Supremo Tribunale Federale brasiliano, che ha emesso centinaia di ordini di censura SEGRETI e ILLEGALI contro le piattaforme di social media statunitensi, minacciandole con milioni di dollari di multe e con l'espulsione dal mercato brasiliano), a partire dal 1° agosto 2025 applicheremo al Brasile una tariffa del 50% su tutte le esportazioni brasiliane inviate negli Stati Uniti, separatamente da tutte le tariffe settoriali esistenti. Le merci trasbordate per cercare di evitare la tariffa del 50% saranno soggette a questa tariffa più elevata.

Invero abbiamo avuto anni per discutere delle nostre relazioni commerciali con il Brasile e siamo giunti alla conclusione che dobbiamo abbandonare la relazione commerciale di lunga data e molto ingiusta generata dai dazi e dalle barriere tariffarie e non tariffarie del Brasile. Il nostro rapporto, purtroppo, è stato tutt'altro che reciproco.

Vi preghiamo di comprendere che il 50% è di gran lunga inferiore a quanto sarebbe necessario per garantire parità di condizioni nei nostri scambi commerciali con il vostro paese. Ed è necessario correggere le gravi ingiustizie del sistema attuale.

Come sapete non ci saranno dazi se il Brasile, o aziende del vostro paese, decideranno di costruire o produrre merci negli Stati Uniti e, di fatto, faremo tutto il possibile per approvare progetti rapidamente, in modo professionale e sistematico, in altre parole nel giro di poche settimane.

Se per qualsiasi motivo decideste di aumentare le vostre tariffe, qualunque sia l'importo scelto, questo verrà aggiunto al 50% che applicheremo. Si prega di comprendere che questi dazi sono necessari per correggere i molti anni di dazi e barriere tariffarie e non tariffarie applicati dal Brasile, che hanno causato deficit commerciali insostenibili con gli Stati Uniti. Questo deficit rappresenta una grave minaccia per la nostra economia e, di fatto, per la nostra sicurezza nazionale!

Inoltre a causa dei continui attacchi del Brasile contro le attività commerciali digitali di imprese americane, come di altre pratiche commerciali ingiuste, sto ordinando al Rappresentante di Commercio degli USA, Jamieson Greer, che inizi immediatamente una indagine basata nella Sezione 301 (del Trade Act del 1974) sul Brasile.

Se Lei desiderasse aprire i mercati commerciali fino ad ora chiusi agli Stati Uniti ed eliminare politiche tariffarie, non tariffarie e barriere commerciali, noi forse potremmo considerare un adattamento di questa lettera. Queste tariffe potranno essere modificate – verso l’alto o verso il basso - dipendendo dalle relazioni con il suo Paese. Mai lor signori saranno delusi dagli Stati Uniti d’America.

Ringrazio per l’attenzione a tale questione!

Con i migliori saluti, mi firmo

Donald Trump

Il contenuto del messaggio è esplicito: è proibito sottrarsi alla morsa dell’impero. Meno evidente è: perché ora? Credo che in parte abbia giocato il fatto che questa molto visibile riunione sia avvenuta nello spazio dell’Occidente, non in una lontana Kazan nella, per noi, ignota repubblica del Tataristan come nel 2024 né in una periferica India come sarà nel 2026. A questo si somma un odio incontenibile contro uno strano attore che vuole mettere insieme soggetti diversi a prescindere dalle loro differenze invece che armarli in conseguenza della non omogeneità. Contribuisce anche il desiderio di dare “un esempio” di quello che succede se si decide di andare per la propria strada invece che seguire le indicazioni imperiali; da non sottovalutare la stizza di vedere limitazioni a big tech per le decisioni del STF/Supremo Tribunale Federale (Reynaldo José Aragon Gonçalves, Além de Bolsonaro, proteção a big techs está por trás da guerra comercial de Trump contra o Brasil. Governo dos EUA reage ao julgamento do Marco Civil da Internet pelo STF e amplia tensão com o Brasil sob alegação de ataque à liberdade de expressão, “Brasil 247”, 11.7.2025). Per me rimane da capire la difesa di Bolsonaro, golpista indifendibile e politico di basso profilo. Immagino che essa miri a rafforzare la condizione dello stesso Trump, anch’egli coinvolto in trame eversive e salvato dall'eleggibilità negli Usa a prescindere da accuse e condanne, a differenza del Brasile dove attaccare il sistema elettorale e aizzare aggressioni alle sedi del potere è reato giudicato nei tribunali.

