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Argentina, sentenza definitiva contro Cristina Fernández Un nuovo clamoroso caso di lawfare in Argentina. Durante il mandato dell'imprenditore di destra Mauricio Macri il "partito dei giudici" aveva riaperto una causa, chiusa a suo tempo per mancanza di prove, contro la ex presidente Cristina Fernández, accusandola di aver ricevuto tangenti per la concessione di un'opera pubblica nella provincia di Santa Cruz. Per avere un'idea delle posizioni di certa magistratura basti pensare che il procuratore Diego Luciani, che aveva rivestito il ruolo di accusatore, e il presidente del tribunale che l'aveva processata, Rodrigo Giménez Uriburu, sono da sempre molto vicini a Macri: lo testimoniano le foto che li ritraggono insieme mentre giocano a calcio nella villa di quest'ultimo. E a pochi mesi dalle elezioni legislative di ottobre in cui Fernández era candidata, il 10 giugno si è riunita la Corte Suprema con solo tre dei cinque giudici di cui dovrebbe essere composta (di cui due nominati per decreto proprio da Macri). Il massimo tribunale ha ratificato la sentenza rendendola esecutiva: sei anni di carcere e proscrizione politica a vita. Era questo naturalmente il vero obiettivo dell'attacco: allontanare per sempre dalla vita pubblica un'esponente dotata di carisma e in grado di raccogliere intorno a sé l'opposizione all'attuale governo neoliberista di Javier Milei, che sta impoverendo milioni di persone con tagli ai programmi sociali e cancellazione di diritti e tutele del lavoro e sta indebitando pesantemente il paese con i prestiti del Fondo Monetario Internazionale. Si riproduce insomma in Argentina quanto avvenuto in Brasile nel 2018 con l'incarcerazione di Lula, che aprì le porte alla vittoria di Jair Bolsonaro. E non va dimenticato che l'offensiva giudiziaria contro Cristina era stata preceduta, nel settembre 2022, da un fallito attentato alla sua vita. I continui depistaggi su quel tentato omicidio hanno finora permesso che non vengano indagati i mandanti, tra cui si segnalano esponenti di destra come alcuni membri della famiglia Caputo e il parlamentare Gerardo Milman. Il calcolo di cancellare Cristina dalla scena politica potrebbe però rivelarsi sbagliato. Lo dimostra la spontanea mobilitazione popolare che la sentenza ha suscitato in tutto il paese. Appena appresa la notizia migliaia di persone, che si erano radunate davanti alla sede del potere giudiziario e sotto la casa della condannata, hanno espresso la loro indignazione. E la solidarietà degli argentini nei confronti della ex presidente non è venuta meno nei giorni successivi: una grande manifestazione di sostegno era stata decisa per il giorno in cui avrebbe dovuto presentarsi davanti alla giustizia per essere incarcerata. Proprio alla vigilia di quella che si preannunciava come un'oceanica dimostrazione di appoggio, la pena veniva commutata negli arresti domiciliari. Intanto, deludendo le aspettative di chi l'avrebbe voluta abbattuta e sconsolata, Fernández dichiarava: "Finché i Macri e i Caputo possono andare in giro senza che nessuno dica loro niente, essere imprigionata è un certificato di dignità storica". E rassicurava i suoi sostenitori: "Ritorneremo, ritorneremo, ma con maggiore saggezza e maggiore unità". La sentenza ha in effetti avuto il potere di unificare non solo i diversi settori del partito peronista, ma le tante organizzazioni della sinistra argentina. La protesta si inserisce in un momento di risveglio dell'opposizione, dopo i primi mesi del governo Milei quando sembrava quasi che la società stentasse a riprendersi dallo shock. Ce lo dicono le proteste che ogni mercoledì, nonostante la violenta repressione, vedono per protagonisti i pensionati, che chiedono un aumento delle loro misere pensioni per fa fronte al crescente costo della vita. Accanto a loro, studenti, sindacalisti, lavoratori della sanità e della scuola, militanti dei diritti umani, movimenti femministi (come il collettivo Ni Una Menos, che in giugno ha compiuto il suo decimo compleanno). Il tentativo di far tacere una voce dell'opposizione con falsità giudiziarie rischia di ritorcersi contro i suoi stessi promotori. (18/6/2025) Articolo precedente sull'Argentina: Cariche contro i pensionati: oltre ottanta feriti
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cura di Nicoletta Manuzzato |