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Ecuador, Noboa vince tra denunce di brogli Secondo il computo ufficiale Daniel Noboa si è imposto nel ballottaggio, ma crescono le denunce di brogli tanto che la sua avversaria, Luisa González, non ha riconosciuto il risultato e ha chiesto il riconteggio dei voti. Certo appare sorprendente che il 13 aprile la candidata correista abbia aumentato i suoi voti di pochi decimali (dal 44 al 44,37%) rispetto al primo turno, nonostante il leader della Conaie Leonidas Iza, che il 9 febbraio aveva ottenuto il 5,25% dei suffragi, le avesse garantito il suo appoggio. Invece Noboa sarebbe balzato dal 44,17 al 55,63%. A tutto questo si aggiunge il lungo elenco delle irregolarità che hanno contrassegnato i giorni immediatamente precedenti l'appuntamento alle urne: cambiamenti dell'ultima ora nell'ubicazione di alcune sezioni elettorali, guarda caso quelle dove Noboa aveva registrato in febbraio i peggiori risultati; impedimento delle votazioni per gli ecuadoriani residenti in Venezuela (dove González contava sui maggiori consensi); intimidazioni e aggressioni nei confronti di simpatizzanti della sinistra nonché uso massiccio di bot e falsi account che hanno riempito i social di fake news. E poi la dichiarazione, alla vigilia del voto, dell'estado de excepción in metà del territorio del paese, anche qui dove l'opposizione appariva in testa: il provvedimento, per la durata di sessanta giorni, comprende la sospensione dell'inviolabilità del domicilio e della corrispondenza, dei diritti di libero transito e di riunione e il coprifuoco nelle ore notturne. Senza contare che secondo la legge il presidente, per fare campagna, avrebbe dovuto lasciare temporaneamente l'incarico alla vicepresidente Verónica Abad, cosa che non è avvenuta. E rimanendo al vertice dello Stato ha potuto utilizzare risorse pubbliche e apparati governativi per la sua propaganda, continuata sulle reti nazionali anche durante il periodo di silenzio elettorale. Irregolarità, queste, rilevate anche dagli osservatori dell'Organización de los Estados Americanos. Infine l'appoggio esplicito da parte di Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari Blackwater (ora ribattezzata Academi) nota a livello internazionale per massacri e violazioni dei diritti umani e ora presente nel paese "per offrire alle forze dell'ordine e ai militari gli strumenti e le tattiche per combattere efficacemente il narcotraffico". Proprio Prince ha invitato gli elettori a votare per Noboa perché "l'Ecuador deve scegliere tra combattere i narcos o trasformarsi in un altro Venezuela". A corroborare i sospetti di frode le immagini di alcuni atti elettorali (naturalmente a favore di Noboa) privi delle firme regolamentari, presentati da Revolución Ciudadana: "Esigiamo un'indagine immediata e indipendente su queste irregolarità documentate - ha scritto il movimento sui social - riduzione inesplicabile e selettiva di voti; migliaia di suffragi per Luisa González sono spariti senza giustificazione durante lo scrutinio, mentre Daniel Noboa ha registrato incrementi statisticamente impossibili in numerose sezioni elettorali". Agli atti non firmati, e quindi da invalidare, si aggiungono quelli in cui il numero di voti risulta superiore al numero dei votanti. Di fronte a tante segnalazioni di brogli i governi di Messico e Colombia si sono rifiutati di riconoscere la vittoria di Noboa. Intanto quest'ultimo si prepara al suo secondo mandato. Il primo, durato soltanto un anno e mezzo, è stato contrassegnato da un aumento esponenziale della violenza, non solo da parte delle bande criminali, ma anche delle forze armate: ricordiamo gli innumerevoli casi di desapariciones forzate (tra cui i quattro giovanissimi afroecuadoriani). E un aumento della corruzione: del resto sono documentati i legami di imprese della famiglia Noboa con il traffico internazionale di cocaina. Per far fronte alle accuse il capo dello Stato ha già pronte le contromisure: circola un elenco di cento persone che verranno ostacolate e perseguite perché parte dell'opposizione. In tal modo la destra ecuadoriana intende raggiungere il suo principale obiettivo: smantellare, attraverso una nuova Assemblea Costituente, la Constitución de Montecristi del periodo correista per dare un'impronta neoliberista all'economia e cancellare l'articolo 5, che proibisce l'installazione di basi militari straniere. Un passo necessario, quest'ultimo, per tener fede alle promesse fatte da Noboa a Washington: la militarizzazione delle Isole Galápagos e l'eventuale riapertura della base di Manta. (20/4/2025) Articolo precedente Noboa e González al ballottaggio
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a cura di Nicoletta Manuzzato |