6) La reazione del Brasile e in Brasile 9 luglio 2025. Dopo avere respinto virtualmente la lettera di Trump, Lula ha diffuso una Nota per la stampa.

Comunicato stampa — Planalto

Data la dichiarazione pubblica del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui social media mercoledì pomeriggio (9), è importante sottolineare: il Brasile è un paese sovrano con istituzioni indipendenti, che non accetterà il controllo di nessuno.

I procedimenti legali contro coloro che hanno pianificato il colpo di Stato sono di esclusiva competenza dei tribunali brasiliani e, pertanto, non sono soggetti ad alcun tipo di interferenza o minaccia che violi l'indipendenza delle istituzioni nazionali.

Nel contesto delle piattaforme digitali, la società brasiliana rifiuta contenuti di odio, razzismo, pornografia infantile, truffe, frodi e discorsi contro i diritti umani e la libertà democratica.

In Brasile, la libertà di espressione non può essere confusa con aggressioni o pratiche violente. Per operare nel nostro paese tutte le aziende nazionali e straniere sono soggette alla legge brasiliana.

Le informazioni, nel caso delle relazioni commerciali tra Brasile e Stati Uniti, sul presunto deficit statunitense sono false. Le statistiche dello stesso governo degli Stati Uniti dimostrano un surplus commerciale di circa 410 miliardi di dollari con il Brasile negli ultimi 15 anni. In questo senso, qualsiasi aumento tariffario unilaterale sarà regolato dalla Legge Brasiliana sulla Reciprocità Economica.

Sovranità, rispetto e difesa senza compromessi degli interessi del popolo brasiliano sono i valori che guidano le nostre relazioni con il mondo.

LUIZ INÁCIO LULA DA SILVA

Presidente della Repubblica

Al di là dei comunicati va sottolineata la compattezza della società nel suo insieme nel respingere le ingerenze statunitensi; settori diversi sono unanimi nel non vacillare per non cedere di un millimetro alle pressioni e trovare ambiti di trattativa diplomatico-commerciale nonché spazi economici internazionali alternativi. Si ritrovano su questa linea i padroni dell’agrobusiness, la federazione delle industrie, i sindacati del commercio, oltre alle forze sindacali e partitiche democratiche e la cosiddetta gente comune. Giovedì 10 luglio si è avuta un manifestazione a San Paolo, partecipata come non avveniva da tempo dal momento che il Brasile, come l’Italia, vive un grave momento di paralisi sociale e mancanza di partecipazione. Questo risveglio aveva già dato qualche segno nei giorni precedenti di fronte al sabotaggio da parte del Parlamento di misure blandissime per ridurre il debito pubblico con un prelievo irrisorio sui flussi finanziari (IOF imposta su operazioni finanziarie). La molto materiale rivolta istintiva contro l’ingiustizia fiscale sembra saldarsi con la repulsa della prepotenza imperiale. Chissà… Viceversa non c’è stata grande adesione all’appello di Trump in difesa di Bolsonaro al di fuori dei fedelissimi. Su questa primitiva brutalità trumpiana, che va ben al di là dei dazi e punta alla destabilizzazione interna del Brasile, mi sembra di sentire notevole silenzio della così bene educata Unione Europea. Ma segnalo una presa di posizione di una deputata tedesca del Parlamento Europeo, Anna Cavazzini (Alleanza 90/I Verdi). In fondo sono in corso le trattative UE/Mercosur, forse i parlamentari con i loro popolosi staff potrebbero dare una occhiata a quello che succede in Sud America sia per tariffe che per aggressioni alle istituzioni.

Per concludere, come disse una volta il primo ministro indiano Narendra Modi “i Brics non sono un gruppo antioccidentale, sono solo un gruppo non occidentale”.

*Paesi membri: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran, Emirati Arabi Uniti; paesi associati: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malaysia, Nigeria, Thailandia, Uganda, Uzbekistan, Vietnam. L'Arabia Saudita è stata invitata nel 2023, ha accettato l’invito, ma non ha ancora formalizzato l’adesione piena. I paesi membri ospitano circa 1/3 del territorio mondiale, quasi la metà della popolazione, circa il 40% dell’economia mondiale calcolata a parità di potere d'acquisto.

San Paolo, 11/7/2025, traduzioni attraverso Google

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato