![]() |
Latinoamerica-online.it |
Guyana, Irfaan Ali riconfermato presidente Irfaan Ali, del People's Progressive Party/Civic, è stato confermato presidente della Guyana in seguito alle elezioni generali che si sono tenute il primo settembre. La riconferma di Ali è stata favorita dalla recente crescita economica del paese, che dal 2019 ha quadruplicato il bilancio statale grazie allo sfruttamento petrolifero nelle acque dell'Esequibo, zona su cui il governo di Caracas rivendica la sua sovranità. Proprio la concessione alla transnazionale ExxonMobil di questo sfruttamento nelle acque territoriali contese ha garantito all'ex colonia britannica l'appoggio degli Stati Uniti, che approfittano del contenzioso tra i due paesi in funzione antivenezuelana. La giornata elettorale si era svolta nel complesso nella calma. Unica eccezione, una denuncia di Georgetown su alcuni spari provenienti da territorio venezuelano contro un'imbarcazione elettorale. Caracas ha respinto con forza l'accusa, sostenendo che il paese confinante vuole "creare un fronte di guerra". I 65 seggi dell'Assemblea Nazionale sono stati così ripartiti: 36 al Ppp/C; 16 al partito We Invest in Nationhood dell'imprenditore Azruddin Mohamed (soprannominato "il Trump della Guyana") e 12 all'alleanza A Partnership for National Unity di Aubrey Norton. Un seggio è stato conquistato dalla leader del Forward Guyana Movement, Amanza Walton-Desir. La novità di questa tornata elettorale è stata la comparsa sulla scena politica del movimento fondato solo pochi mesi prima da Mohamed, che ha scavalcato la tradizionale opposizione rappresentata dall'Apnu. Quest'ultima formazione ha denunciato gravi irregolarità nella consultazione e ne ha chiesto l'annullamento. Anche gli osservatori dell'Unione Europea hanno segnalato l'uso di mezzi statali per la propaganda e poca trasparenza nei finanziamenti, elementi che avrebbero favorito il partito al potere. (7/9/2025) Sull'argomento vedi l'articolo: Venezuela, torna la tensione con la Guyana
|
a cura di Nicoletta Manuzzato |