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Argentina, alle legislative successo del partito di Milei

Una vittoria inaspettata per il partido di Javier Milei e una sconfitta per l'opposizione: questo il risultato delle elezioni legislative di medio termine che si sono svolte in Argentina il 26 ottobre. La Libertad Avanza ha ottenuto poco più del 40% dei voti, mentre la peronista Fuerza Patria si è attestata sul 32%. Provincias Unidas, coalizione di governatori di destra moderata, si è fermata al 7% e il Frente de Izquierda al 3,9%. Ben diverse le aspettative della vigilia, che nascevano dai dati delle consultazioni nella provincia di Buenos Aires (quasi il 40% dell'elettorato nazionale) celebrate in settembre e che avevano visto Fuerza Patria affermarsi nettamente come primo partito, staccando di gran lunga La Libertad Avanza.

A che cosa si deve questa sconcertante contraddizione? Non solo alla scarsa affluenza alle urne (meno del 68%), la più bassa dal ritorno della democrazia. A dare un contributo decisivo sembra sia stato l'aiuto statunitense: Trump aveva condizionato infatti l'esborso dei miliardi di dollari a sostegno di Buenos Aires al risultato positivo di Milei a queste consultazioni. E forse la paura del caos finanziario, che avrebbe approfondito la crisi economica determinata proprio dalla politica di Milei, ha orientato la scelta di tanti elettori. Sono passati in secondo piano così gli scandali di cui il capo dello Stato è stato protagonista in questi mesi: dalla truffa in febbraio della criptovaluta $Libra alle denunce per corruzione in cui è implicata la sorella Karina (segretaria generale della presidenza), accusata di pretendere una tangente sull'acquisto di medicinali per pazienti disabili. Per non parlare della forzata rinuncia al seggio di deputato di José Luis Espert, candidato a capolista nella provincia di Buenos Aires, dopo essere stato accusato con prove concrete di aver ricevuto denaro dal narcotraffico (l'indagine si estende alla ministra per la Sicurezza Patricia Bullrich e allo stesso Milei). L'indignazione popolare si era espressa in diversi luoghi, nel corso della campagna elettorale, con insulti e lanci di pietre contro la comitiva presidenziale, ma non si è riflessa nelle urne.

Trattandosi di un rinnovo parziale del Congresso, Fuerza Patria rimane il gruppo più numeroso e le forze di governo non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi cui aspiravano, ma potranno comunque contare su un potere legislativo più favorevole. E questo renderà più difficile per l'opposizione contrastare la politica di Milei e respingere il veto presidenziale su alcune leggi (come è stato possibile con l'aumento dei finanziamenti per le università pubbliche e per la dichiarazione di emergenza nella salute pediatrica, che obbliga lo Stato ad aumentare i fondi al settore). Che il presidente manovri in totale libertà e senza preoccuparsi troppo del Congresso è già stato chiaro in settembre, quando non ha atteso l'assenso parlamentare per autorizzare l'ingresso in territorio argentino di truppe statunitensi per operazioni navali congiunte previste dal 20 ottobre al 15 novembre. Nel relativo decreto si parla anche di una "integrazione dottrinale" tra le diverse forze.

"Durante i prossimi due anni dobbiamo rafforzare il cammino riformista che abbiamo intrapreso", ha già preannunciato Milei. E questo significa che l'Argentina farà un ulteriore passo verso quel modello neoliberista radicale che ha già provocato danni enormi, impoverendo masse di popolazione e distruggendo migliaia di piccole e medie imprese. Il resto lo farà il gigantesco debito estero contratto per salvare il governo e che verrà ripagato con la svendita delle ricchezze naturali del paese.

LE CONDANNE PER L'ATTENTATO A CRISTINA FERNANDEZ. Fernando Sabag Montiel, che nel 2022 aveva attentato alla vita della ex presidente Cristina Fernández, è stato condannato a dieci anni di carcere, cui si aggiungono altri quattro anni per detenzione di materiale pedopornografico. L'ex fidanzata e complice di Sabag, Brenda Uliarte, dovrà scontare otto anni di prigione, mentre è stato assolto il terzo imputato, Nicolás Gabriel Carrizo. I difensori di Fernández hanno fatto ricorso contro la decisione della giudice María Eugenia Capuchetti di non indagare, nonostante la quantità di prove esistenti, i mandanti dell'attentato. Si riferiscono in particolare all'allora sottosegretario alla Sicurezza del governo Macri, Gerardo Milman, attualmente deputato di Propuesta Republicana. (28/10/2025)

Articolo precedente sull'Argentina: Sentenza definitiva contro Cristina Fernández

 

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a cura di Nicoletta Manuzzato