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Ecuador, dal referendum una netta sconfitta per Noboa Una netta sconfitta per Daniel Noboa. Con un'affluenza che ha superato l'80%, gli elettori hanno espresso quattro No al referendum promosso dal capo dello Stato, con una percentuale oscillante tra il 53 e il 61%. In particolare è stata respinta l'ipotesi di abolire la proibizione costituzionale di installare basi straniere nel paese, un risultato che rappresenta uno smacco anche per la politica di Donald Trump. Confidando in tutt'altra risposta dei votanti, Noboa si era riunito nelle ultime settimane con funzionari statunitensi e aveva accompagnato la segretaria per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, in una visita a una base che avrebbe potuto ospitare personale militare Usa. Respinte anche le proposte di eliminare i contributi statali alle organizzazioni politiche e di ridurre il numero dei parlamentari dagli attuali 151 a 73. No infine alla possibilità di convocare un'Assemblea Costituente per redigere una nuova legge fondamentale dello Stato in sostituzione di quella, considerata dalla destra troppo "garantista", emanata durante il governo di Rafael Correa. Conosciuti i risultati, il presidente Noboa ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e ha scritto sul suo account X che rispetterà la volontà del popolo ecuadoriano. La campagna per il No aveva visto protagoniste soprattutto le organizzazioni di base e le comunità indigene, che per oltre un mese avevano realizzato azioni di protesta e blocchi stradali contro l'eliminazione del sussidio al diesel e il conseguente rialzo dei prezzi. Il 22 ottobre il presidente della Confederación de Nacionalidades Indígenas de Ecuador, Marlon Vargas, aveva annunciato la fine del paro nacional, anche se il Frente Unitario de Trabajadores, alcune associazioni studentesche di Quito e Cuenca e la Conaie della provincia di Imbabura avevano deciso di mantenere la mobilitazione. "Questo sciopero avrebbe potuto essere evitato se ci fossero stati dialogo e sensibilità prima di imporre decisioni che colpiscono i più poveri - si legge nel comunicato di Vargas - Siamo stati testimoni di una repressione brutale e come conseguenza abbiamo tre morti, decine di feriti e comunità intere che vivono nella paura. Abbiamo preso una decisione difficile, ma necessaria: la fine dello sciopero, la liberazione delle strade". Ai tre comuneros assassinati dalle forze di polizia, Efraín Fuerez, José Guamán e Rosa Paqui, e agli innumerevoli feriti si erano aggiunti più di 250 arrestati. (17/11/2025) Articolo precedente Prosegue a oltranza lo sciopero nazionale
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a cura di Nicoletta Manuzzato |