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Il Messico "congela" i canali diplomatici con Usa e Canada "Speriamo vi sia da parte loro una conferma che saranno rispettosi dell'indipendenza del Messico, della sovranità del nostro paese, ma finché questo non avviene e finché continuano con quella politica ci sarà una pausa". Con queste parole il presidente López Obrador ha "congelato" i rapporti con l'ambasciatare statunitense Ken Salazar e con quello canadese Graeme C. Clark. Al centro del contendere la riforma del potere giudiziario promossa dall'esecutivo con l'elezione dei giudici attraverso il voto popolare: una risposta alla continua opposizione esercitata dalla Corte Suprema e dai tribunali federali alle diverse iniziative proposte nell'ambito della Cuarta Transformación. Come si legge nell'editoriale de La Jornada del primo settembre, "per decenni il potere giudiziario è stato complice di presidenti della Repubblica e parlamentari federali che hanno devastato la Costituzione, spogliandola del carattere sociale che era la sua essenza e la sua ragion d'essere per trasformarla in garante non dei diritti dei cittadini, ma della continuità dell'oligarchia neoliberista. Dopo la decisiva sconfitta elettorale del gruppo politico che aveva imposto il neoliberismo, il potere giudiziario assunse il ruolo di difensore di un regime che aveva perso l'appoggio sociale, diventando in tal modo non solo una forza elitaria e conservatrice, ma il principale ostacolo per la democrazia". L'intervento di Salazar non era stato improntato alla diplomazia: l'approvazione della riforma rappresenterebbe "un grosso rischio" per la democrazia e una minaccia alla "storica relazione commerciale tra i due paesi", oltre a indebolire l'integrazione economica del Nord America e a creare "turbolenza". Il Messico "deve contare su giudici capaci di gestire controversie complesse per le estradizioni, dispute commerciali e altre questioni" (frase che chiarisce la portata degli interessi in gioco). Dello stesso tenore le affermazioni di Clark: riformare il potere giudiziario potrebbe compromettere il "legame di fiducia" da parte degli investitori canadesi, garantiti a quanto pare dai giudici attuali. Sempre a proposito dell'interventismo statunitense negli affari interni del paese vicino, il direttore dell'Unidad de Inteligencia Financiera Pablo Gómez ha rivelato che l'organizzazione Mexicanos contra la Corrupción y la Impunidad, fondata nel novembre 2015 da uno dei principali leader dell'opposizione, l'imprenditore Claudio X. González, conta tra i suoi finanziatori internazionali l'ambasciata statunitense. Questa ha apportato all'associazione, attraverso l'Usaid (U.S. Agency for International Development), oltre 96 milioni di pesos tra l'agosto 2018 e il gennaio 2024. Da notare che l'invio di tali fondi è cominciato proprio all'indomani dell'elezione a presidente di Andrés Manuel López Obrador. (28/8/2024) Articolo precedente sul Messico: Claudia Sheinbaum sarà la prima presidenta
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cura di Nicoletta Manuzzato |