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Brasile - Per una transizione energetica equa

Attacco coloniale al Brasile

(27/7/2025) Nel silenzioso scorrere del tempo si stanno per compiere quasi dieci anni di tentativi espliciti di eversione in Brasile. Subito dopo l’insediamento di Dilma Rousseff per un secondo mandato presidenziale, il 1° gennaio 2015, iniziarono in Parlamento manovre per impedire all’esecutivo di coalizione di governare (era la vendetta per avere realizzato, sebbene trent’anni dopo, durante il suo primo mandato 2011-2014 la Commissione Nazionale della Verità sulla dittatura militare 1964-1984), approdate il 1° agosto 2016 nella deposizione illegale di Dilma attraverso procedure oscure e nebbiose. Iniziava quindi la presidenza illegale di Michel Temer a cui era affidato il compito di favorire il capitale finanziario e abbattere i diritti dei lavoratori. Finalmente a fine 2018 veniva eletto Jair Bolsonaro, anche in questo caso attraverso passaggi tenebrosi, come la detenzione arbitraria di Lula (7 aprile 2018-8 novembre 2019) e la provvidenziale, e mai chiarita in sede giudiziaria, pugnalata a Bolsonaro (6 settembre 2018). (Teresa Isenburg) segue

Altri approfondimenti sul Brasile a questo link


A Bogotá la Conferenza d'Emergenza sulla Palestina

(17/7/2025) "L'era dell'impunità è finita". È questo il messaggio lanciato dalla Conferenza Ministeriale d'Emergenza sulla Palestina, che si è tenuta a Bogotá il 15 e 16 luglio. Delegati di oltre trenta paesi hanno discusso del modo di fermare il genocidio in atto a Gaza. L'incontro era promosso dal Gruppo dell'Aia, creato a fine gennaio da nove Stati di tre continenti: Belize, Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia, Senegal e Repubblica Sudafricana, con l'obiettivo di battersi per difendere i principi della giustizia internazionale e sostenere il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione. segue


Perù, i familiari delle vittime contro l'amnistia

(12/7/2025) I familiari delle vittime di violazioni dei diritti umani hanno espresso la loro protesta dopo l'approvazione da parte del Congresso dell'amnistia che annulla tutti i processi in corso a persone accusate di sparizioni forzate, violazioni sessuali, omicidi perpetrati tra il 1980 e il 2000 e ordina la liberazione dei condannati per gli stessi reati che abbiano già compiuto settant'anni. Si calcola che i beneficiati di questa legge sarebbero circa novecento tra militari, agenti di polizia e membri di gruppi paramilitari. Il bilancio di quegli anni, in cui lo Stato represse con estrema violenza i movimenti di guerriglia Mrta e Sendero Luminoso, si aggira intorno a 70.000 morti e oltre 20.000 desaparecidos. La Coordinadora Nacional de Derechos Humanos ha definito questa amnistia "un passo indietro storico nella lotta contro l'impunità". segue


Jennifer Geerlings-Simons è la nuova presidente del Suriname

(7/7/2025) L'Assemblea Nazionale del Suriname ha eletto presidente Jennifer Geerlings-Simons dopo le elezioni legislative che si erano tenute il 25 maggio. Geerlings-Simons, che si insedierà il 16 luglio, è la prima donna ad assurgere alla più alta carica dello Stato. È stata eletta per acclamazione dopo aver stretto un'alleanza con altre cinque organizzazioni e dopo che il Partito Riformista Progressista, attualmente al potere, aveva rinunciato a proporre un suo candidato. segue


El Salvador, come far tacere gli oppositori

(1/7/2025) L'uso di accuse infondate per far tacere gli oppositori è diventato uno degli strumenti più utilizzati dal regime di Nayib Bukele. Il caso più eclatante è quello dell'avvocata Ruth Eleonora López Alfaro, arrestata il 18 maggio per peculato (accusa trasformata poi dalla Procura in arricchimento illecito). In realtà la vera ragione è che López, dirigente della ong Cristosal, investigava casi di corruzione all'interno del governo (presidente compreso), criticava con forza le politiche di sicurezza del capo dello Stato e assisteva i 252 venezuelani deportati dagli Usa e rinchiusi in una prigione salvadoregna dopo l'accordo con l'amministrazione Trump. Qualche giorno prima erano stati incarcerati l'avvocato ambientalista Alejandro Henríquez e il pastore evangelico José Pérez. La loro colpa: aver appoggiato un pacifico presidio della cooperativa El Bosque, su cui pendeva la minaccia di sgombero. segue


