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La Repubblica Dominicana contro i migranti haitiani Il razzismo come politica di Stato. Avviene nella Repubblica Dominicana, dove da giorni è iniziata l'applicazione dei nuovi provvedimenti governativi contro l'immigrazione nelle strutture sanitarie pubbliche. Gli haitiani che ricorrono agli ospedali vengono identificati e costretti a dimostrare che risiedono e lavorano nel paese. Non solo: devono anche pagare per le cure ricevute. I reparti maternità sono stati militarizzati e decine di donne incinte o in procinto di partorire sono state arrestate e deportate, mentre probabilmente altre stanno rinunciando, per paura, a richiedere attenzione medica. La misura è stata duramente criticata da Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell'Onu Guterres. Ma è solo l'ultima di una serie di azioni di stampo xenofobo messe in atto dal governo di Santo Domingo per rispondere alle sollecitazioni dell'estrema destra. Formazioni paramilitari, che attaccano le organizzazioni umanitarie, minacciano i giornalisti e promuovono la persecuzione delle persone di origine haitiana, agiscono alla luce del sole senza che le forze di polizia e il potere giudiziario intervengano. Tra i più noti di questi gruppi vi è l'Antigua Orden Dominicana, che nel settembre dello scorso anno aveva promosso nella capitale una marcia antimigranti, dando al governo lo spunto per annunciare la chiusura delle frontiere e la deportazione di oltre 10.000 persone alla settimana. Il 30 marzo si è tenuta una nuova mobilitazione "patriottica" nella comunità di Friusa, abitata da lavoratori poveri. A molti di questi, di origine haitiana, è negata la cittadinanza dominicana, nonostante siano nati e cresciuti nel paese, in base a una sentenza del 2013 del Tribunal Constitucional che ha cancellato ogni diritto a quanti non sono in grado di dimostrare che alla loro nascita i genitori si trovavano in territorio dominicano con regolari documenti. La sentenza si applica anche in forma retroattiva fino al 1929, con l'intento di sopprimere ogni traccia di origine africana. Come risposta alla marcia razzista a Friusa, il presidente Luis Abinader ha scatenato la repressione nella zona: tra il 6 e il 10 aprile tre lavoratori della comunità sono stati uccisi in circostanze non chiarite. Del resto fin dall'inizio del suo primo mandato Abinader (rieletto nel 2024) si è distinto per una crudele politica discriminatoria nei confronti dei migranti, riuscendo a guadagnare consensi in un paese alle prese con il deterioramento dei servizi pubblici, l'aumento dell'inflazione e della miseria, un alto tasso di corruzione. Le sue promesse: incrementare il numero dei militari al confine e accelerare la costruzione di un muro, proprio il contrario dell'insegnamento di papa Francesco ai cui funerali comunque non ha voluto mancare. (26/4/2025)
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cura di Nicoletta Manuzzato |