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Perù, impunità garantita per l'estrema destra

Un altro ex presidente condannato per corruzione. Ollanta Humala, capo di Stato dal 2011 al 2016, dovrà scontare 15 anni di carcere per riciclaggio aggravato, a causa dei contributi nascosti di oltre tre milioni di dollari versati dall'impresa brasiliana Odebrecht alla sua campagna elettorale. Stessa pena per la moglie Nadine Heredia, che però è sfuggita all'arresto rifugiandosi nell'ambasciata del Brasile e ottenendo l'asilo diplomatico dal governo Lula. Heredia è già arrivata a Brasilia insieme a uno dei figli, Samir.

Humala segue dunque la sorte di Alejandro Toledo e di Alberto Fujimori: quest'ultimo però morì in libertà perché, nonostante fosse stato condannato a 25 anni di prigione per crimini di lesa umanità, beneficiò prima di un indulto e poi di un'amnistia e alla sua morte, nel settembre scorso, gli furono tributati funerali di Stato. Un chiaro esempio del potere esercitato dalla figlia Keiko e dal suo partito Fuerza Popular grazie all'appoggio al governo de facto di Dina Boluarte.

La stessa Keiko ha ottenuto ai primi di aprile una vittoria in ambito giudiziario con l'annullamento del procedimento avviato contro di lei per organizzazione criminale e riciclaggio. Il procedimento dovrà dunque ricominciare dalla fase delle indagini, un percorso che si preannuncia molto lungo. Non solo: pochi giorni dopo il procuratore José Domingo Pérez, che aveva in carico importanti casi contro esponenti politici è stato sospeso per sei mesi per "infrazioni amministrative". Pérez, il grande nemico del fujimorismo, dal 2018 indagava sui contributi segreti alle campagne di Keiko. E come ulteriore segnale di impunità per l'estrema destra, sempre in aprile il Congresso ha deciso di archiviare la denuncia contro Boluarte in merito al Rolexgare, l'accusa di corruzione che aveva colpito la presidente per aver indebitamente ricevuto alcuni orologi di lusso. (17/4/2025)

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a cura di Nicoletta Manuzzato