Panama, scioperi e manifestazioni contro il governo Mulino

(3/7/2025) Martedì 1 luglio, nel corso del suo primo resoconto di gestione davanti all'Asamblea Nacional, il presidente José Raúl Mulino ha difeso il memorandum d'intesa sulla sicurezza firmato con Washington in aprile. Mulino ha affermato che l'accordo "non viola la nostra sovranità da nessun punto di vista" e che tutte le installazioni cui potranno accedere soldati e contrattisti Usa restano sotto il controllo esclusivo di Panama. Spiegazioni non certo sufficienti a convincere le migliaia di persone scese in piazza a più riprese contro la presenza militare statunitense nel paese. segue


Si inasprisce la politica statunitense contro Cuba

(1/7/2025) Con un ulteriore giro di vite della politica di Washington nei confronti dell'Avana, il presidente Donald Trump ha imposto il 30 giugno nuove sanzioni miranti soprattutto a colpire il settore turistico, principale fonte di divisa dell'isola. Viene inasprita la proibizione ai cittadini statunitensi di visitare Cuba (i viaggi finora erano permessi per una serie di motivi come visite familiari e di istruzione, progetti umanitari, competizioni sportive). Si sancisce inoltre l'eliminazione delle "pratiche economiche che beneficiano in maniera spropositata il governo, le forze armate, l'intelligence e le agenzie di sicurezza cubane". Saranno invece aumentati gli sforzi per appoggiare l'opposizione attraverso l'espansione dei servizi di Internet e l'appoggio alla "libera stampa", la "libera impresa" e la "libera associazione". Un'azione che "rafforza l'aggressione e il blocco economico che castiga tutto il popolo cubano e costituisce il principale ostacolo al nostro sviluppo", ha replicato in un messaggio su X il ministro degli Esteri dell'Avana, Bruno Rodríguez. segue


Argentina, sentenza definitiva contro Cristina Fernández

(18/6/2025) Un nuovo clamoroso caso di lawfare in Argentina. Durante il mandato dell'imprenditore di destra Mauricio Macri il "partito dei giudici" aveva riaperto una causa, chiusa a suo tempo per mancanza di prove, contro la ex presidente Cristina Fernández, accusandola di aver ricevuto tangenti per la concessione di un'opera pubblica nella provincia di Santa Cruz. Per avere un'idea delle posizioni di certa magistratura basti pensare che il procuratore Diego Luciani, che aveva rivestito il ruolo di accusatore, e il presidente del tribunale che l'aveva processata, Rodrigo Giménez Uriburu, sono da sempre molto vicini a Macri: lo testimoniano le foto che li ritraggono insieme mentre giocano a calcio nella villa di quest'ultimo. segue


Messico, provocazioni e ingerenze dagli Stati Uniti di Trump

(11/6/2025) La presidente messicana Claudia Sheinbaum fomenta le proteste violente a Los Angeles. È l'accusa lanciata dalla ministra per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti, Kristi Noem, nel corso di una conferenza stampa, come risposta al richiamo al rispetto della dignità umana rivolto da Sheinbaum alle autorità statunitensi di fronte alla caccia all'immigrato scatenata in California. Accanto a Noem vi era lo stesso Trump, che si è ben guardato dal frenare l'attacco della sua ministra. È solo l'ultima di una serie di provocazioni di Washington nei confronti del paese vicino: dall'invio di ingenti forze alla frontiera per bloccare l'ingresso di immigrati alla decisione di designare alcune zone di confine "aree di difesa nazionale", da considerarsi dunque come estensioni delle basi militari. Il Dipartimento di Stato ha inoltre dichiarato organizzazioni terroristiche straniere i principali cartelli del narcotraffico, un passo che potrebbe aprire le porte a un intervento diretto. E non tranquillizza certo la recente nomina, come nuovo ambasciatore statunitense, dell'ex colonnello dell'esercito nonché ex membro della Cia Ronald Johnson. segue


Venezuela, trionfa il Gran Polo Patriótico

(28/5/2025) Le elezioni svoltesi il 25 maggio hanno registrato una nettissima vittoria del Gran Polo Patriótico, coalizione di partiti tra cui il Psuv (Partido Socialista Unido de Venezuela) e movimenti sociali, che con l'82% dei consensi ha conquistato la maggioranza assoluta nell'Asamblea Nacional e il governo di 23 dei 24 Stati in cui è diviso il paese. Un risultato ottenuto anche grazie alle divisioni della destra: l'ala che fa riferimento a María Corina Machado ha infatti fatto appello all'astensione, sperando di convincere gli elettori a disertare le urne. La strategia non ha ottenuto i risultati sperati: la partecipazione al voto del 42,6% ha sconfitto il "boicottaggio massiccio" che una certa opposizione sperava. L'invito a non votare è stato criticato come "controproducente" dall'altro settore della destra, deciso a partecipare ma diviso al suo interno tra l'Alianza Democrática, la Red Decide dell'ex candidato presidenziale Henrique Capriles e una serie di candidature indipendenti. segue


