Latinoamerica-online.it

Messico, due candidate alle presidenziali del 2024

Sarà quasi sicuramente una donna a succedere, nel 2024, al presidente López Obrador. Due sono infatti le candidate dei principali schieramenti: la senatrice Xóchitl Gálvez Ruiz per la coalizione Frente Amplio por México (Pri-Pan-Prd) e Claudia Sheinbaum Pardo, ex jefa de Gobierno di Città del Messico, per il Movimiento Regeneración Nacional (Morena).

La scelta di Gálvez, imprenditrice laureata in ingegneria, è stata resa nota ufficialmente dopo l'annuncio del dirigente nazionale priista Alejandro Moreno Cárdenas che l'esponente del suo partito, Beatriz Paredes, si ritirava dalla competizione prima della prevista consultazione pubblica. Questa decisione, scrive il quotidiano La Jornada nel suo editoriale, "ha distrutto gli ultimi resti di credibilità che potevano rimanere al caotico processo ordito dalle destre per nascondere che la loro candidata era stata designata da una cupola oligarchica capeggiata da Claudio X. González" (uomo d'affari tra i più influenti del paese). Quello che una volta era un partito potente, afferma ancora La Jornada, andrà all'elezione presidenziale "in qualità di subordinato del Pan".

Per quanto riguarda Morena, Claudia Sheinbaum (anche lei laureata in ingegneria) si è chiaramente imposta in una serie di inchieste interne, procedimento inedito per il Messico. Sconfitto l'ex ministro degli Esteri Marcelo Ebrard, che ha però messo in dubbio la consultazione, denunciando le "inconsistenze" di alcuni questionari. Il risultato è stato invece salutato con entusiasmo da López Obrador, che si è vantato di non aver "inclinato la bilancia" a favore di nessun candidato. "È finito il dedazo", ha affermato nel corso di una delle consuete conferenze stampa mattutine, riferendosi all'uso dei precedenti presidenti di designare i candidati alla propria successione.

INCOSTITUZIONALE IL DIVIETO DI ABORTO. La Suprema Corte de Justicia de la Nación ha deciso l'eliminazione del reato di aborto dal Codice Penale Federale, rispondendo positivamente a un ricorso del Gire, il Grupo de Información en Reproducción Elegida, contro quattro articoli che prevedono pene carcerarie per le donne che ricorrono all'interruzione volontaria della gravidanza. Nel settembre del 2021 la Corte aveva dichiarato incostituzionale il divieto di aborto nei codici penali statali, ma non tutti hanno modificato in tal senso le loro leggi: la proibizione vige ancora in ventidue Stati. La sentenza attuale intende porre fine a questa situazione. (8/9/2023)

Articolo precedente sul Messico: Litio e Cuba i "crimini" di Amlo

 

Latinoamerica-online.it

a cura di Nicoletta Manuzzato