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Ecuador, prosegue a oltranza lo sciopero nazionale

In una conferenza stampa tenuta il 2 ottobre la Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador ha annunciato che continuerà a tempo indeterminato lo sciopero nazionale, senza cedere alle minacce del governo. Lo sciopero, cui hanno aderito anche altre organizzazioni, è giunto alla sua seconda settimana, con cortei e blocchi stradali in diverse zone del paese. A far scoppiare la protesta la decisione dell'esecutivo di Daniel Noboa di eliminare il sussidio al diesel, provvedimento che ha provocato l'aumento del prezzo del combustibile e il conseguente incremento dei trasporti e dei generi alimentari. Tra le richieste degli scioperanti anche la riduzione dell'Iva dal 15 al 12%, il riconoscimento del diritto alla resistenza e verità e giustizia per le vittime della repressione.

Una feroce repressione è stata infatti la risposta del governo: proclamazione dell'estado de excepción in dodici province, violenti attacchi ai manifestanti da parte di polizia ed esercito, arresti arbitrari, criminalizzazione dei dimostranti definiti terroristi. Il 28 settembre è morto nell'ospedale di Cotacachi il comunero Efraín Fuerez: era stato raggiunto da colpi d'arma da fuoco durante una mobilitazione. Un video mostra i primi tentativi di soccorrerlo bloccati dall'intervento di due veicoli militari: una persona che tenta di aiutare Efraín viene colpita e buttata a terra. Due giorni dopo un uomo in moto muore per un incidente nel tentativo di sfuggire ai militari. Fino ad oggi si contano più di 150 detenuti e oltre cento feriti. La Conaie e altre organizzazioni hanno inoltre denunciato il blocco di Internet e delle comunicazioni telefoniche nelle comunità indigene, con l'obiettivo di impedire la documentazione delle violazioni ai diritti umani.

"Noboa approfondisce la sua politica di guerra con il decreto che dichiara l'estado de excepción nelle province mobilitate", segnala la Conaie in un comunicato. Di fronte al malcontento popolare, il capo dello Stato ha minacciato di far ricorso all'aiuto di Washington, appellandosi a un accordo militare segreto firmato dal suo predecessore, Guillermo Lasso, che permette l'ingresso nel paese di forze statunitensi per "salvare la democrazia". (5/10/2025)

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a cura di Nicoletta Manuzzato