In Uruguay la 30ª Marcha del Silencio

(21/5/2025) Migliaia di persone hanno partecipato il 20 maggio, nella capitale, alla 30ª Marcha del Silencio in ricordo delle vittime del terrorismo di Stato. La prima Marcha si tenne nel 1996 e la data venne scelta perché il 20 maggio di vent'anni prima erano stati ritrovati i corpi dei parlamentari Héctor Gutiérrez Ruiz e Zelmar Michelini e degli ex tupamaros Rosario Barredo e William Whitelaw Blanco, assassinati a Buenos Aires nel quadro del Plan Cóndor. In prima fila, in questo silenzioso corteo che ha attraversato il centro di Montevideo, i familiari dei desaparecidos. Come ha sottolineato il deputato Gabriel Otero, figlio di due militanti tupamaros condannati a lunghe pene detentive, la marcia esprime la lotta e la resistenza di un popolo "che vuole sapere dove sono i 197 scomparsi. Reclama verità. Reclama giustizia". segue


A Pechino il IV Forum Cina-Celac

(15/5/2025) Il 13 maggio, in un contesto di tensione mondiale per le continue minacce di Trump di applicare sanzioni ad amici e nemici, si è svolta a Pechino la quarta riunione ministeriale del Forum Cina-Celac, il principale strumento di cooperazione tra la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños e il gigante asiatico. All'incontro erano presenti, oltre al presidente cinese Xi Jinping, il brasiliano Lula, il colombiano Petro e il cileno Boric, a testimoniare l'importanza data all'iniziativa dai paesi partecipanti. L'Argentina è stato l'unico dei 33 membri della Comunidad a non firmare la Dichiarazione di Pechino, il documento finale che promuove il multilateralismo, la salvaguardia della pace mondiale e lo sviluppo comune a livello globale. segue


La scomparsa di José Mujica

(14/5/2025) Una traiettoria politica eccezionale: da guerrigliero tupamaro, che per la sua battaglia ha passato in prigione quattordici anni spesso in condizioni inumane, a presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015, anni in cui il paese realizzò importanti passi avanti sul piano dei diritti sociali e civili (riduzione della povertà, approvazione della giornata di otto ore per i braccianti, riconoscimento del matrimonio egualitario, depenalizzazione dell'aborto, legalizzazione della marijuana). José Pepe Mujica si è spento il 13 maggio nella modesta casa contadina nei pressi di Montevideo che divideva con la moglie e compagna di lotta, la senatrice Lucía Topolansky. Il "presidente povero", così veniva chiamato per la semplicità con cui seppe vivere rinunciando ai privilegi della sua carica: durante il suo mandato destinò il 90% del suo appannaggio a programmi sociali e si distinse sempre per la sua critica serrata al consumismo e alla ricerca spasmodica della ricchezza. segue

Sull'argomento v. l'articolo Las muertes y resurrecciones de Pepe Mujica


La Repubblica Dominicana contro i migranti haitiani

(26/4/2025) Il razzismo come politica di Stato. Avviene nella Repubblica Dominicana, dove da giorni è iniziata l'applicazione dei nuovi provvedimenti governativi contro l'immigrazione nelle strutture sanitarie pubbliche. Gli haitiani che ricorrono agli ospedali vengono identificati e costretti a dimostrare che risiedono e lavorano nel paese. Non solo: devono anche pagare per le cure ricevute. I reparti maternità sono stati militarizzati e decine di donne incinte o in procinto di partorire sono state arrestate e deportate, mentre probabilmente altre stanno rinunciando, per paura, a richiedere attenzione medica. La misura è stata duramente criticata da Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell'Onu Guterres. Ma è solo l'ultima di una serie di azioni di stampo xenofobo messe in atto dal governo di Santo Domingo per rispondere alle sollecitazioni dell'estrema destra. segue


Ecuador, Noboa vince tra denunce di brogli

(20/4/2025) Secondo il computo ufficiale Daniel Noboa si è imposto nel ballottaggio, ma crescono le denunce di brogli tanto che la sua avversaria, Luisa González, non ha riconosciuto il risultato e ha chiesto il riconteggio dei voti. Certo appare sorprendente che il 13 aprile la candidata correista abbia aumentato i suoi voti di pochi decimali (dal 44 al 44,37%) rispetto al primo turno, nonostante il leader della Conaie Leonidas Iza, che il 9 febbraio aveva ottenuto il 5,25% dei suffragi, le avesse garantito il suo appoggio. Invece Noboa sarebbe balzato dal 44,17 al 55,63%. segue


Luis Almagro lascia la guida dell'Oea

(11/3/2025) In maggio l'uruguayano Luis Almagro lascerà la guida dell'Organización de los Estados Americanos. A sostituirlo è stato designato il ministro degli Esteri del Suriname, Albert Ramdin: sarà il primo rappresentante di un paese dei Caraibi ad assumere l'incarico di segretario generale dell'Oea. E proprio gli Stati caraibici, insieme ai governi progressisti della regione (Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Messico, Uruguay) sono stati determinanti nella nomina. Ramdin era rimasto l'unico candidato dopo il ritiro del suo avversario, il paraguayano Rubén Ramírez Lezcano, spinto alla rinuncia per l'assottigliarsi del gruppo dei suoi sostenitori. "Il mio impegno è di servire tutti gli Stati membri di questa organizzazione - sono state le prime parole del segretario eletto - La nostra forza collettiva si basa sulla nostra capacità di lavorare insieme". segue


L'America Latina di fronte al tornado Trump

(4/2/2025) Tra i primi decreti firmati dal nuovo presidente statunitense, Donald Trump, figura la deportazione degli immigrati irregolari verso i paesi d'origine, deportazione che è iniziata con oltre 260 guatemaltechi. Per compiacere l'elettorato più reazionario, i primi trasferimenti sono avvenuti in modo plateale: le persone espulse sono state imbarcate sugli aerei incatenate in lunghe file, quasi fossero pericolosi delinquenti. Scene che hanno fatto ricordare gli africani al mercato degli schiavi e che hanno provocato le proteste di molti governi latinoamericani. Le autorità brasiliane hanno condannato "il flagrante disprezzo dei diritti fondamentali" dei concittadini, ordinando la loro immediata liberazione dai ferri. segue


Colombia, i "crimini di guerra" dell'Eln

(25/1/2025) Nella regione del Catatumbo (dipartimento di Norte de Santander) oltre 40.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla violenza. Sono almeno ottanta i morti provocati dagli attacchi dei guerriglieri dell'Eln contro membri del Frente 33, una delle dissidenze delle Farc. Secondo Indepaz, l'Instituto de Estudio para el Desarrollo y la Paz, tra le vittime ci sono due minori e un bambino di appena nove mesi. Le risorse minerarie e le condizioni climatiche, che ne fanno un luogo ideale per la coltivazione della coca, rendono il Catatumbo una delle zone più contese dai gruppi armati. segue


Haiti, la missione internazionale non frena la violenza

(19/1/2025) Sono oltre un milione le persone che hanno dovuto abbandonare le loro case a causa della violenza delle bande criminali: lo afferma l'International Organization for Migration. Nel corso del 2024 si calcola che gli assassinati siano stati più di 5.600. Tra questi quasi duecento anziani e leader religiosi vudù di Port-au-Prince, fatti uccidere per vendetta da un capoclan che li accusava di aver provocato, con un maleficio, la morte del figlio. Nel paese regna il caos e la furia della criminalità non risparmia neppure gli ospedali: in dicembre è stato incendiato il Bernard Mevs, uno dei pochi centri di cura ancora funzionanti. segue


Honduras, la risposta di Xiomara Castro a Trump

(6/1/2025) Con un discorso pieno di dignità, la presidente Xiomara Castro ha risposto alle minacce di Donald Trump di cacciare dagli Usa migliaia di immigrati irregolari. "Di fronte a un atteggiamento ostile di espulsione di massa dovremmo considerare un cambiamento nelle nostre politiche di cooperazione con gli Stati Uniti, specialmente in campo militare dove senza pagare un centesimo mantengono da decenni basi militari sul nostro territorio", ha affermato Xiomara aggiungendo che in tal caso quelle basi "perderebbero ogni ragione di esistere in Honduras". La presidente si augura dunque che Trump "non assuma rappresaglie inutili contro i nostri migranti, che in genere recano un grosso apporto all'economia statunitense". Si calcola che circa 250.000 honduregni potrebbero essere deportati dagli Stati Uniti e il paese - a detta del Ministero degli Esteri - non è in condizioni di riceverli adeguatamente. segue

 

 

Latinoamerica-online.it anno XXV

a cura di Nicoletta Manuzzato

Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 259 del 13/4/04